La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa (Karl Marx).

Questa volta la storia appartiene ad un presidente e alla sua visione lungimirante, Antonio Percassi, patron dell'Atalanta con un passato anche di calciatore della stessa "Dea".
Imprenditore con modesta capacità economica si butta nel calcio che conta rilevando la proprietà del club bergamasco nel 1990-1991 senza grande fortuna. Nel 1993-1994 a causa di una stagione disastrosa, forse per errori di inesperienza, deve cederla all'allora nuovo presidente Ruggeri. Ma nel 2011, dopo aver acquisito nuova linfa economica dalle sue attività commerciali, riprende le redini della società orobica e da quel giorno sposa una politica fatta di scommesse e intuizioni, fondate soprattutto sul settore giovanile e sulla ricerca di giovani promesse da far crescere e valorizzare. Sarà con queste plusvalenze che con il passare degli anni si affermerà come miglior vivaio del calcio italiano e miglior squadra italiana per rapporto tra capitali investiti e risultati ottenuti. Arriva a conquistare anche dapprima il preliminare di Champions League l'anno scorso e l'accesso diretto quest'anno.

Questa è la prima manifestazione temporale della "storia", quella che non potremmo chiamare "tragedia" ma che nel senso metaforico è quel verificarsi in modo drammatico e per certi versi inaspettato di un fatto concreto, che è prodromo, almeno secondo il pensiero di Karl Marx, al verificarsi delle condizioni per la replica nel tempo della storia stessa. E in questo caso la "farsa" metaforicamente può assumere la teatralità di eventi che vengono rieseguiti come esemplari e già vissuti, in una sorta di linea guida da seguire scrupolosamente per riuscire ad ottenere che essa stessa si possa riverificare.

In parole terrene e meno filosofali, il nuovo corso della Spal, capitanato dal connubio Mattioli/Colombarini, ha nelle sue intenzioni sempre meno inconfessabili, il ripetere la strada segnata a suo tempo dall'ascesa all'Olimpo degli Dei del calcio italiano della famiglia Percassi. Già da tempo si possono notare le linee guida che si assomigliano sempre di più ai passaggi storici di quella scalata: il settore giovanile e la sua rinascita, primo dei principi fondanti dell'era Mattioli, la crescita sportiva e sociale dei rapporti con la tifoseria, la massima attenzione ai giovani emergenti, alla loro crescita professionale sotto forma di attenta valutazione alla voglia di riscatto di giocatori magari messi in ombra in società troppo ambiziose, non ultimo il rafforzamento dei rapporti politici con i team sella serie maggiore.

Questo sistema sta avendo i suoi primi sviluppi effettivi: la Spal dopo anni di acquisti che le hanno fruttato ottime performance sportive, sta iniziando la seconda fase del progetto di "divinizzazione", quello cioè più difficile e dove i rischi di vanificare tutto il lavoro precedente assumono i contorni di una possibile disfatta. E' il tempo delle cessioni importanti, Manuel Lazzari l'esempio su tutti. Ma la Spal ha pronti altri nomi, prime scelte del panorama calcistico italiano, in stazione di partenza: Andrea Petagna che con il suo record di gol nello scorso anno fa gola a mezza Europa, Momo Fares che ha estimatori in Italia e in Francia, Francesco Vicari con pretendenti in Premier League e forse qualche altro nome nuovo che si metterà in buona evidenza quest'anno.

Di certo servirà come detto mantenere la categoria perché questo è il momento più delicato. La forza del progetto è garantita dalla guida di un grande uomo squadra: mister Leonardo Semplici, un allenatore "aziendalista", guarda caso all'Atalanta c'è l'omologo Gasperini, che sembra nato per questo genere di progetto.
Amato dal popolo tifoso biancoazzurro, attendo alla valorizzazione dei calciatori prima anche del risultato, educatore e motivatore che crea nei calciatori la voglia di dimostrare il valore massimo che possono esprimere.

Per non parlare poi dei ricorsi storici.