Il primo vero incrocio con l'Italia e la Nazionale Italiana non era stato sicuramente dei più memorabili.
USA '94, il Mondiale americano a temperature folli per permettere all'Europa di vedere le partite ad orario umano, per colpa di un fuso orario bizzarro, dove in America si giocano le partite alle 13 a 35° gradi.
Siamo a Boston, Foxboro Stadium, quarti di finale di USA94, dove gli azzurri risolvono il match a due minuti dalla fine con Roby Baggio (il primo gol era stato dell'omonimo Dino), ma nei minuti di recupero avviene un fattaccio.
Mauro Tassotti, stopper azzurro dell'epoca (oggi vice di Shevchenko nella nazionale ucraina) colpisce con una violenta gomitata in volto Luis Enrique, in piena area di rigore. L'arbitro Puhl non si accorge di nulla, ed il match termina con lo spagnolo vistosamente sanguinante, gli iberici furibondi, e Tassotti che grazie alla prova TV prenderà la squalifica monstre di otto giornate, chiudendo la carriera in azzurro.
"Fa parte della mia carriera sportiva. Ho avuto la fortuna di incontrare Tassotti, una bravissima persona e non ho voglia di vendicarmi. Amo l'Italia, mi piace Roma, una città incredibile dove ho vissuto un'esperienza meravigliosa, anche se solo per un anno. È un piacere per me giocare contro l'Italia", dirà il CT spagnolo in futuro, un gentleman senza se e senza ma.

Terminata la carriera di giocatore, Luis intraprende quella di allenatore iniziando dove tutto era finito, il Barcellona e le sue giovanili. Il culmine i 3 anni con ottimi risultati alla guida della squadra B dei catalani quando il DS della Roma Walter Sabatini decide (2011) di portarlo nella capitale per allenare i giallorossi. Sono gli anni in cui Pep Guardiola fa impazzire el difese avversarie con il suo tiki taka, ed Enrique viene visto come suo degnissimo mentore. Non ha molta fortuna a Roma, dove chiude il campionato al settimo posto lasciando a fine stagione.
Dopo un anno sabbatico ricomincia dal Celta, poi il ritorno al Barca dove vince tutto e la Nazionale Spagnola, che lascerà per 5 mesi da giugno a novembre per gravi problemi personali. Nessuno dell'opinione pubblica sapeva nulla a riguardo, nessuno poteva poteva immaginare qualcosa di così umanamente grave. La piccola figlia di Luis di 9 anni, Xana, era malata di un tumore osseo. Nonostante la lotta della piccola Xanita, il suo corpicino non riuscì a sconfiggere quel malefico male, volando in cielo così presto.

Luis dopo un paio di mesi dalla morte di Xana tornerà sulla panchina, non prima di togliersi il sassolino dalla scarpa di "denunciare" il suo secondo Robert Moreno, che sostituendolo nel periodo del dramma, avrebbe voluto giocare Euro 2020 da primo allenatore per poi tornare a fargli da secondo. Una cosa che non è andata giù a Luis Enrique, un atto di vigliaccheria approfittandosene di una situazione disperata e umanamente critica.
Fino ad arrivare alla semifinale di martedì scorso, persa nonostante un ottimo possesso palla con una squadra senza grandi stelle, tolti i veterani Busquets e Jordi Alba. Tanti giovani interessanti (due su tutti Olmo e Pedri) che dimostrano la bontà del lavoro di Luis Enrique, non servono i nomi ma servono la qualità, la voglia di mettersi in gioco e saper ascoltare il proprio insegnante, il mister.
E qui il CT spagnolo ha dato ancora una volta una lezione di grande umanità. Sconfitto, ma solo dal risultato, in realtà è il vero vincitore.
“Sono felice per quello che ho visto. Ho goduto di una partita di alto livello con due squadre forti che cercavano di giocare un bel calcio, è stato uno spettacolo per i tifosi. Voglio fare i complimenti all’Italia, spero che in finale possa cercare di vincere questo Europeo. Tiferò per gli azzurri”.
Lo sconfitto che si augura di vedere trionfare coloro che lo hanno battuto. Sembra il libro Cuore, ma è semplicemente un uomo dal Cuore enorme e gentile, che ha sofferto pene che molti di noi neanche conoscono, ma non conosce l'odio né il disprezzo.
Solo un grande SIGNORE nel vero senso della parola. Perchè SIGNORI si nasce non si diventa.
Le migliori fortune Luis, mi farebbe piacere rivederti in Italia per poterti applaudire a prescindere.