Il segreto per comunicare qualcosa nella sua interezza è avere le idee chiare, la mente aperta e riuscire a guardare il medesimo fatto da tutte le angolazioni possibili.
Per cui mi spoglierò della mia passione calcistica, del mio dispiacere sportivo, dei miei ricordi applicati a quel giorno di metà Aprile in cui La Gazzetta dello Sport iniziò a pubblicare gli estratti delle intercettazioni rilevate dai Carabinieri.
Rimarrà solo il raziocinio, la realtà dei fatti nuda e cruda.
Ho visto pedoni attraversarmi davanti col rosso e avere anche il coraggio di mandarmi a quel paese. Ho visto un clochard chiedermi l'elemosina per poi alzarsi, fare una telefonata col suo smartphone, aprire la propria auto e andarsene. Ho avuto modo di appurare che esistono persone anziane che, ogni giorno, si alzano dal letto con il solo obiettivo di passarti avanti, che tu sia in fila alla posta, al supermercato o all'Inps. Proprio loro che, in pensione, di tempo da perdere ne hanno verosimilmente più di ogni altro.
Di cose mediamente incomprensibili, ve lo assicuro, ne vedo ogni giorno.
Ma sentire ancora oggi tifosi dell'Inter che in ogni istante - che sia una discussione al bar, un intervento sul web o un'intervista televisiva - si sentono fieri della propria onestà, della propria immagine nella vicenda Calciopoli e dei successi che ne sono derivati per la propria squadra del cuore, è un aspetto che mi sconvolge.
Nessuno, men che meno io, può mettere in dubbio la colpevolezza della Juventus di quegli anni; le azioni di Moggi e Giraudo non possono e non devono essere occultate, parlare di "ingiustizia" quando si parla della retrocessione in Serie B con 19 punti di penalizzazione non mi trova affatto d'accordo. Per espiare i propri peccati occorre pagare, ed una sana retrocessione con penalità, la perdita di molti calciatori, degli sponsor ed incalcolabili danni d'immagine la ritengo una pena quanto meno doverosa.
Eppure, quando mi trovo a disquisire certe questioni, mi ritrovo nella scomoda posizione di non poter fare nessuna obiezione: se parlo di intercettazioni a carico dei nerazzurri è come se parlassi una lingua aliena, se parlo dello "Scudetto di Cartone" risulto quasi offensivo, se definisco "semplicistiche" le vittorie dell'Inter in Italia negli anni a venire risulto poco obiettivo, come se deliberatamente togliessi qualcosa ai meriti nerazzurri.
Le domande che mi sorgono spontanee riflettendo e analizzando l'Internazionale, le vicende di quel periodo, lo scudetto assegnatogli e le vittorie nel quadriennio successivo sono molte.
Come può il tifoso interista pensare seriamente che l'assenza e la penalizzazione dei più illustri competitors sia irrilevante ai fini dei risultati conseguiti dall'Inter?
Ma specialmente, come si può ritenere che il ciclo costruito dall'Inter sulle vicissitudini di Calciopoli abbia una qualche valenza reale in termini di meriti sportivi?
Come si può ignorare il fatto che Calciopoli era un sistema nel quale - per appunto - le intercettazioni di Facchetti esistono e, di conseguenza, i dialoghi tra l'Inter e la classe arbitrale non sono fantasia?
Appurato che Calciopoli fosse un grande tavolo al quale sedevano in molti, come si può credere che fossero immischiate squadre di basso livello come la Reggina e non le società influenti come l'Inter?
La prescrizione cancella il reato da un punto di vista legislativo, ma il fatto è accaduto.
Come si può, nel 2016, continuare a nascondersi dietro un dito e a professarsi onesti?
Dobbiamo dirci necessariamente Le Cose Come Stanno: se la Figc si fosse mossa subito, come aveva fatto nel 2006 aprendo un'inchiesta dopo tre settimane anziché attendere un anno dalla pubblicazione delle intercettazioni che coinvolgevano le altre squadre, l'Inter sarebbe retrocessa in Serie B. Poiché come spiega il procuratore Palazzi: "L'Inter ha violato l'art.1 e l'art.6 del codice sportivo".
L'Inter mi ricorda il membro di una gang di serial killer che riesce a farla franca, nonostante qualche pugnalata l'abbia tirata anche lui. Poi magari ci scrive un libro, si professa l'unico onesto e gli danno pure una medaglia. Di cartone. Di cui ancora oggi si vanta con un orgoglio veramente incomprensibile, di chi una coscienza non vuole averla.
Incomprensibile come una persona dotata di raziocinio come me ma tifoso dell'Inter non possa rendersi conto che la squadra per cui fa il tifo aveva delle responsabilità, ma ne è scampata per la burocrazia.
Dunque, la domanda finale è la più importante: si può andare orgogliosi e fieri dell'onestà dell'Inter, dello scudetto assegnato e dei successi a seguire? La risposta è si, ma solo se ci si attiene ad un certo stile: paraocchi ben fissato alla testa, occhi chiusi, orecchie tappate e la grande convinzione che le intercettazioni di Facchetti siano state fatte da Moggi con la voce camuffata.
MC
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