L’Austria Vienna probabilmente vale una squadra di bassa classifica della serie A (ma è tutto da dimostrare, si veda la Roma qualche tempo fa), tuttavia l’Europa League è pur sempre Europa, e ogni pronostico – si sa - lascia il tempo che trova, rischiando di essere smentito (chiedere all’Ajax, nel caso doveste trovarlo). Vi era un 1-4 pesante da dimenticare, nonché la tanto agognata difesa a 3 da provare. Non si poteva sbagliare, e il Milan non ha sbagliato.

La partita – Il ritorno nella splendida Vienna, in quel Prater agrodolce per i colori rossoneri, ha le fattezze di una bella gita in una capitale europea, vicina, elegante, poco stancante. Così, con poco sforzo – e molti titolari o presunti tali ai box – arrivano i primi 3 punti della competizione, e i primi punti del Milan in assoluto nella EL da quando è tale. 5 a 1 quasi tennistico il risultato finale: apre Cahlanoglu (ispiratissimo nel nuovo ruolo di mezzala nei 5 di centrocampo, ovvero trequartista dalla grande libertà in fase di possesso), tre volte André Silva, e Suso; nel mezzo, il gol del momentaneo 3-1 di Borkovic su disattenzione in marcatura di Zapata (poco male, per fortuna).

Il modulo - I 4 gol presi a Roma hanno avuto lo sperato effetto domino e leva, volano nella testa dei giocatori e del Mister, il quale ritrova i suoi tre difensori già sperimentati a Firenze, soffre poco le ripartenze altrui, e sa far male tra le linee. Certo, l’Austria Vienna non offre indicazioni utili o comunque definitive. Non si correrà certo il rischio di pensare di essere guariti, ma almeno la condizione fisica – nonché mentale – è parsa migliore di quella di domenica (peggio sarebbe stato, invero, difficile). In una partita in cui si fatica a trovare insufficienze (Abate, il colpevole Zapata e l’impalpabile Kalinic i “peggiori”, ma comunque sul 6), spiccano le prestazioni di Cahlanoglu (un gol e un assist per lui), e di André Silva, hat-trick e percentuale che rasenta il 100% in area di rigore viennese, per lui. Cutrone comunque troverà il suo spazio, complice un Kalinic sì utile, ma poco incisivo o comunque ancora spaesato.

Quale destino per Suso e Bonaventura? – Il 3-5-2 Montelliano ha 8 elementi imprescindibili: Donnarumma, i tre centrali (Musacchio-Bonucci e Romagnoli i titolari), i due esterni alti (i titolari saranno Conti e Rodriguez); Kessié e Biglia. Stop. Il resto, da lì in su, è tutto da vedere. Cahlanoglu, che la mezzala nel 4-3-3 proprio non la vuol fare, nel 3-5-2 è parso sentirsi a proprio agio: ha campo, prova la giocata, gioca a testa alta tra le linee, e ha pochi compiti difensivi. In quello che diventa un 3-4-1-2 in fase di possesso, quell’uno è proprio il turco di Germania, talvolta in surplace, ieri decisivo. In avanti poi, André Silva (goal a parte) sembra in crescita sotto ogni punto di vista, e Kalinic sembra molto utile alla punta che gli gioca di fianco, chiunque essa sia. Il Milan, insomma, così sembra essere più squadra, avere un’identità, ed essere ordinato. Che ne sarà di Jack e Suso? Stravedendo (personalmente) per Bonaventura, fatico a vedere un Milan orfano della sua duttilità e della sua dedizione, nonché bravura nel fare le cose semplici, e nulla toglie che possa alternarsi proprio col turco, o giocare al posto che ieri è stato di Antonelli. Per quanto concerne Suso (un gol per lui ieri da subentrato), invece, Montella lo considera un titolare, costretto però con questo modulo ad agire più centralmente, da seconda punta nel 3-5-2 (a scapito di un puntero), o da trequartista in un 3-4-2-1, o 3-4-1-2. Difficile – e dannoso – immaginarsi per lui un ruolo da vice-Kessié. Staremo anche qui a vedere quale sarà la “soluzione finale”.

I numeri sono numeri, così come i moduli. In campo ci vanno i giocatori. Eppure il Milan sembra aver trovato il sentiero giusto…sta a lui addentrarsi nel bosco, e lasciare la via di casa. Con l’Udinese ne sapremo di più.