Torno a scrivere su questo blog dopo molto tempo, un lasso di tempo lungo in cui di tempo, appunto, ne ho avuto davvero poco.
Questa mattina ho letto l'intervento di Mario Sconcerti sul consueto appuntamento con il "Cappuccino". Nell'intervento di oggi il Dr. Sconcerti si è espresso sulla poca pazienza del tifo juventino nei confronti di Pirlo e della dirigenza, sottolineando l'uguaglianza della platea bianconera a quella delle altre realtà calcistiche italiane.
Non so chi avesse mai messo in dubbio ciò, nel tifo di ogni squadra ci sono tante correnti e la tifoseria più grande d'Italia non credo che possa fare eccezioni. Ad ogni modo, riscontrato l'interesse del Dr. Sconcerti di arrivare a tastare e capire i molti umori e le molte ragioni di una tifoseria così grande e diversificata come la nostra, mi faccio portavoce, senza arroganza, di una fetta abbastanza consistente di questo vasto pubblico, prendendo spunto dal suo intervento.

Il tifo bianconero è assai esteso dal punto di vista dell'approccio al tifo e del modo di tifare, ma anche dal punto di vista geografico e forse l'uno è la conseguenza dell'altro. Perciò da questo punto di vista siamo la tifoseria più eterogenea d'Italia, non solo la più grande. C'è però una fetta di pubblico, a cui io appartengo, che è trasversale, che ho riscontrato su altri blog e canali e che mi ha accomunato nelle opinioni con persone molto diversa da me e tra loro stessi, dal carattere alla provenienza geografica, dall'ambito lavorativo al modo di vedere la vita, ma su una cosa abbiamo concordato pressoché tutti: la Juventus, ormai da anni, ha smesso di fare una programmazione sportiva adeguata e a lungo termine.
Ho sempre pensato che per fare le prime valutazioni su questo progetto Pirlo, si dovessero aspettare almeno le prime 10 giornate di campionato, data la prima volta su una panchina di Pirlo e di altri giocatori giovani provenienti da realtà (con tutto il rispetto) minori e con nessuna esperienza a certi livelli. Ora la decima giornata si sta pericolosamente avvicinando e l'impressione che la Juventus ha dato è di una squadra senza logica, costruita male, senza appunto averla programmata adeguatamente. Pirlo, pur avendo le sue colpe, anche volendo, non può aver fatto questi danni in così poco tempo. Come un iceberg i problemi della Juve vedono i Pirlo solo la punta, sotto c'è altro e questo "altro" ha origini lontane nel tempo. Ci sono alcuni, come il sottoscritto, che da anni, vanno dicendo tutto ciò, che non vedono una programmazione sportiva, acquisti mirati, sostegno tecnico alle idee di un allenatore sul mercato e non saltiamo fuori adesso che le cose vanno "malino", sono opinioni che esprimiamo e andiamo dicendo dal post Cardiff, quando la Juventus h smesso di fare programmazione sportiva. Ci siamo adagiati sui nostri allori, accontentati di un vantaggio in Italia che sembrava incolmabile e abbiamo smesso di voler migliorare e seguire una logica sul mercato e sul campo.
Dopo cardiff negli anni successivi sono arrivati De Ligt e CR7 gli unici giocatori veramente da Juve in questo momento, esclusi loro abbiamo fatto moltissime operazioni sconclusionate, talvolta isteriche. Mi vengono in mente l'andata-ritorno di Bonucci, la cessione di Kean per la plusvalenza per poi tentare di riprenderlo l'anno dopo e adesso sta dimostrando il suo valore al PSG che probabilmente lo acquisterà, PSG da cui noi prendemmo un certo Coman....per fare plusvalenza. La gestione contrattuale di Mandzukic e Khedira, i rinnovi a raffica di Rugani, gli acquisti di altri giocatori non funzionali o con problemi fisici evidenti solo perchè "erano occasioni", ma la cui gestione adesso è problematica (De sciglio e Costa il prossimo anno te li ritrovi). Una gestione estemporanea, superficiale e talvolta iserica dei mercati dal 2018 in poi.
Pirlo è l'ultimo dei responsabili dei problemi della Juventus, perché se in campo vanno giocatori svogliati e senza mordente, il problema è di identità, che di certo non può venire dai giovani appena arrivati come Kulusevski che l'anno scorso lottava per non retrocedere e lo stesso vale per Chiesa. Come si può dire che abbiamo una squadra giovane che deve apprendere velocemente? Chi è che deve trasmetterla questa identità? I grandi assenti sono i leader, i "capitani senza fascia", guarda caso tutti non giovani. Dov'è Chiellini quando non si vince? Cosa fa Bonucci a parte le sue frasettine motivazionali da social? Buffon ormai è quasi solo una mascotte alla Pinsoglio, ma anche Dybala e Alex Sandro, che sono ormai in squadra da tanti anni si sono dimostrati inaffidabili nei momenti bui. Agnelli poi, secondo Sconcerti inarrivabile e intoccabile, non finirò mai di ringraziarlo abbastanza per ciò che ha fatto e per il modo in cui ci rappresenta come juventini, ma può dire quante volte vuole che "arriveranno giocatori da Juve" e che "bisogna dimostrare cosa sigifichi essere della Juventus", ma se non si accorge dei disastri commessi negli anni dai suoi dirigenti è inevitabile arenarsi anche al terzo anno col terzo allenatore diverso. Ronaldo che non parte per Benevento è un fatto grave: se ti stanchi in Nazionale per giocare con Andorra, non puoi sacrificare gli obiettivi stagionali per rifiatare, o meglio lo fai ma dalla panchina e se serve entri. E ieri serviva e come! Sperando non abbia autonomamente deciso di non partire. Si è sempre detto che la Juventus è la tradizione, la mentalità vincente, che vive avanti (LiveAhead), "fino alla fine" e altri slogan che però poi rimangono su carta e sui social, perchè se poi si va in campo smarriti con il Benevento, con il Crotone, con il Verona e se il Barcellona in piena crisi dimostra di avere comunque un'identità più definita della tua e viene a vincere in casa tua senza troppe difficoltà, allora o si sta giocando col fuoco o si è persa la voglia di vincere e tra le due non so cosa sia peggio francamente. Il decimo di fila è solo un altro costosissimo hashtag da sventolare sui social.

Se questo deve essere un anno di transizione lo si faccia capire, lo si accetti e si lavori per un progetto serio e a medio-lungo termine, come hanno fatto il Liverpool, il Bayern e altre realtà, perseguendo un'identità chiara e precisa, facendo seguire i fatti alle parole e non cadendo continuamente in contraddizione. Non puoi programmare di vincere la Champions, ma non puoi nemmeno azzerare ogni programmazione e andando avanti per inerzia. Il rischio è quello di passare da un filotto di successi leggendario allo svuotamento totale della squadra: per il primo servono anni, per il secondo basta un attimo.