Ogni “debutto” in un grande teatro, come La Scala, il Covent Garden di Londra, il Metropolitan di New York (ce ne sono pochi altri di questa caratura), è un evento. Nella storia dei "grandi" è accaduto a volte di vedere e ascoltare in palcoscenico un giovane tenore, con poca esperienza ma tanto ardore, che giungesse ad un vero trionfo. È successo che una o un cantante stanca/o, avendo accumulato molte “delusioni”, arrivasse su quel palcoscenico inimitabile a fine carriera e che ritrovasse per una sera lo smalto dei suoi anni di auge e che gli venisse tributato un trionfo. Il Benevento debutterà questa sera alla "Scala del Calcio", a Milano, al nuovo, iper-tecnologico, enorme Stadio Meazza di San Siro (o Stadio San Siro) e noi siamo tutti in fibrillazione. Nemmeno il tempo di goderci la vittoria contro la nostra "bestia nera", il Crotone, ottenuta all'89' con un gol del debuttante Diabaté (un metro e novantaquattro di ardimento, forza e amore) che già siamo stati catapultati sul terreno ghiacciato da Burian, siberiano assiderante, per compiere l’impresa.

Domenica scorsa io c’ero ed ho sofferto (non è un verbo scelto a caso) per 94 minuti consecutivi al Vigorito. Ero in Curva Sud, defilato, ma quando mi sono accorto che il cuore della curva, gl’irriducibili - per un buon quarto d’ora - tacevano, niente tamburi, niente trombe, niente canti, tutti seduti e con le unghie fra i denti, attoniti, ho capito che stavo assistendo ad un evento storico: stavamo per esorcizzare, per sempre, la bestia nera, il “satana” (che significa “avversario” per eccellenza), colui che ci aveva ostacolato per ben tre volte, negli ultimi anni, nel nostro penoso, faticosissimo cammino verso la vetta, verso la serie A. Noi l’abbiamo meritata tutta la serie A, non la lasceremo mai! Non rinunceremo mai! Non lasceremo mai che questo sogno, che sognarono i nostri avi, svanisca.

È bastata una vittoria - e che vittoria! - per lavare l’onta? Sì. La nostra bestia nera è stata ricacciata agli “inferi”, come se un’ombra malefica, che uno psicoanalista direbbe: appartiene ai nostri cuori; si fosse dissolta e tutte le paure accumulate svanissero e fossero dimenticate. Il Crotone, per il Benevento, è sempre stato “una sentenza”. Scippò ai giallorossi la C1 in una drammatica finale play-off di C2 a Lecce (2-1) il 14 giugno 1998. Poi nel 2004 ci eliminò nella semifinale play-off in Lega Pro in un doppio confronto pieno di polemiche: 1-0 per i giallorossi al Santa Colomba all'andata, poi allo “Scida” di Crotone finì 3-1 per i pitagorici, con due espulsi per i sanniti. Il Benevento - all’epoca la proprietà della società era degli Spatola, grandi mecenati napoletani anche loro come la famiglia Vigorito adesso - aveva terminato la partita in 9, a causa di un arbitraggio indecente, vedendosi annullare anche un gol! Infine il 21 giugno 2009 rubò il sogno ad una città già in festa per la serie B, con l'inatteso ribaltone nella finale play-off di ritorno (0-1).

È dolorosissimo ancora oggi, per tanti, solo nominare quegli eventi. Ma tutto è passato, è la magia del calcio, tutta l'angoscia è stata cancellata da un gol inatteso dell’ultimo arrivato, Dabiaté, il gigante del Mali, che ha fulminato Cordaz sul finale di partita. Lo stesso portiere che, quando i tifosi ospiti avevano lanciato un petardo a pochi metri dal nostro eroico Puggioni, si era precipitato da lui “ordinandogli” di non fare troppe scene! Mi sarei aspettato che fosse andato a testimonargli la sua solidarietà, da vero sportivo, e invece era andato a rimproverarlo perché temeva che, a causa di quel gesto orrendo, indegno di una tifoseria da serie A, l’arbitro avrebbe dato la vittoria a tavolino al Benevento. Abbiamo dovuto assistere anche a questo domenica scorsa.

Ma ora 1.000 sanniti “loggionisti”, cioè i veri appassionati della lirica, (ovvero) del calcio, sono in viaggio con vari mezzi per raggiungere la Scala del Calcio, sicuri - loro come noialtri che non potremo recarci al Meazza - che su quel palcoscenico saranno i nostri a dare dimostrazione di compattezza, unità, a dare lezioni di bellezza e sportività. Saranno i nostri a non steccare l'acuto nell'aria più attesa e amata. Certi tutti che il risultato, sottolineato dall’ovazione corale di tutto il pubblico, arriverà: perché noi - soprattutto contro i più forti - non ci arrenderemo mai!