Domenica dopo la conclusione dell'ottava giornata ci sarà la seconda sosta per la Nazionale. Un'agonia, una preoccupazione, qualcosa da passare in fretta, possibilmente indenni. Se ne farebbe volentieri a meno, che siano amichevoli, Champions CUP o qualificazioni europee.

La nostra nazionale sta toccando i minimi storici, priva di talenti, con un ciclo da far ripartire in fretta, poche idee e confuse. Lo stesso allenatore Mancini, per adesso ingiudicabile, sembra essere lì per caso, dove la federazione avrebbe voluto Ancelotti anche solo per il palmares.
Vedere gli azzurri non interessa più a nessuno, meglio dedicarsi ai propri coliri sociali, con le squadre infarcite di talento. Gli ascolti tv sono ai minimi storici, gli infortuni dietro l' angolo e tutto quello che era formalità adesso è un passo dolomitico da scalare.

I pochi giocatori di talento, Chiesa, Bernardeschi o Donnarumma, sembrano impotenti di fronte alla forza di un avversario qualunque. Nessuno ci ha mai spiegato un progetto e organizzato il sistema nazionali come dovrebbe.
Ogni sosta l'italiano medio spente la tv e si dedica ad altro, l'inno di Mameli non ha lo stesso valore di quando eravamo campioni. Sempre italiani siamo, ma stare vicino a questa nazionale non è facile, non riesce a farsi amare, a rendersi simpatica.

Per ripartire avrebbe bisogno dell'appoggio di tutti noi, nelle difficoltà  il popolo deve stare ancora più vicino ai suoi ragazzi, inesperti che devono maturare.
Tutti per uno, uno per tutti, basta piangersi addosso, lavoro e sudore, l'agonia deve diventare la molla per far ricredere gli scettici. Tutti dai vertici al ct, dovranno metterci del loro per riportarci dove meritiamo, dimostrando che le scelte fatte non sono un ripiego ma le migliori possibili.
Già col mancato mondiale in Russia abbiamo pagato a caro prezzo le scelte scellerate precedenti. La sosta deve diventare il momento per tifare Italia, senza differenze di colori o città per sognare una notte mondiale.