Gli statunitensi - almeno questo è quello che traspare dai film e dalle serie tv, quindi dalla cultura di massa - considerano il vicino Canada come una riproduzione venuta male, una sorta di caricatura, quasi alla stregua di una colonia, del loro grande ed inimitabile paese. In effetti quando pensiamo al Canada, alla cultura canadese, difficilmente il nostro divagare esula dal finire, prima o tardi, col chiamare gli Stati Uniti in nostro soccorso. Questo vale, più che per ogni altro aspetto, per lo sport.

Gli sport nazionali canadesi sono due: il lacrosse per la stagione estiva ed il ben più noto hockey su ghiaccio per l’inverno. Gli altri sport più praticati sono gli stessi degli spacconi vicini statunitensi. Ad eccezione dell’hockey (l’NHL accoglie squadre di entrambi i paesi ed è dominata, seppur non in maniera schiacciante, dai canadesi) e del football (che è il vero sport nazionale degli statunitensi, e in quanto tale, loro prerogativa), per tutti i principali divertissements del continente nordamericano, le squadre delle più importanti città canadesi (in realtà praticamente solo Toronto), partecipano, per gentile concessione, a campionati che fanno riferimento a leghe statunitensi. Così i Toronto Raptors partecipano all’NBA (avendola vinta per la prima volta nel 2019) e i Toronto Blue Jays all’MLB di baseball (con due vittorie alle World Series).

Qualche campione nel bel mezzo del Parco Nazionale di Yellowstone
Ovviamente funziona in questo modo anche per il soccer: il Toronto FC, l’Impact de Montréal e i Vancouver Whitecaps partecipano all’MLS e, per non essere da meno delle loro ricche contendenti d’oltreconfine, seguono la loro prassi di chiamare sul suolo nordamericano i grandi maestri europei. I campioni più importanti, Nesta, Di Vaio e Drogba, sono tutti passati per il Québec, più precisamente per l’Impact de Montréal della famiglia Saputo (proprietaria anche del Bologna). Il Toronto FC ha invece puntato su nomi meno altisonanti, come Defoe dal Tottenham, Altidore dal Sunderland, Giovinco (che tuttora detiene il record di gol e assist, 35, in una stagione) dalla Juventus, Bradley dalla Roma e Piatti dall’Espanyol, ma nel pieno della loro carriera, e quindi in grado di rendere la rosa realmente competitiva, a tal punto da conquistare il primo storico titolo nel 2017 (senza dimenticare un fenomeno assoluto come Jùlio César, lui però arrivato a fine carriera). I Vancouver Whitecaps sono invece una realtà molto più modesta, capace di attirare, nel 2013-14, il solo Nigel Reo-Cocker, ex centrocampista di Aston Villa e West Ham, ma hanno visto crescere il più grande talento della storia del calcio canadese: Alphonso Davies.

A livello internazionale, però, la selezione canadese è pressoché inesistente sul panorama mondiale. I Canucks, come sono chiamati in patria, hanno partecipato al campionato del mondo in una sola occasione, nel vicino (si fa per dire) Messico, nel lontano ‘86. Inoltre, i giocatori canadesi in famosi in Europa si contano sulle dita di una mano. In ordine cronologico, i più conosciuti (anche qui si fa per dire) sono Paul Stalteri (classe ’77, ex Werder Brema e Borussia Moenchengladbach in Germania e Tottenham e Fulham in Inghilterra), Juliàn de Guzmàn (classe ’81, ex Hannover 96 e Deportivo La Coruña) , tuttora recordman di presenze in nazionale (89), l’intramontabile capitano del Besiktas Atiba Hutchinson (classe ’83), Scott Arfield (classe ’88, attualmente ai Rangers) e Junior Hoilett (classe ’90, che attualmente gioca in Championship con il Cardiff, ma ha un passato importante in Premier League con la maglia del QPR).

In questo panorama più desolato di una infinita prateria del parco nazionale di Yellowstone, si inseriscono due ragazzi, entrambi nati nel 2000, destinati a fare la storia di una nazione che, almeno per quanto riguarda la pratica pedatoria, ha più geografia che storia, come dice un famoso detto.

DDD: Duemila, Davies & David
Alphonso Davies
è nato in Ghana da genitori liberiani ed è cresciuto in Canada. Fra le tre possibilità che aveva, ha scelto di rappresentare la nazionale canadese per riconoscenza nei confronti del paese che aveva salvato ed accolto lui e i suoi genitori (la sua storia ormai la conosciamo tutti). Cresciuto calcisticamente prima a Edmonton, poi a Vancouver, con i Whitecaps, nel 2019 è stato comprato dal Bayern Monaco di cui è diventato immediatamente un giocatore fondamentale, nel ruolo di terzino sinistro di grande spinta. La scorsa stagione, quella della sua fulminea consacrazione, nonché la prima in Europa, ha giocato 46 partite, segnando 3 gol e fornendo 10 assist. Ad oggi il suo valore si aggira attorno agli 80 milioni di euro. In nazionale ha esordito nel 2017 e in 19 partite ha partecipato a 13 gol (5 gol e 8 assist). Con i Canucks viene spesso utilizzato come esterno di centrocampo e, viste le sue qualità atletiche e tecniche di gran lunga superiori al resto della rosa, ci si dovrebbe attendere che il suo impiego futuro vada proprio in quella direzione.

Jonathan David è nato a Brooklyn, NYC, da genitori haitiani, ma è cresciuto, anche calcisticamente, ad Ottawa. Nel 2018 è stato acquistato dal Gent, con cui, in due stagioni, ha realizzato 37 gol e 15 assist in 83 partite, numeri che hanno attirato l’attenzione di una delle grandi di Francia, il Lille, dove ha il difficile compito di non far rimpiangere la cessione di Victor Osimhen al Napoli. Dal punto di vista tattico, può interpretare tutti i ruoli dell’attacco, anche se predilige giocare vicino alla porta, da prima o seconda punta. In nazionale, con la quale ha esordito nel 2018, i suoi numeri sono impressionanti: 11 gol in 12 partite gli hanno permesso di diventare, a vent’anni, l’ottavo marcatore più prolifico della storia della sua nazione, a sole 11 reti dal detentore del record Dwayne de Rosario.

È il 2000. Il mondo si appresta a catapultarsi nell’inafferrabile e indecifrabile ventunesimo secolo. Avril Lavigne, che, nel decennio che stava iniziando, diventerà probabilmente la canadese più conosciuta del pianeta, firma il suo primo contratto discografico. Il 27 febbraio di quell’anno i Canucks vincono la seconda e ultima Gold Cup della loro storia. Sempre nel 2000 nascono Jonathan David, il quattordicesimo giorno dell’anno, ed Alphonso Davies, quarantuno giorni prima della fine. A ventuno e vent’anni sono già i due calciatori più forti che il loro paese abbia mai visto correre su un campo da calcio. Chissà se riusciranno nell’impresa di riportarlo a giocare i mondiali per la seconda volta dopo Messico ’86.

Fonti:

  • Transfermarkt per i giocatori ancora in attività
  • Wikipedia per la storia del calcio canadese.