Domenica 3 Novembre 2019. Ore 23:00

Stefano: Dottore, sono sempre io. Ho bisogno del suo aiuto. Ecco, io preferirei parlarne a quattr’occhi. Credo di essere sull’orlo di una crisi di nervi e avrei bisogno del suo parere. Possiamo fissare un appuntamento?

Dottore: Stefano, sa bene che non è facile organizzarsi in così poco tempo. Data l’urgenza, potremmo vederci in serata, verso le 21. Preferisce martedì o mercoledì?

S: Dottore, lei così infierisce. Lo sa bene che da anni ho il martedì e il mercoledì sera completamente liberi. Lo sa che quest’anno ho libero anche il giovedì sera? Dottore, non siamo mica nel 2000. Quindici anni fa avrei sicuramente declinato il suo invito. D’altronde, quindici anni fa, non l’avrei nemmeno contattata. Che anni quelli, dottore. Se li ricorda? In continua lotta con Juventus e Inter in Italia, poi in Europa a fare da padroni. E che squadra avevamo, dottore? Fuoriclasse, palloni d’oro. Sì, ogni tanto arrivava qualche schiappa, ma si può sopportare ogni tanto un Digao se in campo c’è Kakà, o no?

D: Stefano, abbiamo già fatto questo disc…

S: Dottore, se la ricorda la Champions del 2003? Prima l’Inter in semifinale e poi la Juventus in finale. Che annata, che partite. Dottore, la sa una cosa? Secondo me, Roque Junior non era poi così ma…

D: Ci vediamo domani mattina, alle 9, nel mio studio.

Lunedì 4 Novembre 2019. Ore 9:00

S: Dottore, io non capisco. Dobbiamo tornare in Champions League e siamo già a otto punti dal quarto posto. Lo spogliatoio? Completamente sfasciato. Abbiamo puntato tutto su un fantomatico maestro del calcio e l'abbiamo esonerato dopo due mesi. E una squadra da 500 milioni di euro è in mano alla controfigura di Padre Pio. Mi dica lei.

D: Stefano, lei è troppo duro. Sa benissimo che il tempo è la miglior cura.

S: Dottore, le posso confidare un segreto? Io guardo il Milan e vedo Robert de Niro.

D: Mi scusi?

S: Sì, lo vedo ovunque. In campo, sugli spalti.

D: Lo vede spesso?

S: Continuamente. Ecco, le faccio un esempio. Attualmente, il Milan è Mike Vronsky, il protagonista del film "Il cacciatore". Se lo ricorda? Mike è un cacciatore infallibile, uccide i cervi dei boschi della Pennsylvania al primo colpo. Da lì a poco deve abbandonare la sua città per partecipare alla guerra in Vietnam dove viene rapito dai Viet Cong, che lo torturano e lo costringono a partecipare alla roulette russa. Dopo una serie di peripezie, Mike riesce a tornare in patria e al suo hobby preferito. Durante una battuta di caccia, però, con un cervo sotto tiro, Mike rimane immobile, incapace di colpire la preda, nonostante la posizione favorevole. La sua anima e il suo cervello sono segnati dagli episodi dolorosi del Vietnam. Questo è il mio Milan. Siamo cacciatori senza mira, senza anima, senza passione. Fatichiamo con chiunque ci si presenti davanti, come se questi anni difficili avessero cancellato il nostro talento e i nostri punti di forza. Mi capisce, dottore?

D: Sì, più o meno. E sugli spalti cosa vede?

S: Sugli spalti ci sono diverse versioni di Robert de Niro.

D: Si spieghi meglio.

S: Fortunatamente la maggior parte dei tifosi rossoneri è come Jake La Motta, il toro scatenato di Martin Scorsese. Dottore, impossibile dimenticare la scena del combattimento con Sugar Ray Robinson. Iconico il primo piano sul volto tumefatto del pugile che, alla fine dell’incontro, si avvicina all’avversario e gli dice che, nonostante la sconfitta e i violenti colpi incassati, lui non è andato al tappeto, è ancora in piedi. Noi tifosi incassiamo, ma non ci arrendiamo, dottore. Quanti si sarebbero rialzati dopo il gol di Brignoli all’ultimo minuto? Pochi. Quanti avrebbero resistito a questi continui cambi in panchina? Pochi. Quanti avrebbero resistito a questa serie di anni ingloriosi? Pochi. Glielo dico io.

D: Vada avanti.

S: Vede, altri tifosi, invece, sono come Al Capone ne “Gli intoccabili”. Li immagino mentre si rivolgono a Gazidis e recitano «Ma vattene, non sei niente, sei solo chiacchiere e distintivo! Chiacchiere e distintivo!». Pensano di essere circondati da persone incompetenti, ipocrite e che remano contro il bene del Milan e di essere loro i veri salvatori della patria, quelli in grado di far quadrare i conti, di schierare la formazione migliore. La verità è che sono loro il vero male del Milan, questi falsi predicatori del calcio moderno ricoperti di spocchia e incompetenza.

D: E lei invece? Chi è? Cos’ha fatto in tutti questi anni?

S: Sono andato a letto presto.

D: Sergio Leone?

S: Sergio Leone. Dottore, io ho paura di finire la pazienza e abbandonare la mia squadra. Ho paura di voltare le spalle alla mia squadra del cuore o, peggio ancora, tradirla. Sono anni che si parla di rifondazione, nuovi progetti, nuovi stadi, nuovi obiettivi, ma il risultato è sempre lo stesso. E se alla fine cedessi? E se alla fine mi trasformassi in Louis Gara, il braccio destro di Jackie Brown? Se lo ricorda? Quello che uccide la ragazza bionda nel parcheggio perchè stanco delle sue prese in giro. Se fosse davvero tutta una presa in giro? Dottore, secondo lei, riuscirò a guarire?

D: Ma dici a me? Ma dici a me? Ehi, con chi stai parlando? Dici a me? Eh, non ci sono che io qui. Di’, ma con chi credi di parlare?

S: …