Il calcio è lo sport più bello del mondo: numerosi modi per toccare il pallone, per inventare una giocata, per dare effetto alla sfera. Molte volte il campione di turno si inventa un gol meraviglioso e noi spettatori sgraniamo gli occhi dicendo: "che spettacolo!".

Già, uno spettacolo. Peccato che il protagonista principale di questa manifestazione non sia più, come una volta, il pallone e le traiettorie a questo imposte da un calciatore, bensì l'atleta stesso. Ecco una serie di stereotipi individuabili su un campo da calcio che rendono un giocatore di calcio un vero e proprio calciATTORE. 

1. L'acconciato a tema: ieri rosso in onore alla maglia, oggi variegato ispirato alla propria bandiera, domani rasato per festeggiare una ricorrenza. Ormai sul campo se ne vedono letteralmente di tutti colori e di tutti i tagli. A volte i cambiamenti sono talmente repentini e drastici da rendere irriconoscibile un calciatore. Prima era solo Taribo West a far parlare di sé per i suoi capelli e, poco dopo, la chioma bionda di Ibrahim Ba. Oggi vedere Bonucci biondo e Dybala argento non fa neanche più scalpore.

2. Il cascatore: famosissimo, anche in epoca Var. Ma gli appartenenti a questo stereotipo si ricoprono ormai solo di ridicolo: tripli salti carpiati che neanche Tania Cagnotto. Ok conquistarsi un fallo, ma perché esasperare gli animi in campo accentuando contatti veniali? Alla fine a rimetterci sarà proprio il cascatore, che si farà un nome, e nemmeno gli arbitri gli crederanno più. Dalla serie "al lupo al lupo...". Neymar docet.

3. L'esibizionista: la rete si gonfia e via la maglia per esultare; addominali e pettorali in bella mostra davanti agli obiettivi. L'esibizionista vuole far gol per mostrare il meglio di sé: i muscoli. Certo che non tutti se lo possono permettere: chi ricorda Sodinha, il calciatore grasso??

4. L'esultatore: ne abbiamo viste di ogni tipo, dai primitivi vogatori ai cani in marcamento di territorio. Anche la moda dell'esultanza si è evoluta, tanto da creare delle vere e proprie tendenze: la "Dybala mask", la "Pogba dance" e la "Fortnite" di Griezmann. Perché lo spettacolo oramai è oltre il calcio...

5. Il messaggero divino: il calciATTORE credente, che punta le dita al cielo dopo un gol, mostra la maglia "I belong to Jesus" o fa il segno della croce tre o quattro volte di fila. Ma la religione non è un fatto privato? E dove finisce la propria credenza e inizia la scaramanzia?

6. Il protestante: lo stereotipo che nega l'evidenza, reiteratamente, anche dopo le irreversibili decisioni arbitrali. Il classico teatrino di chi non si arrende all'ovvio e con i propri atteggiamenti si crea alibi inaccettabili. Un tempo era Cassano, oggi tutti braccia larghe e mani alzate, contestando le decisioni del fischietto, perché protestare, ormai, fa parte del gioco. 

E a voi? Quale altro stereotipo di calciattore vi viene in mente?