C’era una rivolta.

Proprio così. La storia silenziosa di una rivoluzione atipica, educata, umile, che non disturba le persone intorno, che non aggredisce la gente. Solo un pallone. C'era un tornado interiore che riusciva ad esplodere fuori solo con un braccio, quello destro, levato al cielo per diventare un'icona inconsapevole. L'esultanza dopo ogni gol, il simbolo di un cambiamento che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti. Premier League, stagione 1994-95.

Torniamo ancora più indietro, all'incirca negli anni ‘70. C'era una casa sulla High Street di Gosforth, sobborgo di Newcastle, dove non c’era spazio per i cartoni animati, dove non c’era spazio per l'immaginazione. Estremamente più bello, più eccitante, sognare la realtà.

C’era una stanza, a casa Shearer, dove i Puffi non potevano entrare. Neanche Paddington Bear. Neanche l'inarrestabile Uomo Tigre. C’era un posto nel cuore di Alan che mai nessuno è riuscito a toccare, a parte qualcosa. Forse una fantasia sciocca, l'unica che sia riuscita davvero ad insinuarsi nelle pieghe di quei sogni da bambino prima e adolescente poi. Notti tutte uguali, passate a credere di potercela fare, credere in qualcosa di migliore. Il Newcastle United. Solo lui, nulla più.

Quell’amore non corrisposto che prima o poi infrange il cuore di ogni ragazzino. Non una bionda, neanche una mora. Solo strisce bianche e nere, amate per anni e divenute all'improvviso il boccone più amaro da mandare giù a 16 anni. Scartato in virtù di molti altri pretendenti, magari meno innamorati, “sicuramente meno forti”. Se lo sarà detto tante volte, per tirarsi un po' sù. La fredda macchina dei provini impiantata nella trafila delle giovanili. Spietati meccanismi fatti di una sola occasione per fare un'ottima prima impressione. Nella giornata giusta tanti giovani meno giusti erano riusciti a passare avanti. Meno prorompenti, meno attaccanti.

Ma Alan conservava un dono, qualcosa in più. Non lo sapeva ancora, ma riusciva a sentirlo. Era con lui fin dalla pancia della mamma, eppure non sarebbe stato in grado di poterlo spiegare. Non esiste in natura una formula algebrica capace di svelarne il segreto. È un istinto che nessun allenatore, neanche il più bravo del mondo, potrà mai sperare di trasmettere o insegnare ad un giovane. Non è un gesto tecnico o tattico, come una rovesciata o una verticalizzazione. Bisogna provare a pensare a qualcosa di innato che solo i prescelti hanno la fortuna di conoscere. Come si svela un mistero? Si può solo ammirare, imparando a lasciarsi meravigliare. Come di fronte a un'opera d'arte.

C’è una vita dietro quella di Alan Shearer che parla di rivincita, di gol e di esultanze, che si avvicina alla leggenda. Perché se a 17 anni e 8 mesi segni una tripletta all’Arsenal, record tutt'oggi mai sfiorato da altri, non si può parlare di un caso. Il bambino di Gosforth corre veloce, impara dai grandi e sopratutto segna. Nell'estate del 1992 passa dal Southampton al Blackburn e dopo cocenti sconfitte arriviamo finalmente a quella stagione memorabile, 1994-95, in cui insieme al compagno Chris Sutton trascina i Rovers all'incredibile vittoria della Premier League dopo 81 anni. La storia nella storia di un popolo e di un ragazzo, che segnava con la maglia del Blackburn sognando di indossarne un’altra. Quella di casa. La seconda pelle, che scossa dai brividi aspetta trepidante la sessione di calciomercato. Il Manchester United fa squillare il telefono del suo agente, è pronta un'offerta shock, Alan Shearer è il prototipo di calciatore che i Red Devils hanno intenzione di impiantare all'Old Trafford per gli anni a venire. I tabloid non parlano d'altro, l'estate più bollente degli anni '90, eppure Shearer sceglie il Newcastle United senza pensarci, la squadra della sua città, riappianando i conti con un destino dolceamaro che lo ha costretto ad un giro immenso.

Vivrà nei ‘Magpies’ in eterno, fino alla fine. Dieci anni di rifiuti ad altre squadre, nel 2000 finì tra le altre anche in cima alla lista dei desideri della Juventus, un accordo che non si farà mai. Dieci anni di passione. Dieci anni senza vincere niente, senza alzare alcun trofeo, senza impedire a quel mitico braccio destro di alzarsi dopo ogni gol, sorridendo, correndo verso la sua gente con gli occhi lucidi. Gli occhi di un innamorato che ha concluso la rincorsa di tutta una vita, al St. James Park con la 9 sulla schiena. Ne segnerà 148, stesso ritornello: palla in area, palla in rete, di corsa verso la sua gente.

Storie d'amore che non esistono più, e che in questa pausa nazionale mi danno il tempo per riviverle, rimpiangerle. La soddisfazione di un uomo nella rivolta di un bambino: “Non avevo tempo per i cartoni animati. Ero troppo impegnato a sognare di giocare per il Newcastle”. Parola di Alan.

MC