Come un pescatore che guarda il mare, la sensazione passa sempre dalla pelle.
È una questione di epidermide, di percezioni che mescolano la chimica elementare ad una vita vissuta nella burrasca in mezzo alle onde. I presentimenti si modellano in presagi, i pensieri prendono forma di fronte ai nostri occhi. La tempesta che arriva nello spazio di un brivido è il cambiamento climatico che non avevi bisogno di sentirti dire. Sapevi che sarebbe avvenuto, come quel deja-vù che riproduce sempre le stesse emozioni che hai piena certezza di aver già visto, nelle grida sui social, sui volti della gente, che sbraita e dimentica in un circolo depravato e senza effusione.

Come una maremoto incapace di terminare la sua distruzione, il virus dell'incontentabilità cresce incontrastato per densità e virulenza, incurabile neanche nelle brevi occasioni di tregua vaccinale. Non c'è sfogo per chi è stato contagiato da un altro infetto, complicato ai limiti dell'impossibile scoprire chi sia il paziente zero. In altre parole, per i tifosi della Juventus non sembra esserci nessuna speranza.

E se dal Ministero della Salute tutto tace, la sensazione è la medesima che si configura nella mente di un chi, su una zattera in mezzo al mare, sente i piedi bagnarsi per una falla nei nodi del legno. Il limite della sopravvivenza è stato raggiunto nel momento stesso in cui, dopo il passaggio del turno contro l'Atletico Madrid, non si sia riusciti ad arrestare il contagio.
Il booster messo a punto nei laboratori dell'Allianz Stadium non è servito a niente, recenti stime dimostrano come sia stato capace esclusivamente di ritardare gli effetti collaterali di una gestione Allegri che fino ad oggi ha mandato all'ospedale orde incalcolabili di persone. L'eziopatogenesi della malattia è sempre la stessa, si ripete in ogni singolo caso: dai primi mugugni per un calcio che non convince fino ad un senso di appagamento generale incapace di essere soddisfatto. Perché uno stadio di proprietà, una società all'avanguardia, un mercato che di anno in anno triplica le possibilità di successo in terra europea e l'approdo di uno dei due fuoriclasse più importanti dell'ultimo decennio non sono altro che placebo, inefficaci ai reagenti nel sangue al cospetto della presenza in panchina di Massimiliano Allegri.

Si conclude l'ennesima diagnosi con la necessità di dirsi Le Cose Come Stanno: l'aspettativometro è esploso da tempo senza una minima analisi logica di tutto ciò che è successo e che sta succedendo nel qui e ora. L'unico allenatore capace di fare meglio del tecnico livornese in termini di successi negli ultimi cinquant'anni è stato Marcello Lippi, che ha vinto in Italia e soprattutto in Europa seppur non si possa certo ricordare per il bel gioco oggi tanto contestato per la sua assenza.
Sono poi traghettati da Torino nomi illustri nel panorama degli allenatori, da Ancelotti a Capello, in talune situazioni con squadre di calciatori assemblate per vincere la Champions League senza esserci riusciti, eppure stiamo assistendo ad una intossicazione ed altri effetti collaterali francamente evitabili, visto il panorama calcistico odierno, la situazione e i risultati ottenuti negli altri top club e l'operato dei tecnici a disposizione in questo preciso momento storico.

La contestazione strabordante e la critica illogica sono figlie di un'esistenza social-digitale che dà ad ognuno la possibilità di starnutire e infettare dieci persone imbambolate di fronte ad uno schermo.
Nel propagarsi di questa pandemia che sfiora l'assurdo, nel dubbio, spengo il pc e vi faccio tanti auguri di pronta guarigione, nella speranza che possiate comprendere quanto possa essere straordinario, oggi, essere tifosi della Juventus.

 

MC