L'impressione, partita dopo partita, è che il gioco di Montella attecchisca sempre di più: gioco rapido e palla a terra, sempre meno lanci lunghi, il rischiare la giocata in uscita, fraseggio stretto e orizzontale (a volte servirebbe verticalizzare di più, o allargare più in fretta il gioco). Di qui l'altrettanto evidente impressione che il non regalare all'allenatore campano quei due tre innesti di cui necessita è una follia. D'accordo: si aspetta il "faticoso" closing. Ma c'è una stagione da portare a termine nel migliore dei modi, e la rosa al momento vanta 10-11 uomini davvero affidabili. Le prime alternative non sono all'altezza di quelle delle dirette concorrenti, vedi (levando Juventus, Napoli e Roma) Inter e Lazio, che sembrano avere più frecce al loro arco. Montella è il vero fattore in più di questo Milan (con una rosa de facto invariata rispetto allo scorso anno). E sabato c'è il Napoli, in un Meazza che si preannuncia delle grandi occasioni. Complici le assenze di Romagnoli e Locatelli, su chi fare affidamento? Gomez al posto del centrale romano sembra al momento l'unica certezza. Chi, allora, al posto del giovane mediano? Bertolacci in regia, più di Sosa, e con Kucka e Pasalic mezzali, sembra la soluzione meno rischiosa. Ma resta pur sempre una forzatura, un'invenzione con ben pochi trials and errors alle spalle. Bonaventura in attacco largo a sinistra. Ma anche qui le prime alternative non sono all'altezza. Umanamente soprattutto: Niang ha staccato la spina, Honda ormai vede il campo quasi mai. Stop. Deulofeu è vicino, ma non potrebbe farcela per sabato. E a centrocampo necessitiamo di uomini. Che queste tre notti portino consigli all'alchimista Vincenzo da Pomigliano d'Arco