Sono le 22:53 di un'altra domenica all'insegna di calcio e pranzi esagerati e, disteso sul letto, ancora rosso di rabbia, cerco le parole per descrivere l'ennesima, indecorosa, meritata sconfitta del Milan, la quarta stagionale dopo solo sei giornate di campionato. Faccio una gran fatica a scrivere qualcosa: scrivo, cancello, ri-scrivo, ri-cancello. Stavolta la botta è stata bella forte. Il Milan di Giampaolo compie un altro passo indietro, o un altro passo avanti verso il precipizio, a seconda dei punti di vista, ed esce da San Siro con le ossa rotta grazie alle tre sberle ricevute da Ribery e compagni, cosparso dai roboanti fischi dei tifosi. Quanto visto a San Siro stasera è la replica di uno spettacolo sconcertante che si trascina avanti da tanti anni, pregno di attori miseri guidati da un capocomico allo sbaraglio sotto gli occhi di una compagnia teatrale inesperta.

Il Milan esce dal campo dopo essere stato travolto sotto ogni aspetto, fisico, tecnico, mentale, dalla Fiorentina di Vincenzo Montella. Quel Vincenzo Montella che fino a un anno e mezzo fa sedeva sulla panchina di un altro disastroso e disastrato Milan, che concluse il campionato al 6° posto dopo l'arrivo in panchina di Rino Gattuso. All'epoca, in campo, c'erano Suso largo a destra, Kessie a centrocampo, Calhanoglu con il numero 10 sulle spalle. Stasera, in campo, c'erano Suso largo a destra, Kessie a centrocampo, Calhanoglu con il numero 10 sulle spalle. Cambiano gli allenatori, cambiano persino le società, ma restano i soliti guai sul campo da gioco. 

Kessie e Calhanoglu sono attualmente due palle al piede per il Milan. Sono evanescenti, inconcludenti, pigri. Ogni azione passa da loro e finisce con loro. Non son bastati due anni di Milan per capire che, forse, questi due non sono effettivamente da grande squadra? Discorso simile per Suso. Giampaolo l'ha incensato durante tutta la tournée americana, ha bloccato a tutti i costi la sua cessione e Suso, dal canto suo, lo ripaga offrendogli la peggiore stagione da quando veste i colori rossoneri. Si è discusso anche troppo di questo giocatore monotono, vanesio e discontinuo. Forse andava spiegato a Giampaolo che guardare video come 'Top 10 giocate di Suso nel Milan' su YouTube non è il modo migliore per valutare un giocatore. Forse sarebbe stato meglio non affidarsi solo ai numeri, tra l'altro impietosi da un anno a questa parte, ma basarsi anche sull'atteggiamento mostrato in campo dallo spagnolo durante questi mesi.

Fa rabbia vedere che dall'altro lato del campo c'è un signore di 36 anni che in un ruolo simile a quello di Suso dà spettacolo per tutta la partita. È impossibile non rimanere esterrefatti di fronte alle giocate di Frank Ribery, autentico trascinatore della Fiorentina da inizio campionato. Il francese prima sperimenta l'attraversamento dei corpi, sgusciando fra Romagnoli e Musacchio nell'azione che porta al primo rigore per i Viola, poi, nel secondo tempo, manda al bar Calabria e Duarte e trafigge Donnarumma.

Tutti in piedi, me compreso dal divano di casa, per questo FENOMENO. Uno che, dopo aver vinto tutto con il Bayern Monaco, si trasferisce a Firenze in una squadra che ha raggiunto lo scorso anno la salvezza all'ultima giornata, la prende per mano e distrugge l'armata Brancaleone rossonera. Qui non è più questione di classe, è questione di assumersi responsabilità, di tirare fuori gli attributi, gli huevos di cui parlava Simeone nell'andata di Atletico Madrid-Juventus della scorsa stagione. Nel Milan nessuno può indossare le vesti di trascinatore. Nessuno. Forse quest'estate sarebbe stato meglio andare a fare due chiacchiere con l'agente di Frank Ribery per pianificare un suo trasferimento a Milano, piuttosto che ascoltare le folli richieste di rinnovo del contratto dell'agente di Suso. 

In tutto questo mister Giampaolo è inerme, già privo di forze e, soprattutto, di idee. Dopo il secondo rigore concesso alla Fiorentina, la telecamera lo coglie intento a fissare il tabellone del punteggio, affranto, in attesa della fine di questa ennesima disastrosa prestazione dei suoi. Dopo sei giornate di campionato Giampaolo è già davanti a un bivio. Ad essere onesti lo è già da un paio di giornate. Stasera i fischi dello stadio, indirizzati a società, allenatore e squadra, hanno lanciato un segnale piuttosto chiaro: la pazienza è già finita. Sabato prossimo si ritorna nella sua Genova, sponda rossoblù. Di fronte potremmo ritrovarci di fronte nientemeno che Rino Gattuso, contattato da Preziosi per sostituire Andreazzoli sulla panchina del grifone. Potrebbe essere proprio Rino a far cadere la spada di Damocle che pende sulla testa del nostro tecnico. Sorrido.
Destino befferdo, caro mister.