Quando si parla di derby di Milano, i nomi che vengono subito in mente sono i soliti: Maldini, Zanetti, Shevchenko, Ronaldo, Rivera, Mazzola, Meazza… Elencare il numero di fenomeni che hanno calcato il prato di San Siro e hanno lasciato più di una volta il segno nei derby della Madonnina richiederebbe una quantità di tempo spropositata. Tuttavia, c’è chi è riuscito a entrare nel cuore dei tifosi rossoneri e nerazzurri grazie a una giocata, un gol e poi è sparito. Chi ha ottenuto quei famosi 15 minuti di celebrità, decantati da Andy Warhol, e poi è svanito in qualche categoria minore. Data la mia giovane età, mi soffermerò sui derby dell'ultimo ventennio calcistico e su quei nomi insoliti, a tratti assurdi, comparsi sul tabellino dei marcatori della stracittadina milanese.

11 maggio 2001 - E quella data non la scorda più nessuno, recita un famoso coro della curva rossonera. Sicuramente, non la scorderà facilmente Gianni Comandini, ex attaccante classe 1977, cresciuto nelle giovanili del Cesena e arrivato al Milan nell'estate del 2000. Dopo aver guidato il Vicenza alla promozione in Serie A, realizzando 20 gol nelle 34 giornate di campionato, si trasferisce a Milano per una cifra intorno ai 20 miliardi di lire, andando a rafforzare l'attacco rossonero composto da Andriy Shevchenko e Oliver Bierhoff. Dopo un buon inizio di campionato, la squadra guidata da Alberto Zaccheroni subisce un calo verso il mese di dicembre che costerà la panchina al tecnico emiliano, sostituito dalla coppia Cesare Maldini-Mauro Tassotti. Il Milan arriva al derby di maggio dopo aver raccolto una sconfitta in casa del Perugia per opera di Zisis Vryzas, autore di una doppietta. Tutti i veri tifosi milanisti ricorderanno facilmente il risultato di quel derby: un netto 6-0 ad opera di Shevchenko, Giunti, Serginho, ma soprattutto Gianni Comandini. Fino ad allora l'attaccante cesenate ha collezionato pochissime presenze a causa di una forma acuta di lombalgia e un solo gol nel preliminare di Champions League contro la Dinamo Zagabria. L'ex Vicenza trafigge due volte Sebastian Frey in poco meno di 20 minuti, lasciando a bocca aperta i tifosi rossoneri. È l'unico lampo dell'attaccante con la maglia rossonera. La società lo cede all'Atalanta la stagione successiva per circa 30 miliardi di lire, dove colleziona poco più di 50 presenze, una decina di gol e due prestiti, al Genoa e alla Ternana in Serie B. A causa degli infortuni, Comandini si ritira all'età di 29 anni e torna nella sua Cesena, spogliandosi delle vesti di calciatore e indossando quelle del disk jockey. Un curioso epilogo per un attaccante dannato.

Periodo di transizione
– Per i tifosi rossoneri la stagione 2012-2013 non inizia con i migliori presupposti. Lo scorso maggio hanno dovuto assistere all’addio in massa dei senatori Nesta, Gattuso, Seedorf e Inzaghi e in estate alla cessione di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic, entrambi al PSG. Dopo un inizio altalenante, grazie ai gol di El Shaarawy, Pazzini e del nuovo arrivato Balotelli, il Milan coglie una sofferta qualificazione alla prossima Champions League con una rocambolesca vittoria in casa del Siena. Va molto peggio ai cugini interisti, che concludono il campionato al nono posto, ma da imbattuti in entrambi i derby stagionali. Dopo aver perso il derby di andata grazie a un gol di Walter Samuel, il Milan cerca la rivincita il 24 febbraio 2013. I rossoneri passano in vantaggio grazie all’ennesimo gol del faraone El Shaarawy, ma vengono raggiunti incredibilmente al minuto 71’ da un colpo di testa di Ezequiel Schelotto, lasciato inspiegabilmente solo da Mexes in area di rigore. Il centrocampista argentino con origini italiane arriva all’Inter dall’Atalanta durante l’ultimo giorno del mercato di riparazione. Il gol nel derby è l’unica nota di merito del centrocampista ex Cesena e Catania. Dopo solo sei mesi in maglia nerazzurra, El Galgo passa in prestito prima al Sassuolo, poi al Parma e infine al Chievo. Il 31 agosto 2015 rescinde ufficialmente il contratto con l'Inter. Dopo due anni allo Sporting Lisbona, passa al Brighton, che lo cede in prestito a gennaio al Chievo Verona, dove colleziona un infortunio al ginocchio destro nella partita contro il Torino. Non segna in una partita ufficiale dal 2014, quando indossava la maglia del Parma. Poco altro da aggiungere.

Dalla Romania con troppo furore
- Dopo la batosta incassata l’11 maggio 2001, l’Inter ha l’occasione di rifarsi nella stagione successiva. Non è così. Il 21 ottobre 2001 va in scena il derby della Madonnina numero 182. Il Milan, fresco degli acquisti di Inzaghi, Rui Costa e Pirlo (quest’ultimo in arrivo proprio dall’Inter), si sbarazza dei cugini interisti grazie a un perentorio 4-2. Nel tabellino dei marcatori, accanto a Sheva e Inzaghi, compare al minuto 64 un certo Cosmin Contra. L’attuale allenatore della Romania arriva in rossonero l’estate del 2001 dal Deportivo Alaves, con il quale gioca una finale di Coppa Uefa, persa 5 a 4 contro il Liverpool. Contra è un buon laterale destro di centrocampo e difesa, abile con entrambi i piedi, dotato di un buon tiro. Al Milan colleziona 29 presenze e 3 gol, uno, bellissimo, nel derby sopracitato, con una fucilata dai 25 metri che si insacca all’incrocio dei pali. La sua permanenza al Milan dura soltanto un anno, a causa di un carattere troppo fumantino. Di lui i tifosi rossoneri ricordano poco, se non la rissa clamorosa con Edgar Davids durante il trofeo TIM 2002. Chiude la sua carriera fatta di alti e bassi, complice anche gli infortuni, in patria, al Timisoara, dopo le esperienze in Spagna con Atletico Madrid e Getafe. Inizia la sua carriera da allenatore nel 2010 e dal 2017 guida la Nazionale rumena.

L'anno anonimo - La stagione 2014-2015 è un disastro per Milan e Inter. I rossoneri, guidati da Pippo Inzaghi, alla prima esperienza come allenatore, chiude il campionato al 10° posto, a 35 punti dalla Juventus campione d’Italia e a 17 dal primo posto utile per la Champions League. Non va molto meglio ai cugini nerazzurri, che chiudono la stagione all’ottavo posto, con 3 punti di vantaggio sul Milan. Il 23 novembre 2014 va in scena il derby di andata. Non puoi aspettarti una grande partita quando, fra convocati e titolari, figurano giocatori come Essien, Muntari, Van Ginkel, Armero da un lato e Dodo, Kuzmanovic, Obi, M’Vila dall’altro. Nonostante ciò, a salvare l’Inter da una sconfitta per mano di Jeremy Menez, ci pensa proprio Joel Obi con un rasoterra mancino a incrociare a fin di palo. Joel Obi è un centrocampista nigeriano classe 1991, prodotto del vivaio dell’Inter. È il classico esterno di centrocampo, rapido, dotato di un discreto dribbling e un piede tutt'altro che memorabile. Con la maglia neroazzurra, in quattro anni, colleziona 50 presenze e 2 gol, uno, a sorpresa, proprio nella partita più importante per un tifoso nerazzurro. Passa al Torino nell’estate del 2015 per circa 2 milioni di euro, giocando una cinquantina di partite con i colori granata e andando a segno sei volte. Dopo 3 anni sotto la Mole, si trasferisce al Chievo Verona, che, dopo 18 mesi, lo spedisce in prestito ai turchi dell’Alanyaspor dove si infortuna e gioca solo due gare in sei mesi. Tornato al Chievo, è attualmente impegnato nel campionato di Serie B con la maglia gialloblù. A meno di incredibili colpi di scena, resterà questo il punto più alto della carriera del centrocampista africano.

Il derby di Milano è da sempre luogo di grandi colpi di scena, proprio come quelli descritti in questo articolo. Chissà se Giampaolo o Conte saranno fortunati come i loro predecessori e pescheranno la carta a sorpresa in grado di cambiare le sorti della gara. Non ci resta che aspettare le 20:45 e il fischio d’inizio dell’ennesimo capitolo di questa saga milanese.