La questione rinnovi sembra trovarsi decisamente a suo agio dalle parti di Milanello. Anche quest'anno, infatti, si ripresentano situazioni più o meno spinose per ciò che concerne i rinnovi di contratto. Assodate la pratiche relativamente tranquille, come potevano essere quelle di Tonali, Tomori e Saelemakers, ecco che si entra nel vivo con le pratiche a tasso di difficoltà maggiore: Kalulu, Bennacer e Leao.

L'ordine in cui li ho elencati non è casuale, ma è relativo al livello di difficoltà che si cela dietro le trattative legate ad ogni nome. Partendo dal giovane difensore francese, dove la forbire tra domanda ed offerta risulta essere minima e , almeno apparentemente, facilmente colmabile, il solco tra queste due voci diventa ben più marcato per gli ultimi due nomi. 
Paolo Maldini, nell'ultima intervista, ha tirato in ballo la volontà, mettendo in risalto quella del club a continuare con questi tre giocatori e, allo stesso tempo, sollecitando quella dei giocatori stessi. Probabilmente c'è un velo di malizia nell'interpretazione che ho dato a questa espressione di Maldini, ma non ho potuto fare a meno di vedere una "volontà condizionata". Ossia, il club vuole rinnovare ma alle sue condizioni; ci si impegna a riconoscere un adeguamento di contratto che però, oltre ad essere  stabilito dalla dirigenza, non potrà mai oltrepassare la soglia dei 4,5 milioni annui.
Come già accennato in precedenza, la mia sarà malizia, ma non posso fare a meno di pensare alle ultime due stagioni in cui il Milan, non mollando di un centimetro quella che è la sua politica, saluta a zero ben quattro giocatori. Se per Donnarumma la richiesta per rinnovare rasentava la follia, i casi Kessie, Calhanoglu e Romagnoli, sembravano ben più risolvibili. Ma è qui che scende in campo il diktat societario: o troviamo un accordo a condizioni che io club reputo idonee o ci separiamo. In linea di principio sarebbe anche corretto così, almeno in parte, ma le tempistiche erano sbagliate. Non a caso, a tal proposito, abbiamo assistito ad un cambio di rotta.
Se per gli ormai ex giocatori rossoneri salutati a parametro zero si era aspettato l'ultimo anno (o quasi) per intavolare una trattativa di rinnovo, adesso si sta partendo con un paio di anni d'anticipo rispetto la scadenza. Questo è ovviamente un vantaggio, ma lo è fino ad un certo punto se non si vuole fare uno sforzo in più che, ad oggi, giusto o sbagliato che sia, risulta necessario, altrimenti si rischia solo di vedere trattative più lunghe, ma con lo stesso epilogo. 
Ad oggi, una squadra che vuole competere stabilmente ad alti livelli nel nostro campionato e non vuole limitarsi ad essere una comparsa nei gironi di champions, non può permettersi il lusso di avere un salary cup di 4,5 milioni come quello dei rossoneri. Di fatti, così come il valore dei cartellini ha subito una drastica impennata negli ultimi anni, anche gli stipendi dei giocatori sono aumentati e di molto (oserei dire anche troppo). Conseguentemente non è auspicabile rinnovare quello che è stato il miglior giocatore dello scorso campionato a 4,5 milioni all'anno, soprattutto in virtù dell'interesse di altri top club (vedi il Chelsea). 
Per quanto un giocatore possa stare bene al Milan, per quanto possa piacergli il progetto e l'ambiente, è pur sempre un professionista con una carriera relativamente breve. Compensare con l'idea del progetto e la voglia di crescere assieme, come proposto da Maldini, può andare bene fin quanto la distanza tra domanda e offerta è sottile, ma non può bastare quando ci sono anche interessamenti esterni di altri top club. A tal proposito, l'essere in grado di competere con le altre grandi squadre, passa anche da qui. Un grande club, del resto, non può permettersi di andare a scovare il Leao di turno, aspettarlo, valorizzarlo e poi perderlo in quanto non c'è la forza di mantenerlo, non costruendo intorno a lui e chi come lui. Ecco, essendo il Milan per blasone e storia un grande club, non può accettare di ritrovarsi, suo malgrado a crescere e valorizzare giocatori per altri top club. 

In conclusione, non sono dell'idea che si debba rinnovare ad ogni costo, o accettare ogni richiesta fatta da agenti e calciatori; assolutamente no. Però, un po' più di elasticità nelle trattative, la disponibilità a fare una piccola eccezione, potrebbero risultare determinanti e far felici tutte le parti, compresi i tifosi che potrebbero godersi un società solida ed un gruppo di giocatori forti, finalmente dopo diversi anni bui.