Partiamo da una premessa: il calcio, e a maggior ragione la Champions League, perde molto del suo fascino in un contesto privo di pubblico. Questo non lo si evince dalla cornice vuota e spenta dei grandi stadi vuoti, quanto piuttosto dagli occhi dei calciatori e dalle loro esultanze, ormai quasi prive di senso: quando suona l’inno della Champions e ti trovi circondato da migliaia e migliaia di persone fa tutto un altro effetto, lo stesso che fa quando segni e non c’è nessuno ad applaudirti o fischiarti.
Tuttavia, il problema Coronavirus è reale e tocca anche il quartiere più ricco del calcio, la Champions League.

Premesso ciò, un modo per rivitalizzare queste ormai spente partite, potrebbe essere quello già testato di una Final Four da svolgere all’interno di un unico grande e breve contesto. In questo modo i benefici supererebbero di gran lunga gli svantaggi.
Sicuramente, tra i maggiori benefici troveremmo quello relativo alla bassa mobilità dei calciatori, che avrebbero a disposizione in un sol colpo maggiore riposo e minore probabilità di contagio. Tra gli svantaggi, invece, avremmo sicuramente quello di dover organizzare questo mini-torneo in una città che non preveda la partecipazione della propria squadra, in modo così da evitare caroselli o baccanali al passaggio del turno o alla vittoria della stessa. Questo sarebbe uno svantaggio dal punto di vista della carica emotiva che verrebbe trasmessa ai calciatori, i quali vivrebbero questo breve periodo in una condizione di assenza dal mondo esterno. Tale svantaggio sarebbe tuttavia necessario.

Sebbene il format passato abbia preso in considerazione solo le partite dai quarti di finale in su, io lo amplierei fino agli ottavi di finale, in modo da concentrare maggiormente le partite e regalare 10 giorni del miglior calcio mondiale ai telespettatori, gli unici invitati alla manifestazione.
Le squadre dovrebbero poi giocare tutte nell’arco della stessa giornata, ad orari differenti (15.00, 17:30, 20:00, 21:00): questo implicherebbe tuttavia maggiori difficoltà per quelle compagini impegnate in orari pomeridiani, ammesso che la competizione venga giocata verso fine maggio, ovvero una volta terminati tutti i maggiori campionati europei. Una soluzione a questo problema potrebbe essere quello di anticipare la competizione ad una finestra compresa tra febbraio e marzo: un po’ come sarà il mondiale invernale, io proporrei una Champions invernale, da giocare in un periodo lasciato libero dalla sosta Nazionali, che verrebbe invece traslata alla fine dei campionati. In questo modo l’accordo dovrebbe prescindere dalle varie federazioni calcistiche nazionali, e riguardare “solamente” UEFA e FIFA, che sarebbero chiamate ad un mero scambio di finestre.

Dovendo affrontare così tante partite, sarebbe necessario organizzare il torneo in una città in cui siano presenti almeno quattro campi idonei per una manifestazione simile. Non importa, in realtà, che le partite vengano giocate in uno stadio monumentale, in quanto questo sarebbe comunque vuoto e, a mio avviso, deprimente. Probabilmente Londra sarebbe l’ipotesi più fattibile, ma in realtà basterebbe trovare una località in grado di offrire 4 campi regolamentari in buone condizioni, anche senza la presenza di spalti molto capienti.

Riassumendo, i punti di forza della mia idea sarebbero: svolgimento delle partite in un momento della stagione in cui le squadre stanno meglio fisicamente; ampliamento da Final Four a Final Eight; svolgimento della manifestazione in un’unica città, nell’arco di una breve sosta; contemporaneità delle partite a livello di giorno, ma non di orario, in modo da attirare telespettatori ad ogni ora del pomeriggio e della sera. Chiaramente, anticipare i match di Champions League ad orari pomeridiani significa rinunciare ad una parte di telespettatori, impegnati nella routine quotidiana. Tuttavia, in termini numerici, questa mancanza verrebbe soppressa dall’elevato numero di connessioni che giungerebbero dall’Est, ovvero dai paesi asiatici.
Viceversa, i punti deboli sarebbero: difficoltà nel trovare una località che presti 4 campi idonei, senza che questa abbia una compagine a rappresentarla; riduzione al minimo dell’emotività dei calciatori, data la pressoché nulla presenza di tifosi; probabile difficoltà nei rapporti tra UEFA e FIFA.

Probabilmente esistono dei format differenti, alcuni più tradizionali ed altri più innovativi, tuttavia credo che si debba mantenere un certo standard al fine di preservare lo spettacolo e la salute di calciatori ed addetti ai lavori.