Ronaldo aveva da poco siglato il 3-0 ed io giacevo sulla mia poltrona girevole rassegnato di fronte all’indiscussa superiorità dell’avversario. Mancava ancora mezz’ora ed era forte il pensiero: “stasera prendiamo un’imbarcata”. E invece quale feroce trama stava per ordire il destino! Calcio di punizione per il Napoli, cross al centro e Manolas incorna di testa e segna l’1-3. Penso: “forse riusciamo a salvare la faccia”, anche perché, nel frattempo, la Juventus aveva cominciato a calare la sua intensità.
Passa solo un minuto, palla filtrante in area juventina e il neo acquisto Lozano fa 2-3. Abbozzo un timidissimo “gol” ma è quasi un sussurro, sicuramente ora quelli ristabiliranno le distanze. Ancora punizione per il Napoli, ancora cross al centro e una coscia del giovane Di Lorenzo mette nel sacco la palla del 3-3. A quel punto il mio “gooooool” diventa un ripetuto urlo sovrumano che squarcia il silenzio del mio condominio romanista e laziale e per poco non rompo la poltrona sulla quale ero rimasto avvilito fino a pochi minuti prima.
Mancano ancora 9 minuti, “ora la vinciamo pure” comincio ingenuamente a pensare. E invece, quando la lancetta dei minuti sta per cominciare il suo ultimo giro del tempo di recupero concesso, una maledetta svirgolata del nostro gigante nero insacca il pallone proprio nell’angolo sotto la traversa della nostra porta e vanifica la straordinaria rimonta degli azzurri. Resto senza parole e senza pensieri per interminabili minuti. La bellezza e l’atrocità del calcio sta tutta in quell’altalena di emozioni contrastanti.

Maledetta malasorte che ci perseguita ogni qualvolta affrontiamo i bianconeri? La risposta è no. Perché, al di là dello sfortunato episodio finale, la Juventus ci ha dominato in lungo e in largo per un’ora di gioco e, solo quando i bianconeri hanno abbassato la guardia, forse ritenendo acquisito il risultato, il Napoli è riuscito a venir fuori concretizzando una clamorosa rimonta, anche frutto di situazioni di gioco occasionali.

Di fatto quella messa in campo sabato sera allo Stadium è apparsa una formazione scriteriata e senza senso, al di là dello stato di forma ancora carente di alcuni interpreti. Il primo tempo poteva finire 5-1 e non ci sarebbe stato nulla da eccepire, abbiamo subito un primo gol ridicolo con una ripartenza 4 contro 1 da azione di calcio d’angolo a nostro favore e sul 3-3 invece di provare a vincere la partita, approfittando di un fattore psicologico a quel punto tutto a nostro favore, abbiamo concesso nuovamente la metà campo agli avversari gettando così i presupposti per lo sfortunato epilogo.

Sarò felice di essere smentito, ma il 4-2-3-1 su cui si sta intestardendo il tecnico del Napoli non è funzionale alla rosa disponibile. Per adottare quel modulo occorrono due centrocampisti di grande spessore agonistico (con quelle caratteristiche abbiamo il solo Allan peraltro non ancora in condizioni ottimali) e soprattutto occorre il trequartista che gli azzurri non hanno in organico.

Le avvisaglie di una squadra troppo sbilanciata e incapace di essere efficace nella fase di contenimento si erano palesate già a Firenze ed è stato incauto e presuntuoso presentarsi a Torino con lo stesso schieramento tattico.

Questa è una squadra forte con tanta qualità che certamente saprà riprendersi, partendo da quegli entusiasmanti 15 minuti. In fondo basterà mettere in campo gli uomini secondo le loro caratteristiche (Fabian Ruiz trequartista è uno scempio tattico che ne mortifica le eccellenti qualità tecniche).

A fine partita mister Ancelotti ha dichiarato di non essere soddisfatto e che il suo giudizio sulla prestazione sarebbe rimasto negativo anche in caso di parità. Credo ci fosse anche dell’autocritica nelle sue parole. Un ottimo passo, perché migliorarsi passa sempre dall’ammissione dei propri errori e delle proprie mancanze.