Ci risiamo. La Juventus dice (nuovamente) addio alla Champions anzitempo, stavolta però riuscendo ad evitare lo strazio di un trascinamento in pompa magna agli ottavi di turno da squadra favorita, pronta a perdere soldi e faccia contro la "rivelazione" della stagione. 
Allegri, Bonucci, Cuadrado, Vlahovic, Locatelli e compagnia varia fanno un favore a tutto il popolo bianconero: dopo aver praticamente perso il campionato in una settimana, decidono di chiudere subito il discorso Champions andando in vacanza a Lisbona (Non siamo venuti fin qua per scherzare) e facendosi umiliare da Rafa (Qualcuno ha contato quanti tacchi abbia effettuato costui?) e soci.
Con l'annata 2022/23 la Juventus decide di affondare gli ultimi colpi ai propri tifosi: da una parte, quest'anno non c'è neanche più la speranza di un risveglio tardivo; dall'altra, grazie ad una campagna acquisti sontuosa e ad investimenti mirati, la squadra e la società sono finalmente riuscite a perdere anche l'ultimo barlume di dignità.

La situazione della Juventus è, ad oggi, disastrosa su ogni punto ed ogni livello: se nelle passate stagioni i tifosi potevano attribuire colpe a giocatori (Cristiano), allenatori (Allegri, Sarri, Pirlo) o dirigenti (Marotta, Paratici, Cherubini), dopo la vergognosa prestazione di Lisbona è decisamente più delineato il fatto che ognuno, dal vertice all'ultimo uomo della scala gerarchica, abbia piene colpe. Sebbene ad oggi la rosa sia incompleta (mancano almeno due centrali, due terzini, un mediano, un regista, un fantasista ed un'ala), cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di focalizzarci su problemi più ampi:

  • La squadra è ormai allo sbando più totale: i singoli pensano, si allenano e infine giocano da singoli, mai proiettati in uno scenario che li vedrebbe giocare ad uno sport di squadra e non individuale. Il famoso slogan allegriano del calcio è semplice basta passare la palla ad uno che ha la tua maglia sembra diventato di colpo un mantra da non rispettare, quasi da temere. Così, quando la palla la hanno difensori, centrocampisti o attaccanti, il compagno più vicino è puntualmente distante una quindicina di metri e gioca sempre a nascondino dietro il suo marcatore, quasi avesse timore di ricevere una palla scomoda. A poco serve cambiare modulo o schema: finchè il singolo non si proietterà al collettivo e, soprattutto, finché l'impegno del singolo non sarà messo al servizio dell'impegno collettivo, non ci saranno moduli adatti a questa squadra. Inoltre, da non poco peso è la scelta, perchè di scelta si tratta, di alcuni professionisti di mettersi sì al servizio della collettività, ma di quella con la maglia di colore diverso dal bianco e dal nero: è ovvio che il mondiale incida nella mente e nelle prestazioni di tutti i calciatori, non solo quelli bianconeri, ma è altrettanto evidente che nella compagine torinese questo morbo affligga più che in altre realtà, quasi come se la barca fosse già affondata ad inizio stagione e tutti gli ufficiali fossero già sani e salvi sulle proprie scialuppe, lasciando in balia delle onde i circa 8 milioni di tifosi bianconeri.
  • Lo staff, risultato totalmente inadeguato per certi livelli, tanto da arrivare a chiedersi se effettivamente non siano professionisti, ma presi dalla strada. Il numero di infortuni occorsi ai calciatori della Juventus fa dubitare che chi segua i calciatori nella loro routine sia un top. C'è da chiedersi poi se i campi della rinomata Continassa siano effettivamente adatti a sostenere sessioni di allenamento. Fatto sta che una squadra di calcio (da Serie A, B o C) non possa permettersi di avere ogni giorno un nuovo infortunio, soprattutto se poi si vanno a vedere le prestazioni e ci si accorge di come i giocatori bianconeri corrano mediamente alla metà della velocità dei propri avversari, aspetto messo particolarmente in risalto, in ordine temporale, dai portoghesi. A questo bisogna poi aggiungere il fattore MA: ormai è evidente che il tecnico labronico abbia preso la questione un po' troppo sul personale. Lui ha fortemente voluto i giocatori acquistati durante la campagna estiva e, prima di ammettere i propri errori sull'altare pubblico e fare mea culpa, sarà pronto ad andare incontro alla più disastrosa stagione bianconera che si ricordi. Diventa difficile addentrarsi nella mente subdola del tecnico bianconero: dalle scelte incomprensibili effettuate in ogni match (Gatti nemmeno un minuto nel 4-0 ad Empoli e titolare a Lisbona), alle battute ormai diventate cult, passando infine per la sua visione di calcio, che lo vede essere un gioco e pure semplice, ma che nonostante questo non possa ammettere la partecipazione di giocatori under25 (facciamo anche 27), per una paura convulsa che questi si possano bruciare o che possano sentire chissà quale pressione, neanche fossero inviati a 15 anni al fronte russo con un fucile, tre pallottole e un paio di scarpe di cartone. Incomprensibile è poi l'affetto provato verso Bonucci, mai stato un giocatore forte e ormai ridicolizzato da chiunque nelle sue pose oscene da finto difensore e dai suoi mirabolanti mental-slogan che non fanno che ridicolizzare ulteriormente lui e la maglia che indossa.
  • La dirigenza, che manifesta due ordini di problemi: da una parte abbiamo AA, il presidente, quello che ha la palla e decide chi far giocare e, quando mamma lo richiama, porta via il tutto e lascia gli altri a bocca asciutta; dall'altra abbiamo semplicemente gli altri, o meglio i suoi amici. Il problema maggiore è senza ombra di dubbio il presidente, che risulta affetto da (s)manie di protagonismo e ha ormai perso ben più che l'ago della bussola. Su di lui pesano le poco-leggere scelte sulle questioni Marotta, Cristiano Ronaldo, Super Lega, Pirlo, Allegri. Volendo semplificare al massimo: AA è diventato il classico presidente che fa dei suoi amici più cari i suoi più stretti collaboratori, soprassedendo su quelli che sono i meriti e le competenze, e dirige una società quotata sulla borsa nazionale seguendo i propri istinti da tifoso, e non una strategia obiettiva e chiara. Il vero problema, però, è che questo si nota un po' troppo: Arrivabene, che sprovveduto non è, non è neppure uomo di calcio, e questo si sa e si sapeva benissimo, tuttavia a stupire è che anche lui sia coinvolto nelle strategie di mercato, quasi a sminuire il ruolo e la figura che, in altre società, altre personalità ricoprono in modo degno ed egregio, riuscendo nella missione in cui l'AD bianconero sta fallendo: creare valore; Nedved è da anni il braccio destro di AA, eppure è al quanto complesso capire quale sia il suo ruolo e quali i suoi compiti, se non presentarsi di fronte alle telecamere per esprimere pareri in generi non richiesti o, in altri casi, prontamente smentiti da squadra e dirigenza nell'arco di poche ore; Cherubini, che nell'ombra ha sempre agito e continuerà ad agire, andando a trattare i profili individuati da MA e Arrivabene, e riducendosi quindi a semplice esecutore di ordini.