Certo sono più sapiente io di quest'uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo”

Platone, Apologia di Socrate

 

Il vero sapiente, ammoniva Socrate, è colui che sa di non sapere. Un avvertimento che dovrebbe insegnarci a dubitare sempre delle nostre credenze e a non accontentarci mai delle verità preconfezionate che spesso ci vengono offerte.
Eppure, mai come in queste ore, tutti affermano di sapere, sebbene nessuno sappia. Giornalisti, blogger e semplici tifosi, sono tutti occupati in una gigantesca scommessa su chi sarà il prossimo allenatore della Juventus e dove la posta in gioco è la credibilità di ciascuno.

Sebbene siano circolate voci in merito alla possibilità che Pep Guardiola approdi sulla panchina bianconera, il mainstream giornalistico sembra propendere, con tutte le sue energie, nel ritenere ciò un'eventualità assai remota e nel ribadire la preferenza per Maurizio Sarri. Anche molti tifosi juventini hanno accettato questa versione, e, sebbene covino il sogno di vedere il tecnico catalano allenare la propria squadra, paiono definitivamente rassegnati a non vederlo mai realizzato.

Ma esiste una parte, minoritaria ma consistente, del mondo giornalistico, oltre che una grande fetta del web, che non la pensa allo stesso modo. Si tratta di settori anche credibili della stampa.
Solo per fare alcuni esempi: il giornalista esperto di Juventus, Luca Momblano, lo stesso che previde l'arrivo di Ronaldo e l'addio di Allegri quando nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo, ha sempre ribadito la sua convinzione in merito al futuro della panchina bianconera: sarà Guardiola a occuparla; l'autorevole agenzia AGI il 23 maggio ha annunciato probabile il catalano come prossimo successore di Allegri; il giornalista di Mediastet Marco Barzaghi, in controtendenza con quanto ha affermato la sua testata, ha riportato l'affermazione di “un importante procuratore” che gli avrebbe confermato l'ipotesi di Guardiola. A queste voci degne di nota ma isolate, tuttavia, la maggior parte del mondo giornalistico non crede minimamente, e continua a insistere su Sarri.

Chi sta scrivendo non è un giornalista e perciò non ha elementi giornalistici per propendere per l'una o l'altra possibilità. Non ha fonti, non ha insider, non ha rivelazioni scioccanti dell'ultimo secondo. Anzi, crede che ci si debba un po' distaccare da tutto questo caos di ipotesi che si accavallano l'una sull'altra e che si smentiscono a vicenda, tutto questo bailamme mediatico nel quale vince chi grida più forte, ma che non chiarifica e anzi alimenta un vortice di notizie che sembra non avere mai fine.

Pertanto, invece di immergerci anche noi in questo groviglio inestricabile dove è più facile rimanere impigliati che venirne a capo, proveremo, per un attimo, a dimenticare tutto, tutte le notizie, voci, indiscrezioni, scoop, tutto quanto si è detto sull'argomento, e cercheremo di adottare un approccio completamente diverso. Non crederemo e non ci fideremo di nessuno se non di noi stessi e di ciò che ci pare credibile e ragionevole.

Dunque il lettore comprenderà se in questa sede abbandoneremo il giornalismo in favore della filosofia; così, seguendo il sentiero indicatoci da Socrate, giungeremo fino a Cartesio.
Accogliendo il metodo suggeritoci dal filosofo francese nelle Meditazioni metafisiche, immagineremo che esista un genio maligno che ce la metta tutta nell'ingannarci e nel farci cadere in errore, inducendoci a prendere per vero ciò che è falso e viceversa. Partendo da questo presupposto, quindi, dovremo considerare tutte le affermazioni e le ipotesi dei giornali come se fossero false o, per meglio dire, come se non esistessero affatto. Rimarremo allora da soli con il nostro solo pensiero e la nostra logica a guidarci.

Ebbene, sgombrata la mente da tutto il baccano di questi giorni, cercheremo di capire se Guardiola può essere un candidato realistico per la panchina della Juve.

Innanzitutto dovremo porci due domande:

  • Può la Juve aver pensato concretamente di prendere Guardiola e avere effettive possibilità di avanzare una proposta accettabile?

  • Può Guardiola accettare un'eventuale proposta della Juve, o perlomeno valutarla molto seriamente?

Se la risposta a una o a entrambe queste domande è negativa, vuol dire che l'ipotesi di Guardiola è soltanto una fantasia e con ogni probabilità sarà Sarri il prossimo allenatore. Se, viceversa, la risposta sarà positiva a entrambe allora, il “sogno” Guardiola assumerebbe tutta un'altra concretezza.

Per rispondere alla prima domanda dovremo focalizzarci sul punto di vista della Juventus, per la seconda, su quella del tecnico catalano.

Ebbene, perché la Juventus non dovrebbe avere la possibilità di aggiudicarsi un simile allenatore? Ha sicuramente il prestigio, l'ambizione e una rosa di partenza di ottimo livello per farlo.
Immaginiamo per un momento di essere nei panni di Andrea Agnelli. Siamo il presidente del club migliore d'Italia da diversi anni e tra i primi d'Europa, che domina incontrastato in campo nazionale ed aspira a fare altrettanto in campo internazionale. Avendo vinto tutto quello che c'era da vincere in Serie A, non basta riconfermarsi nelle competizioni domestiche, ma puntiamo alla vittoria della Champions League e sappiamo che tutti i nostri dirigenti e collaboratori sono protesi a questo obiettivo. Abbiamo acquistato Ronaldo un anno fa, il giocatore premiato cinque volte col pallone d'oro, secondo molti il migliore al mondo, e lo abbiamo fatto proprio con lo scopo di ambire al trofeo più prestigioso. Ma ciò non è bastato. Ronaldo non è sufficiente per portare la Juve sul tetto d'Europa. Che cosa cercheremo di fare allora? Se vogliamo costruire una squadra fortissima e superiore a tutte le altre, avendo già una rosa di alto valore, possiamo acquistare alcuni giocatori sul mercato. Ed è doveroso tentare, ma potrebbe anche questo non bastare, perché il parco giocatori della Juve è già molto competitivo così com'è.
Non resta quindi che una sola cosa: trovare un allenatore che sappia aumentare non solo il livello dei singoli, ma del collettivo, che sappia valorizzare i giocatori in un contesto di squadra e permetta a tutti di rendere per il meglio.
Ma per far questo ci vuole un bravo allenatore. Anzi no, un ottimo allenatore. Anzi no, un eccellente allenatore. Anzi no, il miglior allenatore. Dopo il miglior giocatore serve il miglior allenatore. Ebbene, i nomi che possono rispondere a questo requisito sono solo due: uno è Jurgen Klopp, il fresco vincitore dell'ultima Champions League. Ma non sembra una pista percorribile, perché Klopp è chiaramente intenzionato a restare al Liverpool. L'altro nome è Pep Guardiola, il vincitore di due Champions, considerato da molti il miglior interprete del calcio moderno nella fase di possesso e che ha incantato il mondo anni fa alla guida di un imbattibile e bellissimo Barcellona. Guardiola sarebbe il profilo giusto anche perché rappresenterebbe una discontinuità netta rispetto al passato, in cui la Juve ha espresso un gioco non certo esaltante, e sta cercando una svolta per compiere un decisivo balzo in avanti.

Dunque Agnelli e la dirigenza non possono non pensare a Guardiola e non possono non tentare di arrivare a lui, se vogliono davvero ambire a salire sul tetto d'Europa. Però a questo punto si pone un ostacolo, l'unico ostacolo che potrebbe impedire di presentare un'offerta credibile all'attuale tecnico del City: l'ingaggio. Si potrebbe sostenere, e molti lo sostengono, che la Juve non abbia la capacità economica per sopportare una spesa del genere e provvedere a un esborso di oltre venti milioni.

Ma è davvero così? Be', ricordiamoci per prima cosa che stiamo parlando della Juventus, non del Chievo, non della Sampdoria e nemmeno del Napoli o della Roma. Stiamo parlando di uno dei migliori club al mondo per fatturato. Stiamo parlando di un club che ha un monte ingaggi intorno ai duecento milioni. Stiamo parlando di un club che ha speso, spende e spenderà enormemente di più per acquistare Ronaldo, tra stipendio e cartellino. Certo, si dirà, quella di Ronaldo è una spesa però anche un guadagno perché porta un ritorno economico non indifferente tra merchandising e sponsorizzazioni. Ma questo, in parte, è vero anche per Guardiola. Se la Juventus avesse tra i propri tesserati oltre che il miglior giocatore anche il miglior allenatore, incrementerebbe enormemente la sua attrattiva a livello internazionale. E la qualità del gioco che questo allenatore riuscirebbe a esprimere inciderebbe ulteriormente in questo senso, ossia nell'attirare pubblico. Non a caso l'Adidas sta cercando di strappare il tecnico alla Puma. Si tratta di un famoso marchio che avrebbe tutto l'interesse a sponsorizzare Guardiola, ed è evidente che il club che riuscisse a trovare un accordo con Pep sarebbe di certo in qualche modo premiato dal punto di vista economico.
E cosa dire dell'attenzione del pubblico internazionale che la Juve riceverebbe su di sé, ancora di più di quanto non l'abbia già ricevuta con Ronaldo? Con tutte le ricadute che questo comporta. Inoltre, se si va ad analizzare più nel dettaglio la spesa per l'ingaggio non sembra così irraggiungibile. Equivale all'acquisto di un calciatore del valore di 20-25 milioni. Quante operazioni come queste compie la Juve ogni anno? E non certo si dubita della sua capacità, visto che può permettersi ben altri esborsi. Inoltre molti giocatori andranno via: Khedira, Mandzukic, De Sciglio, sono i più probabili, ma potrebbero essere seguiti anche da Dybala, che vale 100 milioni e occupa attualmente un ingaggio di 7 milioni e mezzo. Certo, dovrebbero essere rimpiazzati da altri, ma a Guardiola non serve un rosa enorme ed è dunque credibile che il numero dei giocatori diminuirà, liberando quindi risorse da investire per il suo ingaggio. A ciò si aggiunga che dietro la Juve c'è una holding ricchissima, la Exor, che qualora decidesse di intervenire, come pare abbia fatto con Ronaldo, potrebbe permettersi di pagare anche dieci volte l'ingaggio dell'allenatore. Insomma, l'operazione Guardiola è perfettamente fattibile dal punto di vista economico.

Abbiamo così appurato che la Juve ha l'intenzione, l'ambizione e i mezzi per presentarsi con un'offerta allettante e quindi la risposta alla prima domanda è affermativa.

Cerchiamo ora di rispondere alla seconda, se Guardiola intenda accettare o possa quantomeno valutare l'offerta della Juve con attenzione. Caliamoci nei panni del tecnico catalano.
E' un allenatore che ama le sfide e provare esperienze nuove. Non è mai stato in uno stesso club per più di quattro anni. E' da tre anni al City e potrebbe quindi restare per un altra stagione per cercare di portare a Manchester la Champions. Tuttavia potrebbe anche valutare proposte migliori, qualora ce ne fossero. Ed esistono delle condizioni che potrebbero indurlo ad abbandonare la sua attuale compagine. In primis, la possibile esclusione del City dalle competizioni europee da parte della UEFA per l'affaire dei finanziamenti illegittimi. Qualora fosse così, egli sarebbe propenso a trovare un altra squadra. Proviamo a entrare nella sua testa: abbiamo vinto tutti i trofei inglesi, anche più di una volta, ci manca soltanto la Champions. Qualora non potessimo disputare questa competizione quale motivo – e quali motivazioni – avremmo per restare? Potremmo aspettare magari due o tre anni, ma non siamo mai rimasti tanto a lungo in un club prima d'ora, abbiamo bisogno di nuovi stimoli. E, d'altra parte, quale garanzia avremmo per il futuro, con molti giocatori che vorrebbero abbandonare la squadra e altri che non sarebbero certo invogliati a venire? A questo si aggiunga che, anche qualora non ci fosse la penalizzazione, con la Uefa col fiato sul collo, il City forse non potrebbe fare una campagna acquisti faraonica come in passato. E ciò ridurrebbe la possibilità di rinnovare la rosa. Se, allora, dovesse arrivare una proposta allettante di un altro club meglio attrezzato, ovvero con un progetto migliore e con maggiori probabilità di puntare a vincere la Champions, perché dovremmo escluderlo a priori?

Questa proposta ci è già arrivata. Non è il Barcellona, che sembra orientato a riconfermare Valverde e non è il Bayern, dove siamo già stati e non abbiamo vissuto un gran rapporto coi giocatori. La vera proposta, invece, è quella della Juve; lo abbiamo detto, la Juventus sicuramente ha bussato alla nostra porta, perché il club torinese non poteva fare diversamente e i suoi dirigenti non potevano non approfittare di questa opportunità. Tanto più che i rapporti con questa società sono più che cordiali e vanno avanti da anni, più che con altri. Stimiamo la Juve e ne siamo a nostra volta apprezzati. Non c'è motivo per cui non dovremmo pensare l'uno all'altra.
Ragioniamo: è meglio il City o la Juventus? Da una parte un club che per due volte ha vinto la Premier, ma che nell'ultimo anno ha dovuto faticare enormemente per battere la concorrenza del Liverpool, il quale dalla stagione prossima si ripresenterà più agguerrito di prima, motivato dalla vittoria della Champions, e a cui potrebbero aggiungersi altre rivali, chissà, come il Chelsea o il Tottenham; il City è un club che in Europa non è mai riuscito ad andare oltre le semifinali e che non si è mai nemmeno avvicinato a vincere il massimo titolo. Dall'altra parte, invece, c'è una squadra che da otto anni domina incontrastata la Serie A dove non ha rivali, e che, pur avendo fallito le ultime due stagioni, è giunta due volte in finale di Champions. Una squadra che ha giocatori che, contrariamente a quelli del City, sanno che cos'è una finale e hanno qualche esperienza in più in fatto di vittorie. Inoltre, fatto da non sottovalutare, la Juve è un club di maggiore prestigio e blasone rispetto al Manchester City, e questo qualcosa vorrà pur dire. Infine, hanno un giocatore come Ronaldo. Andiamo! Siamo Pep Guardiola, uno dei due migliori allenatori su piazza, non possiamo non essere stuzzicati dal desiderio di allenare Ronaldo, dopo aver potuto conoscere un giocatore di quella caratura lì, come Messi!

Forse, pensiamo, forse, dovremmo trasferirci a Torino. Quindi parliamo con Agnelli e con i dirigenti della Juve, li ascoltiamo e facciamo le nostre osservazioni. Il progetto ci piace, è una società che ha fame e voglia di vincere e man mano che ci addentriamo nei dettagli ne siamo sempre più incuriositi...

La Juve e Guardiola si sono pensati. Questa può essere una certezza cartesiana. Nonostante molti continuino a negarlo e nonostante le stesse parole di Paratici. Ma tutto ciò è credibile? Le parole del dirigente bianconero che afferma di non aver avuto contatti sembrano più una dichiarazione di facciata, come è pensabile che la Juve la quale, per bocca del suo stesso presidente, ambisce al meglio del meglio, non faccia nemmeno un tentativo? Certo, Sarri è un ottimo allenatore, non ci sono dubbi su questo. Ma evidentemente sarebbe un ripiego rispetto a Guardiola, seppure un ripiego di lusso.

Sì, Guardiola ha smentito più volte, ma cosa doveva fare? Il City per liberarlo deve prima trovare un sostituto. E, del resto, le dichiarazioni di Guardiola non somigliano forse a quelle di Allegri alla vigilia della sua partenza? Anch'egli ripeteva di rimanere alla Juve, anch'egli continuava a proiettarsi nella stagione futura come se dovesse essere ancora l'allenatore, e così sta facendo Guardiola. Anche Agnelli, dopo la sconfitta contro l'Ajax, andò ai microfoni per confermare Allegri, così come adesso il City ripete che non c'è modo che Guardiola se ne vada.

Sicuramente il club inglese farà, anzi, ha già fatto, tutto ciò che è in suo potere per trattenerlo. Ma nel calcio moderno sappiamo che la volontà del tesserato, soprattutto di un tesserato così importante, conta più di tutto, e se ha intenzione di andare è molto difficile trattenerlo contro la sua volontà.

È bene fare una precisazione: non si sta dicendo che Guardiola sarà con ogni certezza il prossimo allenatore della Juventus, perché potrebbe anche darsi che non sarà così. Ma non si può continuare a sostenere, come fanno in molti, che la strada che porta al catalano non sia percorribile, che non ci sia stata una trattativa e che il tecnico non abbia valutato con interesse (qualunque possa essere la sua risposta finale) la proposta di Agnelli e Paratici, perché ciò andrebbe contro ogni logica e ogni senso della realtà. Eppure si continua ostinatamente a negare questo fatto, quasi non si credesse che la Juve non sia in grado di raggiungere un simile obbiettivo, così come non si credeva, un anno fa, che potesse arrivare a Ronaldo, così come non si credeva, fino a poche settimane fa, che avesse il coraggio di cambiare allenatore, così come non si credeva che potesse andare oltre un tecnico, magari interessante, ma di poca esperienza come Inzaghi. Ma la cosa stupefacente è che gli stessi juventini hanno perso fiducia nella società e nelle sue potenzialità.

Non sappiamo chi sarà il prossimo allenatore bianconero, ma una cosa è certa: esiste già; la Juve ha già concluso un accordo e si aspetta solo l'ufficialità. Per sapere di chi si tratta non ci resta che aspettare.
E, nelle poche ore che restano, dubitare, dubitare sempre.