Coi tedeschi, diciamoci la verità, i conti in sospeso sembrano non chiudersi mai. Loro, così perfetti, forti, organizzati, capaci, in poco più di mezzo secolo, di risollevarsi da macerie morali e materiali e di assurgere al ruolo di paese egemone di un Europa che unita continua a non essere, ci hanno sempre un po’ guardato come l’Italietta “pizza, mafia e mandolino”.

Un atteggiamento a volte sprezzante che ha sempre investito vari ambiti, compreso quello del pallone.
Le due nazionali, che sono le più titolate a livello continentale con 4 vittorie mondiali a testa, si sono spesso incrociate nelle fasi finali di competizioni ufficiali e, fino a due anni fa, i Panzer le avevano sempre prese. Nella storia di Europei e Mondiali, fino a quel momento, avevamo concesso loro solo pareggi nelle fasi a girone, ma nelle gare ad eliminazione diretta avevamo sempre e soltanto vinto noi.
Quello che appariva quasi un sortilegio per i nostri (diciamolo) antipatici avversari cominciò allo stadio Atzeca di Città del Messico nel 1970: 4-3 per noi dopo due eroici tempi supplementari. Avremmo poi perso malamente la finale del campionato del Mondo contro lo stratosferico Brasile di Pelè, Tostao, Gerson, Rivelino, Jairzinho ecc…, ma quella semifinale sarebbe rimasta epica e, ancora oggi, su una parete di quell’impianto sportivo campeggia una targa commemorativa a celebrare quell’evento “qui si è giocata la partita del secolo”.

Il calvario germanico proseguì nella finale del Santiago Bernabeu del 1982, che vide laurearci per la 3° volta Campioni del Mondo: 3-1 per noi e tedeschi ancora suonati come i briganti di Brema nella favola di Grimm.

Ma l’agonia teutonica conobbe la sua apoteosi nella semifinale di Dortmund del 2006: 2-0 A CASA LORO e, per la quarta volta, saremmo poi saliti sul tetto del mondo nella finale di Berlino contro la Francia di monsieur Zidane.

La storia che si ripete arrivò, quindi, alla semifinale di Varsavia di Euro 2012: 2-1 per noi. Segnò addirittura una doppietta l’ex super Mario Balotelli e tedeschi ancora a casa. Deutschland uber alles? Ma de che!

Ma ogni tradizione è destinata ad interrompersi.
Il 2 luglio del 2016 affrontammo le Sturmtruppen, in terra francese, nei quarti di finale del Campionato europeo e questa volta sembrava davvero DAVIDE contro GOLIA.
E invece l’Italietta tutta grinta e cuore di Antonio Conte che, negli ottavi, aveva rispedito a casa l’evanescente e presuntuoso tiki-taka spagnolo, riuscì a rimediare allo svantaggio maturato ad inizio del secondo tempo e a portare i più forti avversari alla lotteria dei calci di rigore.
“Sta a vedere che gliela mischiamo anche a sto giro”, pensammo tutti prima che cominciassero i tiri dal dischetto. “Questa volta si suicidano” la nostra perfida speranza.

Ma in quell'occasione la presunzione aveva i nostri colori, perché Zaza spedì in curva il proprio rigore dopo una rincorsa che provocò l’ilarità generale e Pellè si concesse il lusso di provare il “cucchiaio” a Neuer, col risultato che il plurititolato portiere tedesco rimase impassibile in piedi e si ritrovò il pallone tra le braccia. Fu Darmian, infine, a sbagliare il rigore decisivo.

Eravamo in terra di Francia e speravamo di cantare: “allons enfants” mutuando i versi iniziali dell’inno transalpino, ma quella volta le jour de gloire fu tutto per i nostri avversari.


A bientot.