Lo so, lo so! Non si vince una partita coi se e coi ma… e non si pareggia neppure.

Lo so, anche se qualcuno dice che, dopo un po' (e per noi è un BEL po'!), si fa l'abitudine a tutto, perfino alla sconfitta perpetua e all'ultima posizione in classifica a zero punti, io non ci credo.

Quando fra cinquant'anni ci sarà una squadra XY, neo-promossa in serie A, che prende sette-otto sventole e rimane a zero punti per tot giornate di seguito, allora il “simpatico” cronista di turno ripescherà il Benevento Calcio che, nel Campionato 2017-18, rimase a zero punti per…quel certo numero di partite. Che anche a nominarle porta sfiga.

So anche che qualche altro cronista dilettante come me mi accusa di essere ripetitivo. Ma scusa e allora la mia squadra del cuore? Come faccio a scrivere cose nuove se restiamo puntualmente “al palo”, domenica dopo domenica e anche di lunedì come per Atalanta-Benevento?!?

La divina Atalanta era una ninfa boschiva con una caratteristica molto particolare: detestava il sesso. Tanto che per poter procreare dovette chiedere di essere violentata, poiché di buon grado non avrebbe mai accettato un amplesso. Però poi s'innamorò, come capita in tutti i miti e nelle fiabe, di Melanione. Ma l'episodio mitico che ci riguarda più da vicino è quello della rocambolesca uccisione dell'enorme cinghiale Caledonio. Quest'ultimo appartiene al mito della fondazione della città di Benevento. Indovinate infatti cosa campeggia nello stemma del nostro amato Comune? Un cinghialone stolato, cioè coperto da un drappo onorifico sulla sella.
Non solo la divina Atalanta trafisse con l'arco la bestia pericolosissima, ma le fu regalata anche la pellaccia (sì, ho scritto proprio “pellaccia”, non pelliccia) come trofeo.

È andata così anche lunedì 27 Dicembre a Bergamo nella gara Atalanta-Benevento?
Non proprio
, diciamo la verità. Altrimenti il temibile Gasperini, patròn della panchina atalantina, non sarebbe entrato così in ansia. Nonostante i giornalisti di parte (vedi Simone Masper su “L'Eco di Bergamo”) abbiano scritto che la vittoria dell'Atalanta sia stata meritatissima, invece quelli un po' meno partigiani hanno riconosciuto che il Benevento, questa volta, avrebbe ben meritato il pareggio.

Ed eccoci colla “collana” dei se e dei ma. E invece non si tratta soltanto di se e di ma, questa volta.
A parte i nostri sentimenti, che non si possono nascondere, in effetti il Benevento di Bergamo non ha fatto “papere” clamorose, come purtroppo da copione sperimentato e ribadito fino a ieri l'altro. La squadra non si è “spappolata” negli ultimi minuti, lasciandosi trafiggere da chiunque, come abbiamo visto (mentre soffrivamo non in silenzio, tutt'altro) in numerose partite, anche al Vigorito. No, tutt'altro (userò spesso d'ora in poi questi avverbi con l'apostrofo per fare bella figura con la Redazione e convincerla che non faccio troppi errori di grammatica e punteggiatura! Qui ci vorrebbe un emoji che fa l'occhiolino ;-) così); dicevo: tutt'altro!

Quando c'era da difendersi si difendeva e quando c'era da far divampare le leggendarie “fiammate giallo-rosse”, puntualmente il mitico Armenteros (che fra poco gli facciamo un monumento accanto a quello di padre Pio) sfiammava. E se non fossimo più così sfortunati come continuiamo ad essere, avremmo anche potuto segnare. Perché - e qualcuno mi contraddica se ho sognato - la squadra, nonostante i soliti Di Chiara (mandalo in vacanza per sempre!), Costa (di nuovo ammonito! - tu, De Zerbi, non li conosci bene i Beneventani; un Beneventano non dimentica se un calciatore della sua squadra para al posto del portiere con la manina, in area di rigore; non lo dimenticherà mai!), Chibsah, ancora Chibsah, mandalo in tribuna ma non in campo, per favore.

Un Beneventano, che era presente allo Stadio Vigorito, non dimenticherà mai (come ha scritto la Gazzetta dello Sport): «due errori clamorosi, prima Brignoli (il nostro portiere) regala la palla agli avversari e propizia il primo gol del Sassuolo; poi Costa provoca un calcio di rigore assurdo con un fallo di mano in area». De Zerbi, ascolta bene, anche se hai un carattere fumantino e mo' te voglio vedé con Gattuso, noi non dimenticheremo mai quello che ci hanno fatto Brignoli e Costa, durante la partita col Sassuolo. Mai! E tu però continui a mandarli in campo, come se non fosse successo niente. Stai più attento le prossime volte. Molto più attento. Noi non dimentichiamo.
Dice: ma chi ci metto al posto loro? un debuttante diciannovenne? Sì, meglio, meglio uno qualunque, ma non più Costa; Costa lo devi mandare a casa. Si rifarà una vita, diventerà chef o pompiere o imbianchino, quello che vuole lui, anche calciatore ma mai più col Benevento. Mai più.
E il gol? Tutt'altro ;-) che una prodezza il gol che l'Atalanta ha creato al 75esimo, sì, avete letto bene: quindici minuti prima della fine. Altrimenti “Tuttosport” non avrebbe scritto: “10 minuti al termine del primo tempo: gara ostica per l'Atalanta, che sta trovando di fronte a sé un buon Benevento”. Eh, ti pare?!? Avrebbe scritto tutt'altro.

Insomma (e qui vi saluto con una bella sfilza di se e di ma) se Marco D'alessandro stesse bene e fosse rimasto in campo fino alla fine; se Ciciretti non si fosse spremuto come un limone contro il Sassuolo, che alla fine non si reggeva più in piedi, il nostro eroe, e invece fosse sceso in campo a Bergamo, dando man forte ad Armenteros; se Armenteros non avesse avuto problemi di stomaco e fosse rientrato in campo dopo l'intervallo; se Puscas fosse ancora quello dell'anno scorso etc etc…
La partita sarebbe finita con un pareggio per nulla demeritato dal Benevento e noi tutti contenti (come i bambini a Natale) saremmo andati a brindare per il primo punticino in serie A, che non si scorda mai.