La Torre, l'Università, il Centro Nazionale Ricerche, il mare e la montagna: uno splendido ventaglio di opportunità, tra formazione e turismo, che avvicina ogni giorno i cittadini del mondo a Pisa. Città a misura d'uomo, giovane e di cultura, abituata a riposare di notte. Perché Pisa s'accende di giorno. Ogni due domeniche, in casa all'Arena Garibaldi, si ha la percezione che nessuna categoria possa imbrigliare e ridimensionare la portata e l'impatto della gente sulla partita. D'un tratto, la nomea e il senso di "Lega Pro" si disperde nella folla: la bolgia che dal 1' al 90'esimo accompagna e sospinge i nerazzurri è un dodicesimo uomo davvero grande, ingombrante e fuori luogo per la categoria. "NOI VOGLIAMO LA B" è il coro che ha accompagnato e spronato i ragazzi, caricati da Ringhio Gattuso fin dagli inizi. Un allenatore sceso nel terzo campionato d'Italia per ripartire, con umiltà e con la voglia di riscattarsi, accantonando il proprio palmarès ed i celebri trascorsi come calciatore. Ma cosa appassiona realmente di questo Pisa? Cosa ha spinto i tifosi "occasionali" a correre e a fare file chilometriche per circa 2 ore di attesa in piedi al PisaPoint per accaparrarsi gli ultimi biglietti? Contro Maceratese e Pordenone nelle prime fasi dei playoff ho visto persone allo stadio che non avevo mai visto prima, molti dei quali sono conoscenti che si sono sempre professati esclusivamente Juventini, Milanisti ed Interisti, per intenderci. Un escalation di presenze che io, da buon abbonato in curva, ho potuto constatare con i miei occhi. Che siano solo l'avvento della gloria e dei risultati a convincere la gente? Diciamocelo: questo Pisa non è la squadra più forte. Non ha l'attacco più prolifico, in fase d'impostazione impiega almeno un tempo di gioco per trovare i ritmi, le geometrie e la mentalità-partita. Tatticamente quadrati, organizzati dietro e spigliati davanti. C'è fantasia, c'è una buona organizzazione, ma per rendere una squadra realmente preparata a compiere il "grande passo" manca la continuità nei 90 minuti, l'attenzione e la capacità di saper incassare fino alla fine. E' la grande sfida la chiave di tutto: ciò che coinvolge e trascina le persone allo stadio sono lo stampo netto e deciso di Gennario Gattuso su ognuno dei ragazzi, la cattiveria, la voglia di mangiare il campo e le caviglie al fine di sovvertire i pronostici, combattere e vendere cara la pelle con grinta e voglia di vincere. Perché il Pisa, quest'anno, molto spesso ha portato a casa il risultato senza dominare. Non abbiamo sempre visto vincere i più forti, abbiamo visto vincere la squadra che lo voleva veramente. E se gli artefici sono rappresentati da tutta la rosa, vale la pena fare una menzione speciale per chi, dalla Nord, si è sempre contraddistinto per rabbia agonistica agli occhi di chi è sempre stato al loro fianco: - Andrea Lisuzzo, 35 anni, vecchia conoscenza della nostra Serie A, centrale arcigno, deciso e d'esperienza. Criticato la scorsa stagione per amnesie difensive fuori controllo, è rimasto ed ha difeso il proprio onore e la retroguardia nerazzurra, senza mai tirarsi indietro, senza mai togliere la gamba. - Petàr Golubovic, classe '94, terzino destro con una spinta offensiva a dir poco determinante. Assist ed incursioni senza palla che hanno fatto la differenza, indimenticabile il gol all'incrocio dei pali che ha pareggiato i conti contro la Maceratese in campionato, un 1-1 importante che dette respiro e mantenne i rivali a distanza invariata, dietro in classifica. In prestito secco dalla Roma, sentiremo ancora parlare di lui. - Luca Verna, classe '93 in prestito dalla Virtus Lanciano, un centrale di centrocampo atipico, ognipresente, d'interdizione e con 6 gol e 3 assist sul proprio curriculum. La sua doppietta nel 2-1 di Pisa - Santarcangelo ci avvicinò alla vetta e ci regalò la possibilità di continuare a volare alto. - Andrea Tabanelli, e che sorpresa il Tabanelli!!! Arrivato a Gennaio, mai impiegato con continuità se non da subentrante, ha disputato tutte le partite dei playoff da titolare inamovibile, stravolgendo le gerarchie ed il gioco del Pisa, più fluido, tecnico e senza reali riferimenti tattici. Struttura fisica imponente, oltre il metro e 90 con tanta tecnica al servizio dei compagni. 26 anni, centrocampista centrale di proprietà del Cesena, ha tutti i numeri per venire fuori definitivamente. - Daniele Mannini, il capitano e l'esempio. Pisano di Pisa con un ampio trascorso in Serie A, ha vestito maglie di Siena, Sampdoria e Napoli dando sempre il proprio contributo sulla fascia destra. Alla soglia dei 32 anni vuole continuare a dimostrare di poter essere il baluardo e l'emblema della propria città, per la quale gioca e scende in campo con la voglia di un ventenne. Semplicemente da clonare. - Ignacio Lores Varela: da Palermo con furore, l'uruguaiano di Montevideo ha portato con sé una rapidità, una tecnica e un'abilità impressionante nel saltare l'uomo che ha rivoluzionato l'attacco pisano. La freschezza e la velocità con la quale affronta l'uno contro uno danno sempre l'impressione che il Pisa, in fase di costruzione, giochi sempre con l'uomo in più. L'unico calciatore che, per età e valori visti in campo, sfonderà nel calcio che conta senza alcun margine di dubbio. Trascinatore autentico, riuscirà anche contro il Foggia a caricarsi sulle spalle la squadra e il peso dell'attacco? Dobbiamo dirci specialmente oggi Le Cose Come Stanno: momenti come questo in cui una città intera trattiene il fiato aspettando Domenica, devono farci comprendere ancora una volta come il motore della grande macchina del calcio sia assemblato e composto dalla gente. I tifosi sono un potenziale straordinario: l'amore incondizionato per i propri colori è il cuore pulsante, l'unica reale scintilla di vita, l'esempio concreto di come senza i supporters i calciatori, i contratti, i procuratori, il mercato, i diritti, le dirette, i giornalisti, i giornali, le moviole e i milioni, dopotutto, sarebbero polvere. Per evitare di trasformare il calcio nella religione perfetta di un capitalismo spietato, occorre ricordarcelo più spesso. E ora godetevi la coreografia del 22 Maggio, e sappiate che un cartoncino blu/verde era anche nelle mie mani. Perché il calcio siamo noi. Il Pisa siamo noi. MC