Oggi vi propongo una storia nell’attesa del ritorno del calcio giocato, quello vero non le sgambate estive e quasi per niente appassionanti che in genere chiamiamo amichevoli pre-campionato. Una storia che chi ama il calcio conosce sicuramente e la vorrei ricordare. Vi siete mai chiesti cosa si prova a non perdere una partita per un’intera stagione? Forse nessuno tifoso lo sa dato che si tratta di un qualcosa ai limiti dell’impossibile. O forse lo sanno i tifosi dell’Arsenal, quelli che nella stagione 2003/2004 assistettero ad una vera e propria impresa della loro squadra del cuore che gli regalò a fine anno la gioia della vittoria della Premier League.

Il soprannome che fu dato a quella squadra è “invincibili” e direi che sia più che appropriato: 38 partite senza mai perdere, 26 vittorie e 12 pareggi. Ma com’è possibile che una squadra non perda nemmeno una partita? Nella storia è successo solo 2 volte, nel caso dell’Arsenal ma prima ancora con il Preston North End nel 1888/1889. Sicuramente per realizzare questo autentico miracolo è servito un pizzico di fortuna ma alla base delle grandi imprese serve un gruppo di giocatori bravi, non per forza fuoriclasse, ma che sanno fare squadra e riescono a rimanere uniti e compatti verso un unico obiettivo. Poi serve anche un bravo allenatore ed è questo il caso di Arsène Wenger, allenatore storico dell’Arsenal che grazie alla sua professionalità e dedizione ha portato trofei e vittorie rendendo specialmente l’Arsenal degli invincibili una delle squadre più tifate e famose al mondo.

La storia degli invincibili inizia alla sesta giornata della stagione 2003/2004, il 21 settembre 2003. All’Old Trafford di Manchester si sfidano Arsenal e Manchester United per quella che passerà alla storia come “Battle of Old Trafford”. In effetti si trattò di una vera e propria battaglia. Sullo 0-0, nei minuti di recupero viene assegnato un rigore al Manchester United che però viene sbagliato. Pareggio. Da quella notte, da una sconfitta sfiorata, iniziò la cavalcata dell’Arsenal che non avrebbe più perso.
Lehmann; Cole, Campbell, Toure, Lauren; Pires, Silva, Vieira, Ljungberg; Henry, Bergkamp
Questi erano gli 11 invincibili che qualsiasi tifoso dell’Arsenal conosce a memoria. Gli 11 giocatori che chiusero la stagione al primo posto con 90 punti, 11 in più del Chelsea. Qualcuno penserebbe che ebbero vita facile poichè affrontarono rivali non troppo forti; invece dovettero fronteggiare il primo Chelsea del presidente Abramovich che spese 150 milioni sul mercato o ancora il Liverpool e il Manchester United di Sir Alex Ferguson e di un nuovo talento che muoveva i primi passi nel panorama calcistico mondiale, un certo Cristiano Ronaldo.
Per formare la squadra degli invincibili, l’Arsenal acquistò diversi giocatori dal campionato italiano. Ma furono due i giocatori copertina di quella squadra: Dennis Bergkamp e Thierry Henry, due macchine da gol. Ma per non perdere una partita serve non prendere gol e di conseguenza una difesa invalicabile che era formata dai centrali Sol Campbell e Kolo Tourè. Questi sono alcuni nomi di una squadra indimenticabile.
Ma anche questa favola alla fine giunse alla fine. Dopo 49 partite senza perdere, il cerchio si chiude dove era stato aperto: all’Old Trafford, dove il 24 ottobre 2004 l’Arsenal perde 2-0. Uno strano scherzo del destino ma probabilmente fu una sconfitta non troppo amara perchè cosa puoi rimproverare ad una squadra che perde solo dopo 49 partite entrando direttamente nella storia di questo sport? Oggi l’Arsenal e i suoi tifosi ricordano con nostalgia e malinconia quegli anni dal momento che la squadra attuale fatica molto e non riesce a portare gioie e trionfi.

Spirito di squadra, fame di successo e determinazione. Questi sono i 3 ingredienti che hanno reso possibile l’impresa dell’Arsenal. E il calcio ne è pieno di imprese come questa; ad esempio la vittoria della Premier League del piccolo Leicester City nel 2016 oppure potremmo considerare una piccola impresa anche il recente scudetto del Milan, una squadra con pochi nomi importanti e un allenatore modesto ma che grazie a quei 3 ingredienti ha raggiunto il tetto d'Italia rovesciando ogni pronostico. Pagine di storia di questo sport, pagine di emozioni che restano nel cuore non solo di chi le vive in prima persona o di chi ne è l’artefice ma che rimangono impresse nel cuore di chiunque ami il calcio.