C'era una volta Villar Perosa, il romanticismo trasognato dell'Avvocato, l'arguzia di Umberto, il viso sornione di Boniperti. C'erano una volta quelle maglie a strisce bianco-nere, distaccate ed eleganti, quasi ipnotiche.
C'erano una volta Sivori, Charles, il Barone Causio, Roberto Baggio. C'era ovviamente "le ROI" Michel, c'era Gianluca Vialli (e quel pallone portato di forza a centrocampo in Juventus-Fiorentina 3-2 del 1994).
C'erano Zinedine Zidane, Paolo Montero e David Trezeguet.
C'era la Nazionale Italiana Campione del mondo 1982, con in più Platini e Boniek (e senza Oriali e Collovati).

C'era Alessandro del Piero, il Pinturicchio. Che quando è stato messo alla porta ha preferito sparire in Australia, piuttosto che... C'era il ritiro estivo di Chatillon, il vecchio Comunale, il Delle Alpi. 

Poi Calciopoli, la B, i due settimi posti. La convizione di un giovane presidente che pensa "mai più". E allora il futuro: che è fatto di holding internazionali, brand, innovazione, digitalizzazione, mercato comune e globalizzazione.
Lo pensa, lo sogna, lo costruisce Andrea: pezzo a pezzo, riga a riga, mattone a mattone. Alza l'asticella ogni anno, costruisce stadio, centri sportivi, persino un hotel. 
Rinnova il logo della squadra - immediato, fresco e giovane. Poi tocca ai ritiri estivi, itineranti, come gli Harlem Globetrotters nella canicola asiatica. L'anno dopo tocca alle maglie, sempre meno zebrate, sempre più appealing, addirittura una seconda e terza maglia che cambiano ogni anno, nella logica delle squadre multitasking inglesi. 

Riporta la Juventus a livello record: 8 scudetti, coppe Italia, svariati trofei. La maledetta che continua ad essere una chimera non lo fa dormire di notte, Andrea. 

Da una parte l'ancora con il passato, con il giocattolo perfetto di famiglia che ha saputo ricostruire, dall'altra la necessita del mercato di innovare, di primeggiare, di evitare quell'etichetta che i "piccoli" ti hanno affibbiato #finoalconfine. 

Quindi ecco Cristiano, che funge anche da pifferaio di Hamelin per altri campioni che vengono rastrellati con contratti astronomici (de Ligt, Rabiot, Ramsey) in una logica di panchina lunga che ricorda molto il magnifico Milan di Capello dei primi anni Novanta (con Van Basten, Papin, Savicevic, Boban, Desailly, Laudrup etc tutti insieme).

Parallelamente un progressivo distacco non solo con il passato "remoto" ma anche con quello recente (vero, Beppe Marotta?) e una ristrutturazione societaria che punta al found raising esplorando fette di mercato, quali il merchandising o la brandizzazione della squadra (Juventus Corners e Shops in tutto il mondo - tazze, penne e ogni genere di gadget della Juventus). Lo stesso metodo che utilizzano le franchise itineranti dell'NBA o dell'NFL. 

La sensazione di essere ormai proiettati più in un ottica internazionale che tiene in considerazione molto anche il marchio Juventus oltre che l'aspetto sportivo.

Questo fatto dovrà essere compreso da tutti gli Juventini che dopo questo strano avvio di stagione masticano amaro, specie i più ancorati alla tradizione. Perfino Maurizio Sarri ha espresso perplessità sulle nuove divise. Seppur la prima, con quella striscia impercettibile rosa, ci rimanda alla prima storica divisa della Juventus Football Club. 

Io personalmente, se chiudo gli occhi non riesco ad immaginarmi Michel Platini con la maglia bianco-rossa vista a Firenze, né Gianluca Vialli né Alessandro del Piero.
Dicevano, la Juve resta. Ma resta, qualcosa, di quella meravigliosa epopea? O - meglio - per quanto resterà la traccia di questa juventinità antica, prima che la logica di mercato si inghiotta tutto? 

Certo il divario commerciale tra Juventus e resto d'Italia (fa eccezione l'inter, ormai gestito con logiche simili, Milan Roma si stanno muovendo) e le altre società, gestite ancora in maniera forse più tradizionale. In Inghilterra, per citare un caso, persino le squadre di seconda divisione hanno un loro stadio di propietà. 

Presto - a mio avviso - il progetto ECA di una superlega sarà molto più che una fantasia (lo hanno capito Zhang che presto farà lo stesso con la migliore Inter degli ultimi anni e gli americani, che si stanno facendo largo tra Venezia, Milano, Firenze e Roma) ed allora i diritti TV (e streaming) probabilmente saranno appannaggio dell'emittente privata (ipotizzo) JuveTV.

E solo per chi non si adatta vi sarà realmente un #finoalconfine. 


P.S. I ragazzi che sono cresciuti (come i miei figli) con YouTube vadano a rivedersi (per non tornare troppo indietro nel tempo): i gol di Alessandro del Piero contro Borussia Dortmund (1-3; 1995); Lazio (3-4; 1994/95) e Fiorentina (3-2; 1995), il gol di Pavel Nedved contro il Real Madrid (3-1; 2002/2003) e una miscellanea varia di Zidane, Platini etc. 
Per non dimenticare da dove veniamo e cosa siamo (stati?).