Nel lontano 2007, appena un anno dopo la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di Germania, Vasco Rossi cantava il suo singolo intitolato "basta poco"; titolo che, in un certo modo, si sarebbe rivelato profetico proprio per la nazionale del futuro.
In quel periodo eravamo, forse, ancora del tutto ignari che stavamo vivendo gli ultimi anni in cui il calcio italiano poteva vantare diversi giocatori di grandissimo talento. Di fatti, negli anni avvenire, le delusioni avrebbero iniziato a susseguirsi con troppa regolarità, figlie di una qualità, nelle spedizioni azzure, che andava via via diminuendo. Pochi momenti entusiasmanti (finale ad Euro 2012 e vittoria ad Euro 2020) ad intervallare tanti momenti bui, che hanno trovato il culmine con la seconda mancata qualificazione ai mondiali in Quatar. 

Non mi soffermerò sulla differenza abissale che c'è tra l'attuale parco di giocatori italiani convocabili e quelli che vi erano fino ad una decina di anni fa. Sarebbe come sparare sulla croce rossa. E' più logico, semmai, porsi qualche interrogativo sul criterio adoperato da Roberto Mancini per le convocazioni. Premettendo che il CT è un allenatore con le proprie idee di gioco e, come tale, non potrà mai mettere d'accordo tutti, faccio molta fatica a capire come alcuni giocatori siano stati ritenuti degni di vestire la casacca azzurra.
Prendendo in esame l'ultima lista dei convocati, mi sono sorti spontanei degli interrogativi:
Davvero Zerbin, Cancellieri e Gatti meritavano la convocazione? Perchè, cosa hanno fatto di così distintivo? Direi nulla, per lo meno nulla in più di gente come Udogie, Calabria, Spinazzola o Zaniolo lasciati a casa.

E' vero che oggi non c'è più il parterre di giocatori che avevamo un tempo e che non sono stati esclusi dei fuoriclasse ma, è anche vero, che forse la maglia azzurra non andrebbe data così a cuor leggero. Continuando a convocare giovani ragazzi che alla meglio hanno solo quale minuto giocato ad alti livelli, si sta svalutando il peso e l'importanza stessa che riveste la convocazione in nazionale.
Qualcuno magari storcerà il naso, ritenendo che non possiamo non fidarci delle scelte di un tecnico che ci ha guidato alla vittoria degli europei poco più di un anno fa. A tal proposito, come mostrato nelle successive uscite, la vittoria di suddetta manifestazione è stata un episodio, reso possibile dall'avere una nazionale più gruppo di tutte le altre e da un pizzico di fortuna che ci ha aiutato in una partita come quella contro la Spagna. Questo ha compensato a delle mancanze oggettive che avevamo verso nazionali più quotate.

In conclusione, a quanto pare, a meno che non si tratti di Davide Calabria (per il quale il CT sembra provare scarsa simpatia) basta veramente poco per vestire l'azzurro oggi. La cosa peggiore è che, così facendo, il livello della nazionale continuerà ad abbassarsi ed il concetto di convocazione rischierà di trasformarsi in un qualcosa di quasi scontato per sempre più giocatori italiani, i quali potrebbero trovarsi a scendere in campo con la nazionale ancor prima che con i rispettivi club.