9 punti. Quinto posto.
Tutto sommato il neo, sin qui, resta la Caporetto romana, i cui strascichi ed effetti positivi, tuttavia, sono rinvenibili in un cambio di marcia degli uomini di Montella e dell'allenatore stesso, il quale ieri - davanti alle telecamere di Sky - ha confermato senza giri di parole che il Milan, da qui in avanti, giocherà con la difesa a 3. Il tempo ci dirà quanto sarà servita la scoppola con la Lazio, "fine pedagoga".

La partita - Nei circa 100 minuti di gioco complessivi, complici qualche caso da moviola più unico che raro, verso cui lo stesso Var è sembrato in imbarazzo, è stato un Milan che tutto sommato ha sofferto poco o nulla, se non la follia di Romagnoli (meglio ieri che in altre partite... e meglio adesso che si è ancora in fase di rodaggio). Rodaggio, vero, eppure questo Milan sembra che a 3 stia giocando già da un po' di tempo, come se il giocare a 4 nelle prime uscite servisse a celare e proteggere quanto di buono potesse poi emergere.
Qualche meccanismo va oleato senza dubbio, ma la squadra sa stare in campo, è alta, ordinata. La rosa può così esprimersi al meglio in tutti i suoi uomini e vi è spazio per Montella di provare, sperimentare. Creare.
Di qui la stabilità malleabile di cui sopra e l'impressione mai smentita che all'interno "della gabbia" che è tipicamente un modulo - rigido e fisso - il Milan possa pescare dal proprio mazzo sempre una "pinella nel burraco dei 90 minuti". 

La copertina è tutta di Kalinic, uomo partita che non sente il peso della 7 - né di San Siro - e zittisce chi verso di lui aveva espresso caute riserve. I gol sono "rapinosi", da uomo d'area vero; i movimenti attraenti l'intera retroguardia avversaria a beneficio di Kessié, Bonaventura, o chi per loro, sono importanti; e la stessa intesa coi compagni sembra crescere di minuto in minuto.

In una siffatta partita "Nikolacentrica", è tuttavia lecito compiacersi anche di un Rodriguez sempre preciso nei cross e in crescita in fase difensiva, di un Musacchio arcigno e attento, di un Kessié todocampista indefesso, di un Calabria finalmente coraggioso. Biglia fa il suo a due tocchi e con intellighenzia. Bene anche i subentranti Calhanoglu e Cutrone. Meno bene, invero, Suso e Bonaventura, i quali sembrano manifestare un certo "malessere" per la rispettiva posizione in campo.
Ma c'è - e ci sarà - tempo e spazio per tutti, e il fatto di potersi voltare verso la panchina e poter attingere a piene mani e con fiducia è un lusso che a pochi allenatori post-Allegri è stato concesso. Bene così. Alla fine tutti (e dico tutti) sotto la Sud a festeggiare la vittoria che il mister dedica a Conti.

Se da un lato il Milan ostenta sicurezza e ordine, dall'altro è un Milan sprecone, oltre che ancora disattento: in testa alla classifica ci sono squadre (vedi Napoli e Juventus) che di gol ne sanno fare 4 o più in una sola partita: bisognerebbe imparare da loro, anche perché quando porti venti attacchi puliti ma ne infili solo due - e per giunta con le cattive - comincia a diventare un problema. E non tutte sono l'Udinese (con tutto il rispetto per l'avversario, che certamente saprà salvarsi). Il numero di obbrobri individuali e del tutto gratuiti, infine, continua a superare la soglia di guardia: Romagnoli mette Lasagna davanti a Donnarumma come neanche Rui Costa era in grado di fare (beh, forse non proprio), e lo stesso Bonucci è parso un po' confusionario. Matureremo anche sotto questo punto di vista, in un processo di trasformazione in squadra di un gruppo quasi del tutto nuovo.

Mercoledì sera arriva la Spal (spazio ad André Silva), poi si va a Genova con la Samp. L'obiettivo è vincerle tutte prima del derby dell'ottava giornata e soprattutto acquisire quella scioltezza nel gioco che può renderci un avversario tosto per qualsiasi avversario, anche per chi di gol ne fa 4 e più a partita. E' ora di tornare a metter paura.