Bella e sconfitta o pragmatica e vincente? Il dilemma che ha attanagliato la Juve in questi anni è solo questo. Allegri era un maestro nella gestione. Zero spifferi, qualche mugugno subito gestito mandando i calciatori in tribuna o in lista cessioni, una sola strada, vincere sacrificando tutto il resto. Detto, fatto, al netto delle finali perse in Europa, un po’ per colpa dei bianconeri, molto per la superiorità degli avversari. Sarri viaggia su un binario opposto. Cerca il gioco, scegli uomini funzionali alla sua idea, spesso bella, ma altrettanto pericolosa. I fatti danno regione a Max, che si è preso un posto nella storia bianconera col sorriso sornione di chi ha saputo leggere il futuro, rispondendo alle critiche con la capacità di attendere i successi. Un dualismo inevitabile, perché il calcio è fatto di raffronti, ma sopratutto di confronti. E allora che ben venga mettere a paragone i due tecnici, soprattutto se il fine è capire gli errori.

La finale di Coppa Italia è una pagina che si gira, solo però se inizia un nuovo capitolo, e la prima risposta è a una domanda essenziale. È l’idea di Sarrismo applicata ad una Juve storicamente pragmatica a vacillare o sono gli uomini a lui affidati poco funzionali. Agnelli e Nedved ripartiranno da questo, ne siamo certi. Se il problema è nella rosa poco funzionale al tecnico servono i blitz di Paratici, se il bug che blocca la bacheca vincente dei bianconeri è il mister, l’affare si fa più grosso.
Provo a spiegarmi meglio.
Affidare a Sarri i soldati da lui scelti porterebbe ad una rivoluzione totale. Via una serie infinita di centrocampisti poco propensi alle manovre del tecnico, dentro una punta funzionale, e anche Dybala e Ronaldo, parole di Sarri, sono difficili da far coesistere. Servirebbe una sessione di mercato con cifre enormi per garantire all’allenatore ciò di cui ha bisogno, ma siamo certi che questo porterà ai successi? Forse no, è allora si potrebbe aprire un’altra strada, ed è qui che Agnelli avrà un compito da presidente e leader vero. È meglio stravolgere tutto in funzione dell’allenatore, o valutare un nuovo profilo in grado di gestire meglio una rosa ricca di talento e calciatori formidabili. Questa è la nuova pagina dalla quale ripartiranno i dirigenti bianconeri, e di fatto, tutto ciò metterà in discussione il mister ex Napoli. Le risposte, come sempre, le darà il terreno di gioco, che racconta finora di un progetto riuscito a metà.
La ricerca del bel gioco ha prodotto due obiettivi lasciati agli altri, un campionato ancora in bilico e una situazione di svantaggio da ribaltare contro il Lione, e se l’anno scorso i tifosi più scettici si aggrappavano al coraggio di Allegri, in questa strana annata l’impressione è che Sarri non riesca a trovare la sua strada. Bocche cucite quindi, ma contatti già avviati e una certezza.
La Juve non ha paura di decidere, e se questo progetto dovesse fallire, c’è chi spera in una chiamata. Forse quell’Andrea Pirlo che imparò ad apprezzare Allegri, che studia da Sarri e rappresenta la filosofia della Juve, pratica e vincente.
La mia è una provocazione, ma il maestro rifiutò la panchina dell’Under 23 bianconera e altre soluzioni dichiarando di aspettare la proposta giusta. E se fosse quella di Agnelli?