Corre veloce quest'epoca, talmente veloce da disorientare se stessa.

Secoli e secoli di buio per piombare come all'improvviso su una giostra luminosa, che aumenta spaventosamente il numero di rotazioni di anno in anno, forse ogni mese, addirittura ogni settimana.
Velocità di calcolo, velocità di processo, velocità di pagamento; sì, è diventato assurdamente piacevole anche pagare, basta un tocco o un semplice sguardo su un monitor. Le stranezze contemporanee di un mondo "smart" dove le cose sembrano andare al contrario, l'arte del continuo barcamenarsi tra una visibilità non necessaria e una scientifica semplificazione della quotidianità.

Ma la tecnologia non recita alcun ruolo nelle mie riflessioni, penso piuttosto allo status culturale odierno, penso a cosa si sia perso definitivamente. Il valore dell'attesa, l'arte della pazienza, del fare silenzio e del sapersi mettere da parte. Fare un passo indietro, magari arrossire, imparando anche a perdere. La modernità come mai nel passato chiede ad ognuno di essere il protagonista, i primi attori di un milione di film privi di comparse, un mondo di eroi senza nessuno da salvare.

Quel giovane che faceva il calciatore e quella donna che faceva la procuratrice testimoniano esattamente, a nome di tutti i migliori figli del presente, quanto possano correre veloce l'esistenza, la coerenza e la coscienza. Con la freddezza di chi ha svolto al meglio il proprio ruolo per anni, prendendo le misure alla vita con lo spirito primordiale di chi sa adattarsi sempre, velocemente, al punto da scoprirsi bravo ed impeccabile perfino nella vera interpretazione di se stesso, un buco nero privo della potenza cosmica e del fascino spaziale. Nient'altro che una voragine, profonda e senza speranza.

Si vuole tutto, si vuole subito, come al ristorante francese dove spendere tanto ti ubriaca della convinzione di poter pretendere altrettanto. "Ricapitolando, un altro rinnovo, un ruolo centrale nello spogliatoio e una fascia di capitano per monsieur, per madame invece porto le solite competenze istantanee per essere [nel giro di pochi mesi] una modella, commentatrice, opinionista, showgirl ma soprattutto la bella convinzione al sangue di sentirsi procuratrice".

Le Cose Come Stanno sono molto, molto evidenti, o forse no. Se è vero che hanno dimostrato alla luce del sole di non essere un vero capitano e una vera procuratrice per aspetti correlati e lapalissiani, più nello specifico i coniugi Icardi sono riusciti nell'impresa non da poco di smarrire addirittura quei talenti più o meno concreti e onirici, lui in campo e lei fuori dal campo, nella cura degli interessi generali del proprio marito.
Niente calcio per lui, niente affari per lei, l'ambizione da leone per chi si ostina, giorno dopo giorno, a vivere nei batuffoli di una pecora, ben impegnati al di sopra di un massimo comun divisore con le stesse facce di un cubo di rubik: notorietà - pubblicità - decadenza - inesperienza - orgoglio - spudoratezza.

E alla fine non restano altro che le polemiche social, l'ultima innovazione di quella giostra che continua a girare veloce, così veloce da portarti via tutto, inclusa la tua identità.
 Nessun calciatore, nessuna procuratrice, solo un marito e una moglie che da troppo tempo giocano al tavolo dei grandi nel seggiolone dei piccoli, senza avere le carte giuste, senza conoscere i tempi e i modi di un'era che fu.

MC