Sabato primo ottobre, in quel di Empoli, il Castellani è stato teatro dell'ennesima favola. Una di quelle favole che solo il calcio sa regalare, in cui il così detto "anello debole" si trasforma nell'inaspettato "man of the match", che toglie i suoi compagni dai carboni ardenti e che regala una gioia ormai insperata ad un popolo intero.

Il protagonista della nostra storia è Fodè Ballo-Tourè, proprio lui che ha passato, in maniera metaforica, un'estate intera con la valigia pronta ed il telefono in mano (per dirla alla Gasperini). Proprio nella finestra estiva si è fatto vivo in maniera concreta il Galatasaray e il suo passaggio alla squadra turca sembrava una formalità, visto che dalle parti di Milanello non sembravano più esserci addetti ai lavori disposti a dare fiducia al terzino senegalese. Eppure, contro ogni aspettativa ed, appunto, ogni apparenza, ecco l'aiuto che più non ti aspetti: il veto di Stefano Pioli alla sua cessione.
L'allenatore parmigiano dirà di aver visto un Fodè diverso rispetto a quello della passata stagione, più determinato e maturo. Così il nuovo Ballo-Tourè, con un po' di sorpresa generale, si è ritrovato ad avere una nuova chance proprio grazie a colui che la passata stagione lo ha impiegato con il contagocce. Fiducia non solo a parole, infatti il tecnico ha dimostrato coerenza chiamando in causa il venticinquenne alla prima vera occasione, coincisa con l'assenza forzata di Theo. Del resto Ballo-Tourè sapeva e sa bene che nel suo stesso ruolo, in squadra, c'è uno dei migliori terzini al mondo e che, quindi, non è semplice trovare spazio. Si può solo aspettare il proprio turno, quando le circostanze lo permettono.
Alla fine, dopo la sosta per le nazionali, il campionato ritorna e, con esso, anche la giusta opportunità per Fodè: Theo è fermo ai box e la partita con l'Empoli è ormai alle porte. Sembrava tutto apparecchiato per l'esordio da titolare, invece non è tutto così scontato e prevedibile. Difatti l'opzione più naturale per la fascia sinistra, orfana di Theo, sembrava essere anche la meno gettonata, almeno secondo le indiscrezioni della vigilia. Si era ipotizzato di vedere, su quella fascia, un Sergino Dest o un Calabria "dirottato" per poter inserire Kalulu come terzino a destra e, solo come ultima opzione, l'ingaggio dal primo minuto di Fodè.

Ma, a questo punto, che senso avrebbe avuto la permanenza del senegalese? Probabilmente se lo sarebbe chiesto anche lo stesso giocatore, il quale avrebbe forse anche iniziato a sentirsi come un corpo estraneo e non utile alla causa. Chissà se nella scelta di Pioli avrà pesato anche questo aspetto, quello magari meno tecnico e più umano. Secondo la mia personale opinione, almeno in parte sì. Non a caso alla base dei successi di questo Milan vi è sempre stato il gruppo, la sua importanza a "scapito" del singolo. Messaggio chiarissimo che, ancora una volta, abbiamo potuto scorgere nelle parole dello stesso tecnico <Non sentiremo la mancanza di Theo e Maignan>. Parole importanti e non mirate a sminuire gli assenti, bensì a motivare e responsabilizzare chi sarebbe sceso in campo al posto loro, senza creare alibi per eventuali difficoltà o punti persi. Si vince e si perde insieme, non conta chi va in campo, conta solo che ci siano undici giocatori pronti a fare del loro meglio, dandosi una mano a vicenda, per raggiungere l'obiettivo.

In quest'ottica la bella favola vista sabato, culminata in un pianto liberatore dell'inatteso eroe, ha come artefice un allenatore che responsabilizza e dà fiducia a tutti, riuscendo a far rimanere sul pezzo anche chi magari il campo lo riesce a vedere poco. Così, a differenza di altre sedi, in quel di Milanello non si tende a porre l'attenzione su chi non può scendere in campo, utilizzando tale condizione come giustificazione, bensì solo su chi in campo ci sarà. 

La bella favola di questo ragazzo, che probabilmente già dalla prossima domenica tornerà in panchina pronto ad attendere una nuova opportunità, è il miglior biglietto da visita di quella che è la filosofia messa in atto dalla società Milan nelle ultime stagioni e che è alla base della rinascita sportiva del diavolo.