Difficile descrivere con poche righe il dramma umano e sociale nel quale ci siamo trovati, prima in Italia e poi nel resto del mondo. E tutto questo, proiettarlo nel mondo del calcio, uno sport (sinonimo di salute e divertimento), suona come una bestemmia in chiesa.
Son settimane che, il mondo del giornalismo in primis, spinge per avere notizie e lumi riguardo la ripartenza di un campionato che è più morto che mai; ma la pervicacia con la quale si sta chiedendo assolutamente la ripartenza, meriterebbe traguardi, almeno moralmente, migliori.

Ingredienti: soldi dei diritti televisivi, messi a bilancio o da incassare; pandemia mondiale; morti a decine di migliaia (solo in Italia), centinaia di migliaia per il mondo; presidenti contro (come sempre); Federazione confusa... come sempre.
Tutto questo ha generato una torta avvelenata che nessuno, a partire dal ministro dello sport e dello spettacolo, non vuole assaggiare per primo. Anzi, continua a rimandare indietro la fetta offerta, e della quale nessuno si vuole far carico. Va da sé che quando ci sono interessi personali (economici, di profitto, di immagine, di potere ecc. ecc.), tutto diventa caotico.
Lo scenario è questo, da una parte una serie di presidenti, Lo Tito in primis, che vogliono ricominciare perché gestendo tutto in sicurezza ed igiene, il rischio non c'è. Se ammettesse che non vuole avere grane o perdere soldi (oltre la possibilità reale di vincere uno scudetto), sarebbe più onesto con se stesso e con gli altri. Anziché attaccare la Juve per prima, e le altre (tappettini dei bianconeri, come ho letto da qualche parte), perché d'accordo con i bianconeri, darebbe una mano a risolvere un problema che verrà, ne sono certo, gestito dal governo centrale.

Dall'altra parte, società che non vogliono ripartire per una questione di coerenza e sensibilità (anche sportiva, oltre che umana). L'Atalanta (che probabilmente un annata sportiva così, in Europa, non la rivivrà più, anche se glielo auguro con tutto il cuore), il Brescia....squadre che sono l'espressione di città, che questa pandemia l'hanno vissuta contando morti a centinaia.
Quando lo sport perde la bussola, e si trasforma in azienda, allora non può accampare motivazioni diverse dal bilancio e sottostare a regole che con lo sport, non hanno nulla a che fare; quindi lo "scudo" sportivo, cade. 
La mia idea, occupandomi di sicurezza nei luoghi di lavoro, sarebbe di far allenare i giocatori della Lazio con mascherine e guanti (come fanno gli operai in fabbrica e tutti gli altri che son "costretti" ad avere contatti ravvicinati con colleghi o clienti), così capiamo che tempi occorrono per svenimenti e difficoltà respiratorie.
Questo per far capire che una partita di calcio, se vogliamo restare nella serietà, è fatta di contatti, colpi di tosse, mani addosso, respiro in faccia, sputi per terra... farla diversamente, sarebbe falsarla; per tacere degli spogliatoi, quante squadre possono vantare una gestione degli spazi consona al momento? In serie B, per non scendere di categoria, nemmeno oso immaginarlo. E chi vive di e nel calcio, se non pensa a questo o è ipocrita, o nel posto sbagliato o mente.

La mia soluzione sarebbe semplice. Chiusura del campionato oggi, non assegnazione dello scudetto, e nel caso, assegnarlo all'Atalanta, come "risarcimento" morale della tragedia vissuta, anche se son certo, conoscendo i bergamaschi, che lo rifiuteranno. Dico Atalanta perché Brescia è troppo lontana dalle prime posizioni. Retrocessione delle squadre ultime, e sale la prima della serie B, così da fare una seria A di solo 18 squadre.
Tutto questo regolerebbe il campionato con numeri congrui e più gestibili. Dal campionato 2020/2021 scendono in 3 e salgono in tre. Ma per fare questo occorre un decreto del governo che, per l'eccezionalità del momento, dovrebbe decidere sopra le parti. Altrimenti tra due settimane, saremo qui ancora, a discutere di quando partire e dove giocare.
Capisco che sia, questa, un'utopia, ma il giochino del rimpallarsi le responsabilità e dei proclami (dal ministro, a Gravina e via dicendo), ormai è alla fine, e dovrà essere risolto.
Il terrore che un giocatore si ammali nuovamente, dopo tutte le rassicurazioni, alla fine sarà il vero freno per la ripartenza.
Immaginare un Lo Tito citato in giudizio da un suo tesserato, se questi, costretto a giocare, si ammala, non è un'ipotesi tanto lontana. Pensarci, ma presto.