28 giorni per una verifica da record. Record non solo nei tempi ma anche nei termini e nelle motivazioni.

Lo stadio messo sotto sequestro l'8 luglio 2019 dalla locale Guardia di Finanza è il Paolo Mazza di Ferrara. In quello stadio gioca la locale squadra di calcio che come nome ha un acronimo, la SPAL. La struttura porta il nome di un "illuminato" presidente di tanti anni fa che tanto ha dato lustro alla realtà emiliana. Lui l'ha condotta all'ultima Serie A, nei lontani anni '60. Ma la struttura è ancora precedente: inaugurata il 20 settembre 1928 ha subito ristrutturazioni parziali e totali ed è giunta ai tempi nostri, in cui la SPAL ha scalato velocemente le categorie dalla C alla A, completamente rimodernata tanto da meritarsi la candidatura al premio Stadium of the Year 2018.

Ma come detto, a inizio luglio con un provvedimento immediato e non annunciato, la GDF di Ferrara ha sequestrato la struttura, dapprima limitatamente alle nuove tribune e alla Curva Est degli ospiti e successivamente alla Curva Ovest, fortino degli ultras spallini. I motivi di tale decisione riguardavano presunte irregolarità delle ultime e recenti opere di ristrutturazione e la conformità alle norme antisismiche della struttura, particolarmente stringenti a Ferrara dopo l'ultimo terremoto del 2012 che ha colpito l'Emilia Romagna.

Oggi 6 agosto 2019 la vicenda sembra all'epilogo.
Tutti i test sembrano superati e la struttura è pronta a rientrare nella disponibilità della SPAL. Manca solamente il pronunciamento ufficiale del consulente della Procura di Ferrara, l'ingegnere Carlo Pellegrino, assente ieri quando i lavori sono stati ultimati. Da notizie non ufficiali ma che si sono rincorse frequentemente, pare che all'origine dell'indagine ci fosse la denucia di un impresa che ha lavorato alle recenti opere di costruzione della Curva Est e sua copertura, alla copertura della tribuna di Gradinata e al completamento e alla copertura della Curva Ovest. A quel che sembra le contestazioni dovrebbero esser nate in base ad un "difetto" di forma nella messa in opera del manufatto.

Tutto smentito, anche se rimane il dubbio di alcune possibili prescrizioni, ritenute però cosa da poco e irrilevanti ai fini dell'agibilità. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: chi pagherà per questo danno d'immagine arrecato al Comune di Ferrara e alla Società SPAL, dichiarate fin da subito dalla stessa GDF come parti non coinvolte nell'indagine. Anzi, in un appunto le stesse erano definite "parte lesa" dagli inquirenti, tanto da destare la rabbia dei tifosi spallini. 

E di danno si deve parlare. La notizia del sequestro è arrivata in piena campagna abbonamenti. Nello specifico la SPAL stava terminando la fase delle prelazioni degli abbonati della stagione scorsa e poi via via sarebbe stato il turno del cambio settore sempre in prelazione. Quindi ci sarebbe stato il via libera alle nuove sottoscrizioni. Tutto ovviamente messo in congelatore. In più, dopo anni di lavori estivi all'interno della struttura per portarla allo splendore di oggi, questo era il primo anno in cui la SPAL e i suoi tifosi potevano godere di amichevoli di spessore sul campo amico, con ovvi danni economici relativi ad introiti di biglietti, diritti televisivi e sponsorizzazioni, oltre ad un eventuale ulteriore danno di prevedere un'inizio campionato fuori dalle mura domestiche.

Attendiamo gli sviluppi della vicenda. Ci sarà certamente una nuova fase di prenotazione degli abbonamenti per la tifoseria ma la società non ha ancora chiarito le nuove dinamiche. Seguirà probabilmente una richiesta per i danni la cui entità sarà resa nota dai legali degli interessati ma sarà da vedere se saranno esigibili vista la misura del torto subito.

Tutto è ancora da decidere. Per ora, per la SPAL e per i suoi tifosi, si riapriranno le porte del Paolo Mazza, il salotto del calcio di casa, a Ferrara.