Nonostante la vittoria ottenuta in rimonta con il Genoa, il destino di Marco Giampaolo sulla panchina rossonera sembra segnato. A distanza di quattro mesi dal suo ingaggio, il tecnico di Bellinzona non è stato in grado di dare un’impronta alla squadra e l’ennesimo stravolgimento tattico visto con i rossoblù è la dimostrazione lampante della confusione e della tensione che albergano nella testa del mister dall’inizio del campionato. Il Milan appare privo di idee, scarico, incapace di creare una trama offensiva veloce e in grado di impensierire le difese avversarie, inerme di fronte al crollo verticale di giocatori fondamentali nella scorsa stagione come Piatek, Suso e Kessie. Dopo sette giornate di campionato, merito anche dell’imminente sosta per le nazionali, la dirigenza rossonera sembra essere giunta alla conclusione che l’esonero dell’ex tecnico blucerchiato sia l’unica soluzione efficace per risollevare una stagione che sembra già compromessa.

Immediatamente, è partito il toto-nomi su chi possa effettivamente essere in grado di raccogliere questa squadra disastrata e condurla almeno fino al termine di questa stagione. I nomi sono sostanzialmente quattro: Luciano Spalletti, Rudi Garcia, Claudio Ranieri e Stefano Pioli.

La domanda sorge spontanea: ne vale la pena? Vale la pena puntare per l’ennesima volta su allenatori di caratura media e con un palmares pressoché vuoto? In questi anni, i tifosi hanno assistito a un walzer di allenatori o presunti tali che ha portato sulla panchina rossonera nell’ordine, Clarence Seedorf, Pippo Inzaghi, Sinisa Mihajlovic, Cristian Brocchi, Vincenzo Montella, Rino Gattuso e Marco Giampaolo. Cosa accomuna questi tutti questi allenatori? Il fatto di non aver mai allenato una squadra di livello come il Milan. Nel totale, questi sei allenatori possono vantare un solo trofeo, una Supercoppa Italiana, vinta, tra l’altro, da Montella sulla panchina del Milan. Come si può pensare di puntare alle zone alte della classifica se a guidare i nostri giocatori non vi è un allenatore vincente, abituato a lavorare sotto pressione e in possesso del carisma e delle doti di un grande allenatore? 
Mi chiedo quale decisivo e prorompente cambio di rotta può portare Claudio Ranieri, la cui ultima esperienza è quella di traghettatore della Roma nella scorsa stagione, o Stefano Pioli, l’allenatore dimissionario della Fiorentina nella passata Serie A. C’è veramente qualcuno che crede che Rudi Garcia o Luciano Spalletti, entrambi attualmente appiedati dopo le esperienze tutt’altro che perfette con Marsiglia e Inter, possa guidare il progetto Milan per più di qualche mese?

C’è bisogno di una svolta netta, come quella avvenuta in casa Inter l’estate scorsa. I nerazzurri hanno deciso di lasciarsi alle spalle allenatori come Stramaccioni, De Boer, Mazzarri, Pioli e Spalletti per puntare su un assoluto fenomeno come Antonio Conte. In casa Milan è il momento di voltare pagina e capire quanto sia improduttivo affidare la squadra ad allenatori che non sono all’altezza del blasone del Milan.


Ecco che spunta fuori il nome di Massimiliano Allegri, unico allenatore di spicco attualmente disponibile, fermo ai box dopo ben cinque scudetti di fila alla guida della Juventus. Il tecnico livornese ha già allenato la squadra rossonera, vincendo anche uno scudetto nel 2011, l’ultimo prima del dominio bianconero, e ha più volte rimarcato il desiderio di ritornare su quella panchina che l’ha consacrato come uno dei migliori tecnici del panorama italiano.
È necessario mettere da parte l’idea del bel gioco e andare dritti al sodo, fare più punti possibili per il resto del campionato, e, in questo ambito, Allegri è un maestro. Più volte criticato dalla tifoseria bianconera per un gioco poco entusiasmante, il tecnico toscano ha sempre centrato gli obiettivi stagionali, collezionando undici trofei con la Juventus e sfiorando per ben due volte la Champions League. Allegri non è certo il primo arrivato: è un allenatore con la schiena dritta, che ha avuto modo di misurarsi con fenomeni del calcio moderno e di gestire situazioni spinose all’interno dello spogliatoio bianconero, fra tutte il caso Bonucci, dimostrando sempre di aver fatto la mossa giusta per il bene della squadra.

È innegabile che sarà molto complicato convincere Allegri nel buttarsi in questa avventura in cui ha molto da perdere, ma, fossi in Boban o Maldini, giocherei sul legame affettivo che lega ancora il tecnico ex Cagliari ai colori rossoneri e intimerei il fondo Elliott a preparare un contratto pluriennale a sette cifre. È tuttavia necessario ristabilire l’ordine e le gerarchie all’interno dello spogliatoio rossonero. C’è bisogno di una figura forte, che non si faccia intimorire e non vada nel pallone alle prime difficoltà, che sappia affrontare la svogliatezza e la poca fame di vittorie di alcuni giocatori, che sbatta in tribuna chi non merita questa maglia e che non elogi a fine partita chi ha giocato male.

Massimiliano Allegri è una figura indispensabile per questo Milan, un punto preciso e netto da cui rimonciare, la punta di diamante intorno a cui poter mettere delle basi solide per la rinascita del Diavolo.
È il momento di tagliare i ponti con il passato, scegliere il meglio per il Milan e smetterla con queste operazioni scapestrate votate al risparmio e basate sulla speranza che un allenatore normale possa trasformarsi in un maestro di calcio.
Corriamo ai ripari prima che sia troppo tardi, prima di affidare le chiavi dello spogliatoio all'ennesimo allenatore non all'altezza, prima di abortire l'ennesimo progetto di questo povero vecchio Diavolo.