Ammettere di aver commesso un errore, oltre ad essere un gesto nobile e talvolta coraggioso, è anche un ottimo modo per evitare di commettere nuovamente il medesimo errore. Nel caso di Paolo Valeri, oltre alla nobiltà del gesto, si potrebbe sottolineare anche il coraggio dello stesso. Sì, perché non è mai semplice per un arbitro ammettere pubblicamente di aver commesso un errore. Così, oltre ad essere nobile e coraggiosa, l'ammissione di colpa "confessata" durante una lezione nell'Università LUISS di Roma solamente tre giorni fa, è anche un qualcosa di più unico che raro. 

Nello specifico, l'arbitro di Roma torna a quanto accaduto nella seconda giornata di campionato sul campo di Bergamo, dove a contendersi i tre punti ci sono Atalanta e Milan. In campo c'è Maresca, mentre Valeri è in sala VAR. L'episodio in questione vede coinvolti Leao ed Hateboer, con quest'ultimo autore di un intervento a dir poco pericoloso sul portoghese. Maresca, dopo aver prontamente fischiato l'irregolarità, estrae il cartellino giallo per il giocatore della Dea. Ma se già in diretta l'intervento sembrava più da rosso che da giallo, i successivi replay hanno immediatamente confermato la sensazione avuta a caldo spazzando via ogni dubbio. L'arbitro in campo ha giudicato male quanto appena avvenuto, non sanzionando con il giusto cartellino il tackle del difensore.
L'errore, come ripetuto tante volte, fa parte dell'essere umano e Maresca, in quanto tale, ha commesso un errore di valutazione. Cosa che, piaccia o meno, può succedere. Semmai, quello che non dovrebbe succedere è l'errore proveniente dalla sala VAR, dove chi avrebbe potuto e dovuto intervenire (Valeri) non lo ha fatto, non aiutando il collega e, di fatto, rendendo vano ciò che la VAR stessa si propone di essere. Come anticipato, però, lo stesso protagonista dell'episodio in questione, seppur dopo un paio di mesi, ha ammesso il proprio errore. Gesto che credo, al di là di tutto, vada apprezzato. Un po' meno apprezzabili, a mio parere, sono le motivazioni fornite per spiegare e giustificare l'accaduto: "Il giocatore s’è rialzato subito, nessuno ha chiesto nulla, il gioco è ripreso quasi subito".
Questa osservazione, onestamente, mi ha lasciato un po' perplesso perché, in pratica, lo stesso Valeri sta affermando che i giocatori fanno bene a protestare contro l'arbitro in campo e, allo stesso modo, fanno bene a restare a terra anche quando non c'è ne sarebbe bisogno. Insomma, quelle cose che spesso rimproveriamo ai giocatori e che tutti ci auguriamo di non vedere più.

Ma anche volendo sorvolare sulla giustificazione fornita e ponendo l'attenzione solo sull'ammissione del proprio errore, quello che è successo poco più di 24 ore dopo al Franchi, risulta essere ancora più grave di quanto non lo sarebbe stato in condizioni normali. Si sta, evidentemente, parlando del tanto discusso intervento di Dimarco su Bonaventura in Fiorentina-Inter.
Dapprima, durante l'azione, Valeri non giudica falloso l'intervento del laterale nerazzurro nella propria area di rigore lasciando proseguire l'azione, salvo poi tornare sui suoi passi e decretare il penalty a seguito di una una on field review. Sembrerebbe tutto risolto grazie al tempestivo intervento di Mariani, che richiama il collega a rivalutare la sua decisione avvalendosi di immagini e replay ben più chiari tramite il monitor a bordo campo. Diventa così evidente, anche per Valeri a cui era sfuggito, il rigore da assegnare ai viola. Ma solo quello. Come già successo nel sopracitato match di Bergamo, l'arbitro romano dimentica il cartellino rosso nel suo taschino, il quale ha fatto buona compagnia a quello giallo. Sì perché Dimarco non è stato nemmeno ammonito. E così, non solo il direttore di gara è rincappato nel medesimo errore, ma è stato capace di superarsi non provvedendo nemmeno all'ammonizione per l'autore del fallo.
Purtroppo non è la prima volta che l'esperto fischietto romano incappa in errori gravi come quello appena citato e, infatti, dalle prime indiscrezioni si parla di un turno di stop per lui. Anche se, a conti fatti, non capisco che utilità possa avere un simile provvedimento nei confronti di un arbitro.

Il danno è stato fatto e non sarà di certo un turno di stop inflitto a Valeri a "risarcire" la Fiorentina per il torto subito.
Con questo non voglio dire che un arbitro che commette degli errori debba essere sospeso a tempo indeterminato o retrocesso ad arbitrare partite di categoria minore, ma solo che sarebbe opportuno iniziare un processo di analisi più accurata ed approfondita di episodi errati nella sede dell'AIA ogni settimana. Ovvero un'azione di prevenzione mirata a prevenire ed evitare decisioni errate e, di conseguenza, misure punitive e non risolutive come può essere il fermare un arbitro per una o più partite. Un qualcosa che forse almeno in parte già si fa, ma non abbastanza o non con la giusta attenzione. Del resto, se si finisce per commettere più volte lo stesso errore, vuol dire che o non si è all'altezza del compito assegnato, o che manca un adeguata e corretta formazione ed istruzione a monte. Personalmente propenderei più per la seconda.

In conclusione, il direttore di gara, come già detto, può commettere un errore e può farlo anche con l'ausilio della tecnologia, ma non per questo deve essere esposto alla gogna mediatica o non deve essere rispettato come arbitro o come persona (dovrebbe essere scontato ma purtroppo non lo è) sia sul campo che fuori.
Ma se è corretto ed opportuno tutelare e rispettare l'arbitro, allo stesso modo sarebbe opportuno che gli arbitri stessi fossero più propensi ad ammettere i propri errori. Inoltre, chi forma la squadra arbitrale non dovrebbe solo limitarsi a minimizzare gli errori dei suoi fischietti, ma dovrebbe occuparsi di effettuare anche una formazione ed informazione continua, settimana dopo settimana, su come comportarsi e cosa decidere in determinati frangenti.
Un'operazione del genere sarebbe la base per poter iniziare a vedere qualche errore in meno (sia sul campo che in sala VAR) e, soprattutto, avere più uniformità di giudizio.