Come un fulmine a ciel sereno, la sentenza arrivata dalla Procura Federale della FIGC ha colpito la Juventus nel profondo. Una penalizzazione pesante, che mette a rischio la qualificazione per le Coppe Europee nella prossima stagione. 15 punti che hanno fatto sprofondare la Vecchia Signora nella parte sinistra della classifica, dopo aver accarezzato il sogno di riaprire anche il campionato nella sfida poi persa per 5- 1 contro il Napoli. Quanti dubbi però sulla sentenza del Procuratore federale della FIGC Giuseppe Chinè.

Quante perplessità su una sentenza che può rappresentare un precedente per un'ormai prassi del calcio italiano. Non solo adottata dai dirigenti bianconeri, ma anche da dirigenti di altre società (Piero Ausilio dell'Inter, in questo senso, viene considerato come uno dei maestri di questa procedura).
Sostanzialmente la Juventus F.C S.P.A viene accusata di violare l'articolo 4 del codice di giustizia sportiva, cioè quello riguardante la slealtà, la probità e la correttezza nella competizione sportiva. Un'accusa importante, un'accusa pesantissima che deve essere dimostrata.
A che pro la Juve, gonfiando le valutazioni dei giocatori ha avuto un vantaggio nella competizione sportiva? Sì, perchè innanzitutto c'è da dire che i dirigenti della società torinese, gonfiando le valutazioni arrecavano danno inizialmente per la stessa società bianconera, perché il valore gonfiato serviva a far quadrare conti sempre più in rosso, sempre più deficitari che dovevano essere portati in parità, dunque mettendo mano al portafoglio della famiglia.
Dunque il vantaggio per gli altri qual è? Non ci è dato sapere, ma è logico attendersi una spiegazione ben più esauriente rispetto a quella data dalla Procura FIGC in 36 pagine di motivazione. Sempre considerando quest'importante documento, diramato nella giornata di lunedì, si viene a sapere che la Juve ha violato alcuni principi del codice di giustizia sportiva e quindi ha meritato la sanzione "afflittiva" di 15 punti di penalizzazione da scontare nella stagione in corso. Vengono citate alcune operazioni importanti di calciomercato, da quella di Audero con la Sampdoria, allo scambio Arthur - Pjanic con il Barcellona. Operazioni che la società bianconera ha portato a termine nel corso degli ultimi anni. Alcune cessioni che la Juventus ha "gonfiato", accrescendo così il valore di un calciatore secondo l'accusa.
Ebbene, sulla base di cosa si pensa che il valore di un calciatore sia stato "gonfiato"? Non c'è un parametro secco che dia una valutazione per un singolo atleta, dunque come si pensa ad un valore più alto o più basso? E sulla base di quale aspetto, la Procura ha deciso di infliggere alla Vecchia Signora 15 punti di penalità e non 10, 50 0 20? La verità è che manca una norma specifica. Manca una norma che dica, io ho superato il limite di 100 km/h, dunque merito questa pena.
Questo, al momento non c'è. Anzi, fare plusvalenza non è reato. E' un'ancora di salvezza per un calcio come il nostro, come quello italiano, che guadagna poco rispetto per esempio alla Premier League. Un calcio che ha perso l'appeal dei tempi migliori. Un calcio che sta attraversando un periodo buio. 

Un'ultima domanda, poi viene spontanea. Se l'affare viene fatto da due squadre, cioè dalla Juventus e dal Genoa, dalla Sampdoria o chicchèssia, perché è solo una società a pagare con la penalizzazione? Eppure, un affare porta vantaggi sia ad una squadra sia ad un'altra. Non basta la motivazione delle intercettazioni inquietanti per incolpare la società bianconera e le altre no. Parecchi dubbi dunque su questa storica sentenza. L'impressione è che nulla sia chiuso e che, col ricorso annunciato dalla troupe di avvocati della squadra torinese ci possano essere altri colpi di scena. 
Una cosa, è però certa: il calcio italiano non ci fa una bella figura. Tutto il movimento subirà un contraccolpo importante da questa sentenza e non sarà per nulla facile riprendersi.