Il celebre Oscar Wilde descriveva l'esperienza come il nome che diamo ai nostri errori. Potremmo identificarla come la versione poetica del classico "sbagliando si impara", che spesso abbiamo sentito a scuola dai nostri insegnanti, o in casa dai nostri genitori. Del resto, senza commettere qualche errore durante il percorso di vita, che sia in ambito personale o lavorativo, per l'individuo non sarebbe possibile maturare diverse conoscenze e consapevolezze.

Tale assunto si può, ovviamente, applicare anche in materia calcistica, identificando la sconfitta come l'errore dal quale trarre insegnamento ed accumulare esperienza. Non di rado, infatti, cicli vincenti o di rinascita sono arrivati a seguito di sconfitte più o meno brucianti.
Il Milan attuale, nato dalle macerie di quell'umiliante 5 a 0 rifilato dall'Atalanta di Gasperini, è un esempio tanto lampante quanto recente. Nessun tifoso rossonero dimenticherà mai quel pomeriggio del ventidue dicembre duemiladiciannove, sia per la sconfitta che per quello a cui ha portato.
Sono convinto che senza quella disfatta così roboante, con ogni probabilità, il Milan non avrebbe iniziato il percorso culminato con lo scudetto vinto la passata stagione.
Ma cosa succede quando non si analizza in maniera opportuna la sconfitta?
Probabilmente si continua ad inciampare sugli stessi errori, non tramutandoli in esperienze ma, bensì, in ostacoli ricorrenti che rallentano e compromettono il percorso. In alcuni casi, però, la sconfitta in sé per sé non basta, anche quando arriva a diventare una presenza ricorrente. Questo perchè manca ancora un fattore che la renda totalmente ingiustificabile agli occhi di chiunque, ovvero la su entità. Del resto perdere 5 a 0 ha un impatto ben diverso che perdere di misura o con un paio di goal di scarto.

La stagione dell'Inter, finora, sembra essere proprio l'esempio perfetto che mostra come la sconfitta, per quanto ricorrente, da sola possa non bastare. Sono fin ora, tra campionato e coppa, già cinque le partite perse dai nerazzuri, ovvero la metà di quelle disputate. Tre di queste sconfitte hanno visto l'Inter perdere di misura. Solo Udinese e Bayern Monaco hanno "regalato" sconfitte con due goal di scarto. Non abbastanza per far scattare un vero e proprio allarme (e non solo a parole) ad Appiano Gentile. Infatti, intorno all'ambiente, si continua a discutere in maniera superficiale su quelle che potrebbero essere le cause delle difficoltà riscontrate in questo avvio di stagione, limitandosi ad analizzare l'aspetto tecnico tattico. Così, andando ad analizzare solo secondo quest'ottica, c'è chi sostiene che i problemi nascano dalla difesa, dove Handanovic e De Vrij su tutti non stanno rendendo secondo le aspettative. Per qualcuno, invece, il problema principale è lo scarso rendimento del centrocampo, per altri ancora è l'assenza di Lukaku.
A mio modesto avviso nessuna di queste è la vera causa, bensì sono conseguenza di quello che per me è il principale problema: una quasi totale assenza di analisi o, per lo meno, di un'analisi critica ed oggettiva della partita. Problema che nella Milano nerazzurra si è già presentato nel corso della passata stagione.

A tal proposito, le dichiarazioni rilasciate da Dimarco, che hanno fatto eco a quelle del suo tecnico nel post partita di Inter- Roma, diventano preoccupanti e rispecchiano un egocentrismo ed un eccessiva sicurezza in gruppo che sta, oggettivamente, facendo male. Sì, perchè non possono bastare due tiri nello specchio, una traversa e fare più possesso palla per etichettare una partita come dominata.
Qualcuno mi dirà che la Roma non ha fatto molto di più; ed ha ragione. Infatti, per quello che mi riguarda, la compagine di Inzaghi non meritava la sconfitta, ma nemmeno la vittoria. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Al di là del risultato, però, in questa partita, c'è stato un dettaglio che mi ha ancora di più portato a propendere sulla mia teoria circa un'assenza di analisi oggettiva delle sconfitte. Un dettaglio che, per di più, sa tanto di déjà vu: il passaggio in orizzontale di Calhanoglu. Tale passaggio porterà al goal del pareggio firmato da Dybala. Dinamica pressoché identica al goal di Leao nel derby, con protagonista sempre il fantasista turco intento a compiere lo stesso gesto tecnico con la medesima superficialità. Questo vuol dire che, a seguito di quel goal subito nel derby, in casa Inter, non è stata effettuata alcuna analisi, o magari è stata fatta in maniera molto superficiale, non ponendoci la giusta attenzione. In effetti, anche quella sconfitta, è stata etichettata da Inzaghi come figlia della sfortuna.
Ancora una volta si sono sminuiti i meriti degli avversari ed esagerati i propri. Per l'allenatore, di fatti, il Milan ha trovato tre goal evitabilissimi, quasi casuali e dovuti alla distrazione dei suoi, mentre la sua Inter ha creato tantissimo, facendo due goal bellissimi e non di più a causa dell'ottimo Maignan. Senza vedere la partita, limitandosi alle sue dichiarazioni, potremmo immaginare una partita dominata dall'Inter, con azioni su azioni, mentre il Milan avrebbe creato appena tre occasioni fortuite con il solo merito di averle sfruttate tutte. Sappiamo bene che non è andata proprio così. Ancora una volta, quindi, un'analisi distante dalla realtà e che ha lanciato, anche involontariamente magari, un chiaro messaggio ai suoi giocatori: siete stati ancora una volta i più bravi, i più forti ma semplicemente ci ha penalizzato la sfortuna. Forse sarebbe ora di iniziare a dare il giusto credito ed il giusto merito agli avversari, così da evitare di cadere in errori di sottovalutazione, come quelli avvenuti nel derby di ritorno dello scorso campionato (tecnico in primis con i suoi cambi), o atteggiamenti di supponenza ed arroganza come quelli messi in mostra da Brozovic e Bastoni dopo il momentaneo vantaggio nell'ultimo derby.

Di fatti, credo che alla base degli appena dodici punti fin qui raccolti, pesi soprattutto l'aspetto psicologico. Del resto, nonostante qualche assenza ed una condizione fisica magari non ottimale, il livello tecnico della squadra avrebbe dovuto permettere ai nerazzurri di avere qualche punto in più in classifica. A tal proposito, ciò che ha ottenuto l'inter fino ad ora, è in linea con quanto seminato ed è necessario che Inzaghi ed i giocatori inizino a capirlo, senza continuare ad essere ciecamente convinti di giocare sempre alla grande dominando la partite. In caso contrario il numero di sconfitte potrebbe solo continuare a crescere, senza portare nessun consiglio utile, ma solo ad un graduale allontanamento dalla vetta attualmente occupata dal tandem Napoli-Atalanta. Così a fare festa continueranno ad essere gli altri, mentre Simone Inzaghi continuerà con le sue dichiarazioni da "super tecnico", come quelle rilasciate prima dell'ultimo match di campionato. Dichiarazioni che, a mio modo di vedere, sono totalmente fuori luogo e figlie di un allenatore che, nella pratica, non è realmente disposto a mettersi in dubbio.

Sono convinto che una visione più oggettiva e più incentrata sull'autocritica e meno sull'esaltazione, potrebbe aiutare l'Inter ad invertire il trend, risolvere per lo meno gran parte dei suoi problemi e portarla a tornare a fare punti anche con squadre di prima fascia, cosa che fin ora, in questo campionato, non è ancora avvenuta e non è ammissibile per una squadra che ha come obiettivo la seconda stella.