C’era una volta in America uno sport considerato minore, secondario, ignorato quando non disprezzato: il football europeo, o soccer, come lo chiamano loro per non confonderlo con quello americano di football, quello da uomini veri, al quale si gioca con le mani e ci si picchia forte. Poi vengono il basket, l’hockey, il baseball, ma il soccer è roba da europei, o al massimo da ragazze, come testimonia la grande tradizione della nazionale femminile. C’è stato un momento però che ha segnato una svolta nella storia di questo sport: l’arrivo di Pelé, il giocatore più forte del mondo, ai New York Cosmos. È il 1975 ed inizia a prendere forma il visionario progetto di Havelange, eletto un anno prima presidente della FIFA: esportare il gioco più bello del mondo negli States ed organizzarvi un mondiale. Nel 1994 il suo piano si concretizza con l’organizzazione del primo mondiale di calcio statunitense. Lo sport che prima era da europei o da ragazze inizia pian piano a spopolare. La federazione statunitense inizia ad investire miliardi di dollari: vengono costruiti stadi fantastici, lussuosi e costosissimi, vengono chiamati campioni europei come Beckham, Pirlo, Lampard e per ultimo Zlatan Ibrahimović, a diffondere il verbo.

Al di là del terzo posto conquistato ai mondiali del 1930, sono due le principali generazioni di calciatori che hanno portato in alto la bandiera a stelle e strisce. La prima è quella dei nati a cavallo fra la fine degli anni Sessanta e Settanta, cresciuti col mito di Pelé, che raggiunsero sorprendentemente gli ottavi di finale ai mondiali casalinghi del ’94. Facevano parte di quella squadra Alexi Lalas (che in Italia abbiamo ammirato al Padova), il tuttora recordman di presenze Cobi Jones, Marcelo Balboa, Eric Wynalda e soprattutto un giovanissimo Claudio Reyna, padre del talentuosissimo Giovanni.
La seconda generazione è quella dei nati ad inizio anni Ottanta, che nel ’94 guardavano i loro beniamini e sognavano di diventare come loro. Diventarono più forti. Nel mondiale coreano del 2002 ottennero il miglior risultato dell’epoca contemporanea, raggiungendo i quarti di finale, e per due edizioni consecutive si fermarono agli ottavi: nel 2010 e nel 2014. Appartengono a questa generazione il longevo portiere dell’Everton Tim Howard, i talentuosi Landon Donovan e DeMarcus Beasley e il miglior marcatore della storia statunitense, Clint Dempsey.
Dopo un ottimo trentennio di soccer si è creato un brevissimo vuoto generazionale, che in realtà si è rivelato soltanto un momento preparatorio all’avvento di quella che, con buone probabilità sarà la generazione più forte di sempre, un vero e proprio Dream Team, prendendo in prestito un termine dal linguaggio cestistico. Si tratta di ragazzi, nati a cavallo del 2000, ammaliati dal fascino di Beckham a Los Angeles, ma anche ispirati dalla coppia Donovan-Dempsey e, in taluni casi, dai successi dei loro stessi genitori. Scopriamoli.

Difesa: il top player è Dest
Il portiere del presente e del futuro è il venticinquenne Zack Steffen, attualmente numero dodici di grande affidabilità al Manchester City: per lui già 7 presenze in stagione: 3 gol subiti e 4 reti inviolate. In nazionale ha già collezionato 19 presenze.
I centrali di difesa giocano entrambi in Bundesliga. John Anthony Brooks, ventisettenne del Wolfsburg è ormai un veterano da 39 presenze in nazionale ed un titolare fisso della difesa biancoverde. Il nome nuovo è invece quello del ventenne Chris Richards che ha esordito nel novembre scorso con la nazionale maggiore: in questa stagione ha totalizzato 7 presenze con il Bayern Monaco stellare di Flick.
Il terzino sinistro sarà con ogni probabilità il ventitreenne del Fulham Antonee Robinson. Un’ottima stagione in Championship con la maglia del Wigan, lo scorso gennaio aveva attirato l’attenzione del trio rossonero Maldini-Massara-Moncada. Poi non se n’è fatto niente e in estate è stato acquistato dai Cottagers per 2 milioni di euro. In questa stagione sta trovando una buona continuità anche in Premier League: 12 presenze da titolare.
Sulla destra invece sembra esserci più abbondanza. Il titolare del ruolo è già e sarà sicuramente Sergiño Dest. Il ventenne scuola Ajax è arrivato al Barcellona in estate per 21 milioni di euro si è già preso la fascia destra del Camp Nou, scalzando il ben più esperto Sergi Roberto (un gol e un assist in 20 partite), oltre ovviamente a quella della nazionale, presidiata dall’affidabile Yedlin (del Newcastle): 5 presenze dal suo esordio nel settembre 2019. Un altro nome interessante è quello di Bryan Reynolds. Il diciannovenne del Dallas FC sembra essere molto vicino alla Juventus, che lo girerebbe in prestito al Benevento. Nella scorsa stagione ha realizzato 4 assist in 19 partite in MLS, mentre in nazionale non ha ancora esordito complice anche l’abbondanza nel ruolo. Il suo valore di mercato si aggira attorno ai 5 milioni di euro.

Centrocampo: si ringrazi la Bundesliga
In mediana la parola d’ordine è dinamismo. Weston McKennie ormai lo conosciamo tutti. Il ventiduenne texano, scippato al football americano, è arrivato alla Juventus dopo due anni da trascinatore nello Schalke 04. In questa stagione ha già fatto registrare 3 gol e 2 assist in 18 partite con la maglia bianconera. In nazionale ha esordito nel lontano 2017 e in tre anni ha collezionato 21 presenze, 6 gol e 4 assist. Con lui, a formare una coppia di grande fisicità, corsa ed accortezza tattica, c’è Tyler Adams, che a ventuno anni è già una colonna portante del centrocampo del Lipsia. I due hanno esordito insieme in nazionale: per Adams, il più difensivo dei due, 12 presenze, un gol e un assist.

Il reparto è profondo grazie alla presenza di due ragazzini ancora più giovani. Owen Otasowie, ventenne del Wolverhampton sta trovando spazio nella formazione di Espirito Santo, complici anche i numerosi infortuni che stanno assillando i Wolves, ma non ha ancora trovato la sua collocazione tattica (nel 3-3 col Brighton ha addirittura fatto la punta): in questa stagione può vantare 4 presenze in Premier League (di cui una da titolare) e un assist, che gli sono valse, a novembre, l’esordio in nazionale. Chiudiamo con Cole Bassett, anche lui classe 2001, dei Colorado Rapids. Può ricoprire pressoché tutti i ruoli del centrocampo anche se predilige stare al centro. Non ha ancora esordito in nazionale ma ormai è pronto anche lui per contribuire alla causa: nello scorso campionato ha realizzato 5 gol e 4 assist in 15 presenze.

La trequarti è sicuramente il reparto di maggior qualità e abbondanza con due potenziali top player: Christian Pulisic e Giovanni Reyna. Il primo, a ventidue anni ha numeri importanti: 32 gol e 36 assist in 175 presenze in carriera con le maglie di Borussia Dortmund e Chelsea. Dopo essere esploso sotto il muro giallo del Signal Iduna Park, è arrivato a Londra nell’estate 2019 per 64 milioni di euro. Coi Blues inizialmente ha faticato ad imporsi a causa di un infortunio agli adduttori ma poi finalmente anche a Stanford Bridge hanno iniziato ad ammirare i suoi lampi e i suoi strappi ed ora è una pedina imprescindibile per Frank Lampard, anche per la sua duttilità: può giocare sia sulla fascia destra che a sinistra, con uguale efficacia. Ha esordito in nazionale nel 2016 e da allora ha messo a segno 14 gol e 10 assist in 34 partite.

Giovanni Reyna, figlio d’arte, è considerato come uno dei più brillanti talenti della sua generazione. A 18 anni è già un titolare fisso del Borussia Dortmund: in questa stagione ha segnato 4 gol e fornito 6 assist in 24 partite e può giocare indifferente da esterno sinistro o da trequartista. Ha esordito in nazionale lo scorso novembre: una partita di ambientamento e poi già il primo gol, nel 6-2 rifilato a Panama.

Oltre a questi due talenti purissimi, ci sono altri due ragazzi che potenzialmente potrebbero avere un ottimo futuro. Branden Aaronson, vent’anni, è approdato il 1° gennaio nel calcio che conta, in Europa, dopo 57 partite (7 gol e 6 assist) con la maglia del Philadelphia. Ad accorgersene è stata l’attentissima area scouting della Red Bull, spesso sinonimo di garanzia, che, dopo averlo pagato 10 milioni di euro, lo ha mandato a farsi le ossa al Salisburgo. Un mese esatto prima del suo passaggio in Austria ha esordito con la maglia a stelle e strisce: un gol e un assist in due partite, giusto per cominciare. Il diciottenne Yunus Musah, formato dall’academy dell’Arsenal, può ricoprire pressoché tutti i ruoli del centrocampo ed è anche grazie a questa sua duttilità che in questa stagione sta trovando enorme spazio in un Valencia in seria crisi economica: 18 partite e 2 gol gli sono valsi la prima convocazione e l’esordio in nazionale a novembre.

Attacco: tra figli d'arte e figli del gol
Il titolare sarà probabilmente il centravanti ventenne del Werder Brema Josh Sargent: 3 gol e 2 assist sono il suo provvisorio bottino stagionale, numeri sicuramente meno impressionanti delle 5 reti messe a segno in nazionale in 12 partite. Timothy Weah (sì esatto, proprio lui) sarà invece presumibilmente la prima alternativa, sia come punta, sia sugli esterni. Coetaneo del suo compagno di reparto, attualmente gioca al Lille. Con la maglia dei Dogues ha esattamente gli stessi numeri di Sargent, ma con una partita in più, mentre in nazionale ha segnato solo una volta in 10 partite. Difficilmente diventerà forte come suo padre (non che lui sia scarso ma George era veramente fortissimo), ma anche la metà basterebbe.
Proviamo quindi ad ipotizzare un undici titolare.

Modulo: 4-3-3

                                                                            Steffen (25 anni)

 

                               Dest (20 anni)    Brooks (27 anni)    Richards (20 anni)    Robinson (23 anni)

 

                                                                            Adams (21 anni)

                                                          Mc Kennie (22 anni) Musah (18 anni)

 

                    Pulisic (22 anni)                                                                                        Reyna (18 anni)

                                                                            Sargent (20 anni)

A quarantasei anni dall’arrivo di Pelé a New York City possiamo finalmente dire che i frutti sono maturi per essere raccolti e che, anche nei lontani Stati Uniti d’America, il gioco più bello che sia mai esistito ha finalmente spopolato. Il sogno americano si è esteso anche al mondo del calcio: ora tocca a questi ragazzi realizzarlo. Chissà fin dove si spingeranno.

Fonti:

  • Transfermarkt (per i giocatori ancora in attività)
  • Wikipedia (per la storia del soccer)