Gianluigi Buffon è ancora per poco il numero 1 della Juventus, perlomeno sul campo, nel cuore dei tifosi lo rimarrà per sempre. Il sorriso rasserenante del portierone bianconero lo ricorderanno in tanti, nonostante qualche uscita a vuoto di troppo e la sua "juventinità" che talvolta lo rendono ostile agli avversari, gli impediscono di essere un campione "non odiato". Eppure saprà farsene una ragione, abituato com'è a parare le critiche e a rimanerci anche male.

Dalla conferenza di addio è però emersa una cosa: Buffon non si sente finito,avrebbe continuato a giocare anche per la Juve forse che però ne ha quasi agevolato la decisione con l'affiancamento di Szscesny, compagno di reparto, allievo modello, sempre rispettoso del maestro anche perchè consapevole che la situazione di alunno non gli sarebbe appartenuta per troppo, adesso la cattedra è libera e può tranquillamente vestire i panni del prof. La politica della Juventus sia con Del Piero che con Buffon è stata più o meno identica: si è quasi caldeggiato l'addio. Una scelta -a mio avviso- corretta, seppur non politically correct che ha evitato alla "Vecchia Signora" di rimanere ostaggio dei suoi "vecchi" uomini che, quando si tratta di appandere scarpini e/o guantoni al chiodo fanno sempre fatica, rischiando talvolta di diventare -involontariamente- un peso e non più un valore.

Quella di domani per Gigi sarà l'ultima con la Juve, questo è ufficiale e poi? PSG, Liverpool o le mete esotiche tanto care a chi è "costretto" all'esilio calcistico? Chissà. Di sicuro non voleva smettere, ma probabilmente non sarebbe più stato utile alla causa Juve che come sempre ha ragionato prima con la testa e poi con il cuore: solo così si vince. I nostalgici se ne faranno una ragione...