35 presenze, 1623 minuti e 8 gol in totale. Questo è il bottino accumulato da André Silva in questa stagione con la maglia del Milan: un gol ogni 202 minuti circa, ma è da ricordare che il ragazzo è spesso entrato a gara in corso (e sovente in momenti difficili della gara) e che con le due reti messe a segno in campionato (contro il Genoa al Ferraris e il Chievo Verona a San Siro) ha portato nella cassaforte rossonera ben 6 preziosissimi punti in campionato; con i 6 goal siglati in Europa League si è aggiudicato la quarta posizione nella classifica marcatori della competizione continentale. Il giocatore ha talento, ha i colpi dentro la pistola, tuttavia è riuscito in poche occasioni a manifestare le proprie qualità: ciò non è piaciuto molto alla società milanista e a Gattuso, che difatti stanno pensando di cederlo (probabilmente a titolo definitivo), poco convinti dalle sue prestazioni. Poco importa se nella scorsa sessione di mercato sono stati investiti quasi 40 milioni per un attaccante che, è da sottolineare, ha solamente 23 anni ed era alla prima esperienza in Italia; Mirabelli e Fassone pare abbiano pensato a uno scambio di prestiti col Monaco per Falcao, un centravanti di qualità e di sicura esperienza (scelta però discutibile, a causa della sua fragilità fisica e della sua età abbastanza avanzata), o addirittura a una cessione definitva in Premier League, più precisamente al Wolverhampton, fresco di promozione, disposto a spendere almeno 30/35 milioni per aggiudicarsi le prestazioni del centravanti iberico, il quale ritroverebbe Espirito Santo, suo vecchio allenatore ai tempi del Porto. Il futuro di Silva potrebbe non essere più a Milano, ma è ancora da vedere cosa farà ai Mondiali, che potrebbero risultare un punto di svolta fondamentale per la sua carriera: se farà bene potrebbe essere riconfermato, altrimenti è possibile che la società non ci pensi su due volte a spedirlo altrove. Se non è ritenuto ancora pronto per il campionato italiano, forse sarebbe il caso di mandarlo in prestito in un altro club per farsi le ossa e subire meno pressioni, se non addirittura provare a dargli nuovamente fiducia in Italia (nonostante abbia avuto un discreto minutaggio sia sotto Montella che alla guida di Gattuso): meglio essere accorti e previdenti, piuttosto che risultare precipitosi, con magari in futuro un grosso rimpianto per aver bruciato un giovane di grandi prospettive.