La tempesta è passata. O almeno lo spero. Perché di rivivere le pessime sensazioni dello scorso anno non ho voglia: ho asciugato a fatica le lacrime dopo la sconfitta con il Dnipro, in fondo avevo accarezzato per un anno l'idea di vincere un trofeo europeo. Poi niente. E immaginate la delusione quando, dopo la sconfitta con la Lazio, il Napoli perse il treno per la Champions e Benitez scappò al Real. In quei momenti pensavo: "Cosa ne sarà di questo Napoli?", sperando di non incappare in una stagione da 5° o 6° posto. Poi Sarri. E il resto è noto. Per questo l'ira si impadronisce di me quando sento parlare di una stagione buttata, di Sarri provinciale e di "barca che affonda". Perché adesso, se si fossero realizzate le previsioni dei saccenti e gli allenatori da bar, staremmo lottando con la Fiorentina per un posto in Europa. Invece siamo diventati Campioni d'inverno, abbiamo lottato per lo Scudetto fino ad aprile, dovendoci inchinare a una Juve irraggiungibile. Perché, vincendole tutte da qui alla fine, il Napoli toccherebbe quota 85 punti, di solito utili per vincere il titolo. Nessun rimpianto, insomma, ma la consapevolezza che si è fatto il massimo e che si è stati battuti per meriti degli avversari e non per demeriti propri. Sono fiero di Sarri, sono fiero di tutti i calciatori, delle emozioni e delle sensazioni che mi hanno fatto provare quest'anno. Nessun rimpianto, nessuna delusione. Ora sotto con la Roma, poi le ultime partite da vivere tutte d'un fiato per raggiungere di nuovo la Champions e tornare a sentire quella musichetta dopo quasi due anni. E onore alla Juve per lo Scudetto. Magari ci proveremo l'anno prossimo.