La federazione argentina può anche smentire, a parole, le voci sulla presa di posizione della Seleccion che però ha dimostrato di aver “esonerato”, nei fatti, il pittoresco (e pitturato) commissario tecnico albiceleste.

Messi e gli altri senatori hanno scelto, con ogni probabilità, la formazione anti-Nigeria palesando senza ritegno alcuno, soprattutto all’alba del secondo tempo, l’estromissione di Sampaoli dalla guida tecnica della squadra. È attorno alla pulce e a Mascherano che i giocatori argentini hanno fatto capannello prima del fischio di iniziò del secondo tempo come se Messi fosse... il Messia.

Di fatto l’Argentina non ha offerto una prestazione fantastica, tutt’altro, dimostrando soprattutto di essere una squadra debole mentalmente, subendo le sfuriate nigeriane dopo il pareggio subìto. Inoltre sono forse proprio alcuni senatori il problema di una nazionale spenta che ha come schema principe (quasi unico): palla a Messi e vediamo cosa succede.

Mascherano non è più il Mascherano di Barcellona, gli anni passano per tutti e Higuaín è il solito Pipita che si nasconde  giocando benino di sponda ma ciccando le conclusioni decisive sottoporta. Senza considerare il crollo fisico di alcuni elementi, come Di Maria che hanno di fatto esaurito la benzina fin troppo presto.

Messi, proprio lui, dopo essersi scrollato di dosso la pressione del gol, splendido, avrebbe potuto e dovuto fare di più, ma siamo sempre alle solite, è la copia sbiadita del Messi barcelloniano che giostra attorniato di giocatori sublimi.
Le pressioni della nazionale gli fanno male e sembra sempre che la pulce giochi con l’ombra di Maradona attaccata addosso.
Maradona vinceva quasi da solo in un periodo in cui in calcio era meno tecnica e tattica e più genio e sregolatezza. I giocatori che vincono da soli le partite e i mondiali non esistono più, ma ora è lui, Messi, che deve prendersi la responsabilità di guidare la propria squadra più in là possibile e chissà, in questo campionato mondiale più strano di sempre magari portarlo sul tetto del Mondo, cancellando tutte le abbuffate di delusioni fin qui maturate con l’albiceleste e regalandosi all’ultima curva della sua avventura mondiale il trofeo più ambito da ogni giocatore.