Manchester City quarto.
Manchester United sesto.
Liverpool settimo.
Chelsea addirittura decimo.
"Questa Premier è pazzesca".
Ha usato proprio queste parole, Claudio Ranieri, nel rispondere ai giornalisti dopo lo sbalorditivo 3-1 rifilato in casa del City i primi di Febbraio.
E oggi, a nove giornate dal termine, ci sono proprio i "Foxes" a guidare una classifica davvero rocambolesca, con cinque punti di vantaggio sul Tottenham.
Ma com'è possibile che le quattro big sopracitate, che ogni anno investono pesantemente nel mercato calciatori, siano state distaccate da una squadra con un fatturato clamorosamente inferiore?
A sentire testate giornalistiche e allenatori, sarebbe troppo facile, troppo semplicistico adesso parlare di "grinta" e di "cuore". Per informazioni, andate a chiedere a mister Conte, che a Maggio del suo ultimo anno in bianconero, disse ai giornalisti che "Con 10 Euro non si mangia a un ristorante da 100 Euro". Una metafora simpatica, un modo come un altro per ricordare a tutti che, nel calcio, i soldi contano.
Ma è solo la punta dell'iceberg. Non solo Conte, tutti noi sotto sotto ne siamo convinti.
Eppure, esistono storie come il Leicester. Che sia solo una luminosa eccezione caduta dal cielo per confermare la regola?
Per rispondere a questa domanda, occorre porcene almeno altre due: cos'ha il Leicester di speciale? E perché certe imprese straordinarie in Italia non capitano con la stessa frequenza?
Per il primo quesito dobbiamo tener presente molte cose, a cominciare dalla storia di Jamie Vardy che, il caso ha voluto, si sia intrecciata a doppio filo con quella di Ranieri. Due uomini di età diverse ma con in comune una grande, immensa fame.
Questo Leicester, dall'allenatore fino alla prima punta, ha una grande voglia di vincere. Vivono tutti di rivincite, scendono in campo per sovvertire il destino, per cambiare il corso degli eventi.
Una squadra fatta di gente che non ha paura. Se non ci credete, andate a riguardarvi le partite contro le big annunciate del calcio inglese. Il risultato finale è sono un dettaglio insignificante. La parte più sostanziale è che i Foxes scendono in campo senza guardare in faccia l'avversario, senza pensare alla maglia che questo indossi.
"Grinta" e "Cuore", appunto.
Ora analizziamo il secondo quesito, e guardiamo al passato.
Roma e Lazio vinsero a cavallo del nuovo millennio, ma la rosa dei giocatori era ampiamente attrezzata per l'obiettivo finale. L'Hellas Verona del 1985 invece fu un'autentica sorpresa, una vittoria inaspettata.
In Inghilterra però, il Leicester è solo l'ennesima bella storia del dopoguerra: Leeds United nel '69, il Derby County nel '72, il Nottingham Forest nel '78, l'Aston Villa nell' '81, l'Everton nell' '85, di nuovo il Leeds nel '92 e il Blackburn nel '95. Di campionati vinti a sorpresa ce ne sono stati davvero molti, senza considerare i titoli sfiorati all'ultima giornata da squadre insospettabili e tralasciando - volutamente - il Chelsea, irrobustito da uno spropositato incremento di capitale del signor Roman Abramovich.
Dunque, proviamo a dirci Le Cose Come Stanno, anche questa volta: il tanto bistrattato calcio italiano, con fatturati lontani da quelli inglesi, povero e - a detta dei più - senza alcuna possibilità di alzare al cielo una Champions League in tempi brevi, ha affinato e consolidato negli anni un tatticismo unico, un profondo senso del ruolo e della marcatura, della posizione e dei movimenti senza palla. In fase offensiva e, specialmente, in fase difensiva.
Come una tradizione sacra, che si tramanda di generazione in generazione, migliorando come migliora un vino pregiato, coltivato nella nostra terra d'origine.
Per vincere in Italia devi essere realmente attrezzato. Di bomber piovuti dall'estero ne sono caduti la maggior parte. La forbice tra squadre Top e squadre di provincia si allarga con una facilità inesorabile, stagione dopo stagione.
Una cosa è assolutamente certa: un fiore così bello come il Leicester, può crescere solo nel terreno giusto, alla giusta temperatura e alla giusta altitudine.
Chiunque di noi vorrebbe poter vedere, in Serie A, una favola da sogno come quella delle volpi inglesi. Ma la realtà è schiacciante e incontrovertibile: da noi la partita si gioca su un piano mentale differente, c'è una programmazione e un'attenzione alla partita davvero meticolosa. In Premier invece lo spunto più inaspettato può cambiare una stagione, la conferma ce l'abbiamo ogni domenica. Mettiamo a confronto i gol realizzati di giornata in giornata, la spettacolarità inglese batte quella italiana 99 volte su 100, per tiri da fuori o acrobazie.
Per certi versi, in Inghilterra ogni anno è un anno nuovo, dove realmente "tutto può succedere".
Nessuno potrà mai sostenere con certezza se il tatticismo nostrano rende il nostro calcio migliore rispetto a quello anglosassone, ma di una cosa siamo sicuri: certe storie, in Italia, sono rare e preziose come il passaggio della cometa di Halley.
Un Hellas Verona ogni 75 anni.
Mettiamoci comodi.
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