"Allegri è un signore, Sarri si lamenta troppo!". Quante volte vi sarete sentiti dire queste frasi dai vostri amici tifosi? Beh, tante. Devo dire che anche io me ne sono quasi convinto ascoltando Sarri dare le colpe ora alle feste di Natale, poi al terreno di gioco; insomma, al tecnico sopraffino cultore del bel gi(u)oco, non mancano le scuse per giustificare una sconfitta. Allegri si presenta in conferenza o ai microfoni con eleganza, sfoggiando sicurezza, esordendo con l'ormai canonico "bisogna fare i complimenti ai ragazzi". Certo! Quante volte Allegri è dovuto andare ai microfoni (nostrani, s'intende) a giustificare una sconfitta? Poche. Gli espedienti sarriani sono in qualche modo dovuti all'inferiorità, tangibile, della rosa del Napoli rispetto a quella dei bianconeri, con il tecnico toscano (del Napoli) che s'improvvisa Mourinho cercando di sentire "il rumore dei nemici" qua e là.

Il buon Allegri ha però smentito, del tutto o in parte, i complimenti che fino a ieri sera mi sentivo di fargli. Dopo il 2-2 in casa contro il Tottenham, che comunque non mina affatto la possibilità di qualificazione della Vecchia Signora, si è presentato esordendo con un "sì ma l'obiettivo della Juve è il settimo scudetto". Una "scusa" che ricorda tanto quelle del suo collega e conterraneo Maurizio, un'ammissione di inferiorità, un appello alla statistica per giustificare un eventuale fallimento. Gli juventini avranno pensato "sai che noia!": abituati come sono alle feste tricolore, vorrebbero sentirsi dire qualcosa di diverso.

A Carnevale il buon Max si è travestito da Maurizio, l'acerrimo nemico, il rivale da battere, che per una volta viene imitato dimostrando come, in fondo, tutto è relativo. Uscire dalla Champions League agli ottavi non sarebbe un fallimento, ma dire che la conquista della coppa europea non sia un obiettivo fissato nella tradizionale riunione in famiglia di Villar Perosa è una presa per i fondelli che gli juventini non meritano.