Nel mondo dell'architettura moderna, da ormai qualche anno a questa parte, ha preso piede una nuova filosofia di pensiero, la quale viene identificata dalla locuzione inglese less is more, letteralmente il meno è di più. Ma se in ambito architettonico questa filosofia risulta vincente, altrettanto non si può dire in ambito calcistico, per lo meno non per quanto concerne il match andato in scena a Londra ieri sera.

Il "less", rappresentato dalle assenze rossonere, non ha portato ad un "more", ovvero a tirare fuori quel carattere e quella determinazione che spesso ha contraddistinto gli uomini di Pioli. Così Chelsea- Milan, ancor prima che nel punteggio, ha mostrato una differenza abissale dal punto di vista della mentalità e dell'atteggiamento in campo. Differenza di mentalità coadiuvata anche da un oggettiva differenza tecnica che ha portato ad un dominio totale del gioco da parte degli uomini di Potter. Tutto ciò ha fatto si che maturasse un risultato netto, più che meritato, in favore dei blues. 
Come scritto in precedenza, è vero che nelle file rossonere mancavano all'appello dei giocatori fondamentali (vedi Maignan e Theo) ma è anche vero che, negli ultimi anni, il Milan ha dovuto fare fin troppo spesso i conti con assenze pesanti che avevano portato alla nascita di momenti di difficoltà. Proprio durante questi momenti però, gli uomini di Pioli avevano messo in mostra ancor più carattere, cattiveria e voglia di vincere. Così, anche nelle partite che alla fine si sono concluse con la sconfitta, la squadra era riuscita ad uscirne a testa alta e con la consapevolezza di aver, quanto meno, messo in difficoltà l'avversario.

Ieri non abbiamo assistito a nulla del genere. Per novanta minuti il Chelsea è stato padrone del campo, con il Milan a fare da starring partner. In tutta la partita, da parte degli ospiti, abbiamo assistito ad un solo sussulto, nato dalla solita iniziativa di Leao sul finire del primo tempo e nulla più. Azione personale del portoghese molto bella e, come tale, avrebbe meritato un epilogo migliore di quello offerto da Krunic. Recriminare su questo clamoroso errore non avrebbe però senso, in quanto non avrebbe comunque cambiato l'inerzia della partita, ma avrebbe portato ad un immeritato nonchè illusorio pareggio.
Il famoso salto di qualità, richiesto da Pioli per queste partite, non c'è stato; in primis nelle scelte dello stesso allenatore. Era impensabile portare a casa un risultato utile contro una squadra come il Chelsea con le giocate del solo Leao. E' un qualcosa che può essere possibile in partite come quelle di Empoli, di certo non in big match di Champions League. Eppure la trasferta inglese sembra essere stata preparata allo stesso modo di quella di Empoli con, però, oltre alle assenze, un ulteriore "less" : una totale assenza di carattere e personalità. Per fare due esempi, si è passati dalla timidezza di De Katelaere alla sufficienza di Dest, il quale con uno scellerato quanto incomprensibile colpo di tacco da il via all'azione del definitivo tre a zero. Più in generale, si è vista una squadra impacciata e spaventata che, ancor prima che da un punto di vista tecnico e tattico, ha perso la partita sul piano emotivo e caratteriale.

Sappiamo bene che il Chelsea è più forte del Milan a prescindere dagli infortuni e dalle assenze e questo non lo abbiamo di certo scoperto ieri e, di conseguenza, tornare a casa con zero punti era tutto sommato preventivabile. A non essere preventivabile è stato l'atteggiamento messo in campo; atteggiamento che non dovrebbe appartenere a questa squadra che, sotto questo punto di vista, ieri ha fatto un salto indietro non da poco.

In conclusione, si può perdere ma non alle condizioni viste ieri, nonostante le assenze e nonostante si giocasse a Londra contro il Chelsea. Del resto per tornare a portare in alto il nome del Milan anche in campo europeo, come è stato fatto in territorio nostrano, serve e servirà ben altro.