C'è stato il tempo del mercato, delle trattative d'estate e dei grandi colpi. C'è stato poi il tempo delle dichiarazioni, degli obiettivi stagionali e delle consapevolezze. Venne anche il tempo delle vittorie, dei sorpassi, delle prime posizioni e dei traguardi ambiziosi. Arrivò persino il tempo di gettare la scaramanzia ed annunciare, di fronte alle telecamere, una convinzione nuova: quella di potercela fare. Di poter raggiungere concretamente gli obiettivi prefissati. L'Inter, fin dal principio, voleva un posto in Champions League. La Roma ha dichiarato sia all'inizio che a ridosso della fine della stagione di dover ambire quanto meno al secondo posto. Il Napoli, dopo aver vinto il titolo di Campione d'Inverno, ha disputato questo campionato per vincerlo. Eppure, sentendo i vari esponenti di ciascun team sopraelencato, più che mezzo pieno il bicchiere quest'oggi sembra aver raggiunto addirittura i tre/quarti, nonostante nessuna delle tre squadre abbia raggiunto il proprio obiettivo; la visione comune è dunque di quelle più ottimistiche. Intendiamoci: dal lato umano è pienamente comprensibile. Nell'unico anno in cui la Juventus realizza la falsa partenza più dannosa della propria storia, le possibilità per tutte le altre pretendenti si erano istantaneamente triplicate. Il torneo, all'improvviso, si era livellato in favore della totalità dei partecipanti. Il ritorno trionfale dei bianconeri però è stato duro e crudo. Un colpo del genere può indurre seriamente, a fine anno, a fare il fantomatico "passo indietro". Non lo si può negare. Tuttavia, la domanda da porsi è di altra natura: bastano i soli meriti della Juventus ad oscurare i passi falsi di chi, ad oggi, si sente soddisfatto di cosa abbia raccolto nonostante abbia lottato per oltre metà campionato per qualcosa in più? Fino a prova contraria, a gennaio il Napoli era in vetta. A due punti di distanza c'era l'Inter e a seguire la Fiorentina. La Roma era addirittura già stata scavalcata dalla Juventus. Il destino, dunque, non poteva ancora essere nelle sole mani dei bianconeri, costretti all'assurdo compito di vincere sempre e sperare. Gennaio, oltretutto, è stato il mese in cui alcune squadre hanno messo a segno dei colpi per rinforzarsi: l'Inter ha puntato forte su Eder, la Roma ha scelto El Sharaawy e Perotti. Il Napoli capolista ritenne opportuno di non cambiare troppo, scelta condivisa da una Juventus ancora distante dalla vetta. Per cui, è necessario soprattutto oggi dirsi amaramente Le Cose Come Stanno: chi non ha raggiunto gli obiettivi prefissati e si consola, tuttavia, in un certo grado di soddisfazione, può ritenersi solo un realista dell'ultimo minuto. Il Milan che dichiarò di voler raggiungere il terzo posto per poi classificarsi settimo e dietro al Sassuolo rappresenta l'estremo di ciò che voglio esprimere. Dove per lo meno hanno avuto il buon gusto di non sentirsi minimamente appagati di quello che è stato un fallimento colossale, per risultati in relazione agli investimenti. Inter, Roma e Napoli rappresentano tre sfumature di questa tavolozza, colorazioni spente che giurano di essere vive, ostentando una vivacità quanto meno paradossale, in considerazione del fatto che, alla fin fine, si sono semplicemente accontentate tutte e tre di ciò che è rimasto nelle ultime giornate. L'ammissione di non aver dato il massimo, di aver sbagliato oggettivamente le partite, le sostituzioni chiave, la mentalità e l'atteggiamento in campo, sono invece frasi che non sentiremo mai e che, al contempo, dimostrerebbero tutta la maturità e l'onestà intellettuale del caso, rendendo giustizia a squadre che hanno saputo fare molto più di quanto era stato chiesto loro a inizio stagione, come il Sassuolo. Realmente vogliamo credere che Mancini è partito per arrivare quarto? Realmente Nainggolan avrebbe fatto la firma per il terzo posto? Realmente il Napoli in vetta a gennaio prendeva in considerazione l'idea, tutto sommato, di accontentarsi piacevolmente di un secondo posto? Come mai nessuno - presidenza, staff o calciatori - riesce a prendersi la responsabilità di dire che la stagione appena conclusa avrebbe potuto (e dovuto) finire meglio? Bisogna necessariamente fare la fine del Milan e perdere definitivamente la faccia per dimostrare la trasparenza autentica? A quanto pare sarà sempre più semplice per gli addetti ai lavori dichiarare di aver sparato troppo alto con gli obiettivi a inizio anno. Sarà sempre più facile sentirsi comunque "felici". Con questa arrendevolezza generale tutte le squadre posizionate più avanti rappresenteranno, anziché il pregevole raggiungimento dei risultati sportivi, un alibi per dimenticare e nascondere i propri difetti, siano essi di natura tecnica, mentale o societaria. Contente loro, contenti tutti. Ma i tifosi? MC