Il glorioso e caro Grifone si appresterà ad iniziare il 15esimo campionato di Serie A consecutivo, tutti sotto la gestione Enrico Preziosi. I suoi (per fortuna) pochi amatori continuano a dare lustro a questo palmares, che letto in maniera semplice sarebbe un risultato enorme.
Ma fermarsi all'apparenza inganna, eccome se inganna (tranne che per i soliti amatori).
Perchè cercare di competere in uno sport è ben diverso che affermarsi in quel completo e complicato business che è diventato il calcio odierno, dove poi il Genoa ne è il capostipite ad honorem e senza honorem.
Non un'ambizione, non una ricerca di un risultato che possa far godere giocatori, società e soprattutto tifosi, i principali fruitori di quello che dovrebbe (e potrebbe) essere un godimento. Ma la semplice esecuzione di un risultato economico, tramite la spasmodica e ridondante caccia alla plusvalenza, fatta da un giovane prospetto comprato a pochi dollari e rivenduto appena possibile, al 95% in Italia a cifre al ribasso rispetto al valore di alcuni calciatori (Diego Perotti a 10 milioni alla Roma per esempio quando ne valeva almeno 25), in altri casi a cifre spaventosamente alte per giocatori mediocri (qualcuno ha detto Sturaro a 18 milioni?), per mettere a posto (in maniera "borderline" ma legale, sia chiaro) i bilanci di questa o quella società.
I rapporti con la Juventus sono fitti da diverse stagioni, e solo nell'ultima c'è stato lo scambio alla pari per 18 milioni (ma sempre questa cifra?) per Rovella del Genoa, in cambio di Portanova (10) e tal Petrelli (8).
Fantasia finanziaria si potrebbe dire, per litri di bile versati dai tifosi.
Ma tutto ciò, potrebbe anche essere valutato come "parte del gioco" se ci fosse una ricerca di un risultato sportivo.
Ed invece, dopo la figuraccia del 2015 con la mancata licenza UEFA e la conseguente promozione ai preliminari di Europa League dei rivali della Sampdoria, è iniziato un rapido declino volto a spendere il meno possibile, cercando di salvarsi entro l'ultima giornata di campionato, con o senza merito, poco importa.
La stragrande maggioranza della tifoseria non accetta più questa lenta agonia. Perchè se è vero che i tifosi rossoblù negli ultimi decenni non abbiano mai goduto grosse soddisfazioni sportive, d'altro canto ci si infastidisce per quel "potrei ma non voglio" prospettato dalla proprietà. Perchè spesso al timone del Grifone si aveva degli imprenditori con un portafoglio molto asciutto, in questo caso no.
Non più tardi di tre mesi fa, Preziosi è stato inserito da Forbes al 44°posto degli uomo più ricchi d'Italia (con residenza in Italia) con un patrimonio di 1,1 miliardi di dollari.
Liberissimo di gestire a suo piacimento il proprio denaro, ma il tifoso rossoblù si chiede continuamente "perchè?".
Perchè questa gestione con bilanci in grandissima parte in rosso?
Perchè non provare ad investire realmente e cercare di conquistare uno spazio tra le prime 10 in classifica?
I 15 campionati di Serie A consecutivi accontentano solamente i pochissimi adepti rimasti fedeli al Presidente, il Popolo invece chiede la testa (in maniera figurata, si intende) ed un passaggio di consegne a qualcuno che abbia voglia di investire nel calcio e nel Genoa.
Perchè, come già detto, fa rabbia avere capienza e non volerla sfruttare.
Il Presidente dice da anni di voler vendere, e che al suo cospetto si siano presentati solo personaggi poco capienti.
Ma appare assurdo che in altre realtà si sia riusciti a cedere il pacchetto azionario in poco tempo (Fiorentina l'esempio più lampante), mentre qui sembra non esserci mai nessuno all'orizzonte in grado di risollevare il valore sportivo di una piazza storica e passionale come quella rossoblù.
Presidente, ancora una volta la palla è in mano a lei: abbia un sussulto di orgoglio, che da buon uomo del Sud sicuro non le mancherà, ed investa realmente. Altrimenti faccia un gesto che la farà comunque ricordare positivamente dai genoani: si faccia da parte, la nostra storia in un modo o nell'altro continuerà.