Come un esame, come una commissione. Questo mercato a tinte rossonere ha avuto come non mai una giuria in vena d'osservazioni, critiche e sentenze da ogni direzione. Niente di propositivo, s'intende. Perché lo studente in questione è di quelli tosti, giudicato impreparato nonostante sia conosciuto in tutto il mondo, da anni in fase calante con gli studi ma da sempre apprezzato per quello che ha saputo dimostrare nel passato. Un Milan bistrattato e bocciato da tutte le testate giornalistiche, con una media voto finale a ridosso del 4, gravemente insufficiente e senza alcuna attenuante apparente. Il mondo calcistico, è evidente, si aspettava qualcos'altro. Ma proviamo a toglierci la toga, la parrucca e qualsiasi vessillo francamente inutile. Lasciamoci la scuola alle spalle e guardiamo le cose senza ricercare necessariamente un metro di giudizio, senza un paragone reale, basandoci esclusivamente sul Milan della stagione passata e il Milan che verrà. Hanno fatto la valigia definitivamente Abbiati, Mexes, Alex, Kevin Prince Boateng, El Shaarawy, Menez, Matri e Balotelli. Una sfilza di calciatori non facenti più parte del progetto tecnico poiché troppo vecchi per il nuovo ciclo che si vuole creare, non compatibili con le idee tattiche di Montella o per lo più incapaci di incidere realmente con la maglia rossonera. Oltre a Vangioni - l'immancabile colpo a parametro zero del Condor - hanno scelto di combattere per la causa milanista anche Sosa, Pasalic, Gustavo Gomez e Mati Fernandez, senz'altro profili di sicuro interesse poiché si è parlato solo ed esclusivamente di loro. Ne manca uno, preso per la probabile partenza di Bacca, poi un problemino durante la preparazione e l'Italia si è già dimenticata di Gianluca Lapadula. Le 44 presenze e i 30 gol nello scorso campionato non possono passare inosservati: 26 anni, un demonio in campo e tanta voglia di rivalsa. Nell'amichevole contro il Bournemouth ha disputato una partita di sacrificio, lottando su ogni pallone, giocando il primo tempo come esterno nel tridente d'attacco e il secondo come punta centrale. Pochi i palloni giocabili a sua disposizione, ma la grinta no, non è mai mancata. La duttilità, il senso della posizione e della profondità sono assi preziosi nella manica del giovane terminale offensivo, un volto nuovo, italiano e spregiudicato al punto giusto. Anche oggi, diciamoci Le Cose Come Stanno: qualsiasi siano le motivazioni che hanno favorito queste tante e discusse operazioni di mercato, la realtà parla chiaro ed è una sola: per la prima volta dopo anni di annunci e proclami vuoti, il Milan ha intrapreso la via del cambiamento con fatti concreti. Lo squillo vibrante che avrebbe dovuto scuotere gli addetti ai lavori non era da attendersi in un Sì di Jackson Martinez o di Felipe Anderson al progetto rossonero, ma in un potente No rivolto al Chelsea. Tenersi stretto il promettente Romagnoli è uno straripante segno di forza, rifiutare 40 milioni cash è indubbiamente il sintomo di una ritrovata identità, una direzione nuova da seguire con decisione, l'incipit giusto su cui impostare ogni passo successivo. Scegliere di rivedere i piani e non sacrificare Bacca è il segnale che un'idea di fondo esiste ed è positiva, votata al successo e all'ambizione, accantonando le immediate necessità di fare cassa per scommettere sul futuro, con maggiore ottimismo. Blindare Donnarumma e Niang sono solo delle formalità, eventi che accadranno in tempi molto brevi. E mentre tutti ne parlano più o meno male, preferisco rilanciare: Pasalic e Sosa sono due prospetti molto pericolosi per qualsiasi avversario, impiegati nella posizione esatta e con meccanismi rodati potranno dire la loro con una certa convinzione. Pretendere di raccogliere risultati immediati da un progetto più verde e a lungo termine è paradossale, ma qualche soddisfazione sarà possibile prendersela: verso Milan - Udinese c'è la voglia di lanciare Pasalic e non solo. Lapagol è pronto a stupirci. MC