Per ogni parrucchiere pelato esiste un medico fumatore, un macellaio vegano e un dentista sdentato. Ma il quesito cruciale che ogni essere pensante prima o poi si pone è di ben altra caratura: ma un prete da chi va a confessarsi? Poi, in ambito sportivo, si consuma la più strampalata assurdità nella scala delle questioni sciocche, ed avviene annualmente, a cavallo tra Maggio e Dicembre: a fine stagione s'accende una bagarre incandescente per il quarto e quinto posto con conseguente accesso all'Europa League, dopodiché a ridosso della pausa natalizia cala il sipario su uno spettacolo ampiamente immaginabile, frutto di una consuetudine ben strutturata nel nostro incomprensibile e contorto DNA. La seconda competizione europea per club, tanto desiderata e agognata l'anno precedente, si trasforma in pochissimi mesi in un impiccio manifesto. Incredibile ma vero! E per ogni 7-0, 8-1 o 6-2 che si verifica nelle fasi a gironi di Champions League, ecco che per ogni match di Europa League si assiste molto spesso ad una vera e propria passerella di seconde linee. Problemi diversi, altrettanto assurdi e meritevoli di un focus particolare. Ed ecco che, molto sinteticamente, proviamo a dirci Le Cose Come Stanno senza girarci intorno, poiché le chiacchiere le porta via il vento e le biciclette, ahimè, i livornesi: occorrerà trasformare e modificare rapidamente il sistema che permette l'accesso ai club dei vari stati europei, per evitare che il gap tra le partecipanti infici lo spettacolo e, al tempo stesso, risparmiare alle più deboli compagini calcistiche un massacro francamente deleterio. Alzando il livello della prima competizione, si otterrebbero senz'altro di riflesso effetti positivi per quel che concerne la ricalibrazione e l'equilibrio anche della secondogenita Europa League. Presupposto ciò, è impensabile che le società italiane si avvicinino con una tangibile superficialità ed uno scarso grado d'interesse ad una competizione che, seppur di secondo livello, permane di natura europea e ne consegue la conquista di un trofeo UEFA con annesso premio economico. Il raggiungimento delle semifinali da parte della Juventus nel 2014 rappresenta esclusivamente una piacevole eccezione, più uno specchietto per le allodole: la visibile realtà delle cose designa un grafico al ribasso, dove l'indice d'interesse è inversamente proporzionale al passare del tempo. Che le società italiane partecipanti abbiano una rosa troppo corta da non permettere una duplice competizione, un paio di infortuni pesanti da gestire o un blasone non paragonabile alle avversarie di turno, è possibile. Allo stesso modo, è impossibile cancellare la qualificazione al torneo ottenuta la stagione precedente e, di conseguenza, ignorare un'estate intera di mercato al fine di allestire e preparare una rosa. Ambizione altalenante. Vorremmo il titolo europeo più difficile da conseguire, ma tiriamo i remi in barca quando si tratta di tentare di vincere quello apparentemente più semplice. Del resto, siamo pur sempre la Terra dei Cachi. MC