È un'estate densa di appuntamenti per il calcio azzurro. Dopo il quarto posto dell'Under-20 ai Mondiali di categoria, tocca alla nazionale femminile farsi valere, mentre gli azzurrini dell'Under 21 si giocano un Europeo in casa. L'Italia di Mancini, invece, ha recentemente collezionato due vittorie contro Grecia e Bosnia, proiettandosi in testa al girone per le qualificazioni ai prossimi campionati europei.

Gli Europei sono stati un torneo dove l'Italia, tradizionalmente, e contrariamente a quanto ottenuto dalle categorie giovanili, in particolare l'Under 21, non ha mai raccolto grandi successi, se si esclude la vittoria del lontano 1968, l'ultimo e tuttora l'unico trofeo continentale presente in bacheca. Tuttavia nelle ultime edizioni, e a partire dagli anni 2000, la tendenza sembra in netto miglioramento. Proprio del 2000 è la finale raggiunta, persa a pochi minuti dalla fine a un passo dall'impresa. Da allora l'Italia ha ottenuto un'altra finale, nel 2012, pur non riuscendo a vincere.

Questa competizione, nelle sue ultime edizioni, ha rappresentato un momento per sperimentare, avviare nuovi cicli, far esordire nuovi giocatori e, a volte, tentare di cambiare stile di gioco e scollarsi di dosso l'etichetta di catenacciari.

Cercheremo di ripercorrere quello che è stato il cammino azzurro agli Europei nell'ultimo decennio, a cominciare dal 2008, il primo momento di costruzione di una nuova Italia post 2006, cercando di capire come è cambiata in tutto questo tempo la nazionale e qual è il futuro che le si prospetta a un anno dalla prossima competizione continentale.

2008: esperienza o ringiovanimento?

Un nuovo c.t.

Come tutti gli allenatori che si trovano a guidare un gruppo vincente, in particolare un gruppo che ha raggiunto l'obbiettivo massimo per qualsiasi calciatore, quello di alzare la Coppa del Mondo, anche Roberto Donadoni, nominato Commissario Tecnico dopo l'addio (che in realtà sarebbe stato un arrivederci) di Lippi, è costretto a operare una scelta: confermare in blocco quella che è la rosa vincente del 2006, oppure tentare un rinnovamento per dare nuovi stimoli e nuove motivazioni? Il tecnico bergamasco opterà per una soluzione di compromesso: lasciare uno zoccolo duro di anziani, con qualche innesto di nuove leve.

Intanto deve operare alcune esclusioni eccellenti, alcune per cause di forza maggiore: Totti e Nesta che hanno deciso di abbandonare per sempre la maglia azzurra e Cannavaro infortunatosi alla vigilia dell'esordio; altre per scelta tecnica: Gilardino e Inzaghi in particolare. Non manca però una folta rappresentanza della vecchia guardia: i campioni del 2006 Buffon, Barzagli, Materazzi, Zambrotta, Camoranesi, Perrotta, Grosso, Gattuso, Pirlo, De Rossi, Del Piero, Toni. Ad essi si aggiungono tre veterani che però avevano saltato il Mondiale, Panucci, Ambrosini e Di Natale, più alcuni giovani ed esordienti: il difensore della Juve Giorgio Chiellini, il viola Alessandro Gamberini, il centrocampista della Roma Alberto Aquilani, l'attaccante del Genoa Marco Borriello e il complicato talento barese Antonio Cassano, che però aveva già esordito quattro anni prima con Trapattoni.

Un inizio difficile

Gli azzurri partono tra le formazioni favorite, da campioni mondiali in carica. Hanno concluso il turno di qualificazione al primo posto, davanti agli eterni rivali della Francia, pur uscendo sconfitti dallo scontro diretto contro questi ultimi, e guadagnandosi dunque l'accesso alla fase finale del torneo che si disputerà in Austria e Svizzera. L'Italia è inserita in un girone di ferro, con Olanda, Romania e, ancora una volta, Francia.

Nella partita d'esordio il 9 giugno a Berna deve vedersela con la temibile squadra in maglia arancione. L'inizio non è dei migliori: gli uomini di Donadoni sono messi subito in difficoltà dalla dinamicità e dalla velocità degli orange, che infatti passano in vantaggio dopo circa una mezz'ora di gioco, con un gol in posizione sospetta di Ruud Van Nistelrooy. L'Italia sembra frastornata e pochi minuti dopo, lasciandosi infilare da un contropiede, subisce il secondo gol: Kuyt fa sponda per Sneijder che trova l'angolo sul primo palo. Donadoni tenta di cambiare l'inerzia della partita inserendo prima Del Piero e poi Cassano e la squadra sembra cominciare a reagire, sfiorando più volte il gol. Ma sono ancora una volta gli olandesi a trovare la rete, di nuovo su contropiede, con Van Bronckhorst che segna il gol del definitivo 3-0. È un contraccolpo difficile da assorbire, soprattutto perché, con il pareggio tra Romania e Francia, l'Italia si piazza ultima nel suo gruppo dopo la prima giornata. Nel secondo incontro deve affrontare proprio i rumeni. Di fronte ai trentamila di Zurigo Donadoni opera diversi cambiamenti: schiera dall'inizio Del Piero al posto di Di Natale e Chiellini al posto di Barzagli, con una linea di centrocampo composta da De Rossi, Pirlo e Perrotta. Gli azzurri partono subito all'attacco, decisi a guadagnarsi tre punti che sarebbero vitali per proseguire l'avventura europea, conquistando facilmente la superiorità sulle linee laterali. Ma nonostante gli assalti insistiti, anche grazie a una prestazione eccellente del portiere rumeno Lobont, il risultato non si sblocca, fino alla fine del primo tempo, quando Toni segna il gol del vantaggio; la terna arbitrale però inspiegabilmente annulla la rete. Nella ripresa il copione sembra identico, con l'Italia protesa in avanti e la Romania che si difende e cerca di ripartire in contropiede. Ma dopo una decina di minuti la beffa: amnesia difensiva di Zambrotta che regala palla a Mutu, il quale solo davanti a Buffon riesce a trovare il gol dell'insperato 1-0. L'Italia rischia l'eliminazione: sembrano materializzarsi gli incubi di quattro anni prima, quando la nazionale azzurra veniva eliminata al primo turno. Ma solo un minuto più tardi Panucci, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, riesce a deviare in rete e pareggia. Entrano Cassano e Quagliarella, ma il risultato non cambia. Anzi, l'Italia rischia addirittura di andare di nuovo in svantaggio quando l'arbitro, in pessima giornata, assegna ai nostri avversari un rigore quantomeno dubbio a 10 minuti dalla fine. Buffon però riesce a parare il tiro dagli undici metri di Mutu, mantenendo l'Italia ancora in corsa. Finisce in parità. Adesso bisognerà battere la Francia nella sfida decisiva e augurarsi che l'Olanda, già sicura della qualificazione, non perda coi rumeni.

Va così in scena l'ennesima sfida tra due nazionali che negli ultimi anni si sono trovate diverse volte ad affrontarsi. Due anni prima, battendo proprio i transalpini in finale ai rigori, l'Italia aveva potuto alzare al cielo il trofeo più ambito. Ma questa volta è una storia diversa, perché non ci si gioca la vittoria di un titolo, ma la possibilità di salvare l'onore e proseguire il cammino europeo. Anche la Francia, come l'Italia, è composta da un gruppo di esperti reduci del Mondiale del 2006: Abidal, Makelele, Thuram, Vieira, Henry, più nuovi talenti emergenti quali Frank Ribery e Karim Benzema. Il c.t. azzurro cambia ancora formazione: Gattuso, De Rossi e Pirlo a centrocampo, con Perrotta schierato sulla trequarti dietro Cassano e Toni. Gli uomini guidati da Domenech partono subito alla carica ma l'Italia non è da meno e per poco non trova subito il vantaggio con Toni che però spreca una preziosa occasione. Poi i francesi perdono per infortunio il loro uomo più in forma, Ribery, una defezione che costerà caro ai vicecampioni del Mondo. L'Italia sembra in giornata e verso la metà del primo tempo le si presenta l'opportunità di segnare: Toni, lanciato da Pirlo, viene atterrato in area da Abidal. L'arbitro fischia il rigore e conseguentemente non può esimersi dall'espellere l'autore del fallo da ultimo uomo. Pirlo, dal dischetto, porta gli azzurri sull'1-0. La reazione d'orgoglio dei transalpini, in inferiorità numerica, non produce risultati apprezzabili e il risultato non cambia fino all'intervallo, anzi, Grosso colpisce anche un palo su punizione verso il finire della prima frazione. Nella ripresa la Francia si rende più pericolosa e si avvicina al pareggio. Ma è ancora l'Italia a segnare: punizione calciata da De Rossi che, a causa di una deviazione di Henry, spiazza Coupet finendo in rete. Nel frattempo è arrivata la notizia che l'Olanda sta vincendo, risultato che qualifica gli azzurri; si tratta solo di resistere alla pressione disperata dei francesi che tentano il tutto per tutto lanciandosi in avanti. Buffon nega il gol a Benzema e la difesa dell'Italia assorbe l'ultima sfuriata francese prima del triplice fischio. Italia ai quarti di finale e Francia a casa.

L'avversario peggiore

Nella sfida che vale l'accesso alle semifinali la squadra di Donadoni dovrà vedersela con la Spagna. I precedenti tra le due nazionali non sono molti, l'ultimo risale ai Mondiali del '94 quando la stella di Roberto Baggio guidava l'Italia verso la finale nell'afa dell'estate statunitense. Allora gli azzurri si imposero per 2-1, ma la squadra iberica all'epoca era decisamente meno temibile. Ora le Furie rosse sono tra i pretendenti al titolo e l'avversario peggiore che potesse capitare. La squadra spagnola non vanta, fino a questo momento, un curriculum impressionante e, se si esclude la vittoria agli europei del '64, non ha mai ottenuto grandi piazzamenti nelle competizioni ufficiali. Ma sembra che adesso il vento stia cambiando. La roja è una squadra giovane, ricca di talento. In difesa può schierare giocatori come Puyol e il giovane Sergio Ramos, in mezzo al campo ha virtuosi dalla tecnica sopraffina come Iniesta, Xavi, Fabregas o David Silva. Nel reparto offensivo l'attaccante del Valencia David Villa e la giovane promessa, in forze al Liverpool, Fernando Torres.

Il 22 giugno, a Vienna, si disputa il più atteso dei quarti di finale. La vincente affronterà la Russia in semifinale che ha eliminato a sorpresa l'Olanda. L'Italia deve fare a meno degli squalificati Gattuso e Pirlo, assenze che, soprattutto quest'ultima, peseranno non poco. Donadoni schiera così sulla linea mediana Aquilani, con Ambrosini e De Rossi, mentre Perrotta viene confermato alle spalle di Cassano e Toni. Gli iberici allenati da Aragones danno subito l'impressione di voler comandare il gioco, seppure a ritmi compassati, e vanno vicini al gol, con Silva e Villa, fermati solo da Buffon. La difesa azzurra è costretta agli straordinari ma, soprattutto grazie a un ottimo Chiellini, regge. L'ingresso di Camoranesi al posto di Perrotta all'inizio del secondo tempo dà una scossa all'attacco italiano. Ed è infatti proprio l'oriundo a procurarsi l'occasione del vantaggio, ma un'eccezionale parata di Casillas gli nega la gioia. Fino alla fine dei 90 minuti il copione resta invariato, con gli spagnoli a dirigere il gioco e l'Italia che tenta di nuocergli con le sue solite fiammate. Si prosegue ai supplementari nello stesso modo, occasioni da entrambe le parti ma nessuna rete. Serviranno perciò i calci di rigore per decretare il vincitore. Dal dischetto Villa e Grosso non sbagliano. Tocca a Cazorla, che trafigge Buffon. De Rossi si fa parare il rigore da Casillas, Senna e Camoranesi segnano; per la Spagna sbaglia Guiza: Di Natale avrebbe così l'opportunità di riportare il risultato in parità, ma fallisce. Ed è quindi Fabregas a realizzare il rigore decisivo che elimina l'Italia. Le Furie Rosse batteranno poi la Russia e infine la Germania in finale, aggiudicandosi il titolo. Donadoni verrà esonerato e al suo posto tornerà Marcello Lippi.

Fine di un ciclo?

La parola migliore per riassumere l'Italia di Donadoni è forse “incertezza”: incertezza tra la riconferma della vecchia guardia e il rinnovamento; incertezza sugli uomini da schierare, che vengono fatti ruotare ciclicamente, senza mai riuscire a trovare una formazione tipo; incertezza sul sentirsi e sul dimostrarsi la grande squadra che solo due anni prima aveva alzato la Coppa del Mondo. Forse il brutto Europeo dell'Italia (con una sola vittoria in quattro partite) è figlio di un certo appagamento, come sembrerebbe suggerire l'esordio shock contro l'Olanda, o forse di un allenatore non ancora pronto per certi livelli, o forse della perdita dei pezzi pregiati che hanno reso grande la nazionale, primi fra tutti, Francesco Totti e Fabio Cannavaro, cui è da aggiungersi il calo di rendimento di altri protagonisti del Mondiale tedesco, non a caso esclusi dalla convocazione, come Inzaghi e Gilardino: insomma un ciclo che volge verso la sua conclusione, senza che ci siano, per il momento, rimpiazzi adeguati. Fatto sta ci sarà ancora modo per rimpiangere il passato. Un passato che, per quanto glorioso, non può tornare, nemmeno richiamando il tecnico campione del Mondo. Un altro doloroso risveglio attende il calcio azzurro, ben più cocente, ed ha le sembianze del Mondiale sudafricano.

2012: è ancora Italia-Spagna

Prandelli e il rinnovamento

La brutta parentesi dei Mondiali 2010 conferma il trend recessivo della nazionale azzurra: a nulla servirà richiamare Lippi in tutta fretta, l'Italia viene eliminata senza vincere nemmeno una partita, chiudendo all'ultimo posto in un girone tutt'altro che arduo, con Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.

Constatata l'incapacità di difendere il titolo mondiale, a Coverciano si riparte con un nuovo allenatore, Cesare Prandelli, che ha ben figurato sulla panchina della Fiorentina, conducendo i viola alla conquista del quarto posto e all'accesso alla Champions League, e che dovrà ora guidare il cammino della nazionale verso gli Europei che si giocheranno in Polonia e Ucraina. L'ex tecnico viola intende rinnovare il gruppo e operare alcune modifiche; a tal proposito introduce un “codice etico”, secondo il quale tutti i giocatori colpevoli di comportamenti scorretti saranno esclusi dalle convocazioni.

Il turno di qualificazione per i campionati europei non è un ostacolo insormontabile: agli azzurri toccano Estonia, Irlanda del Nord, Serbia, Slovenia e Isole Fær Øer, e concludono da imbattuti al primo posto, con netto distacco. Tra i convocati, sia per le qualificazioni che per la fase finale, si intravedono volti nuovi: il terzino del Palermo Federico Balzaretti, quello del Milan Ignazio Abate, il centrale della Juve Leonardo Bonucci, oltre ai più navigati Barzagli e Chiellini; altri juventini: Claudio Marchisio, Andrea Pirlo, ed Emanuele Giaccherini, che insieme a Daniele De Rossi, Riccardo Montolivo e Thiago Motta, vanno a formare quello che può essere sicuramente considerato uno dei migliori centrocampi che la nazionale abbia espresso negli ultimi anni. Ma l'attacco nemmeno è da disprezzare: con Cassano (nel frattempo passato al Milan) e Di Natale ci sono Sebastian Giovinco, del Parma in prestito dalla Juventus e Mario Balotelli, sicuramente il giovane centravanti più talentuoso del panorama italiano, ma anche il più difficile da gestire per le sue intemperanze caratteriali.

Se il turno di qualificazione era facilmente superabile, non altrettanto si può dire del gruppo C, nel quale viene inserita l'Italia insieme a Croazia, Irlanda e, avversario più ostico, i campioni del Mondo e d'Europa in carica della Spagna. Ma sono gli avversari migliori per misurare il vero valore dell'Italia.

Avversari complicati

La nazionale di Prandelli esordisce agli Europei il 10 giugno, a Danzica, proprio contro gli iberici, tra i maggiori pretendenti al titolo. Le Furie Rosse allenate da Del Bosque si presentano con una formazione priva di centravanti: davanti alla linea difensiva composta da Arbeloa, Piqué, Sergio Ramos e Jordi Alba, il centrocampo a tre formato da Xavi, Busquts e Xabi Alonso, mentre il reparto avanzato è occupato da David Silva, Iniesta e Fabregas come falso nueve, sei centrocampisti in una compagine che fa sicuramente del palleggio la sua arma migliore. Gli azzurri rispondono con Buffon tra i pali, una difesa a tre con Bonucci, De Rossi e Chiellini, per resistere alle penetrazioni centrali degli spagnoli; Marchisio, Pirlo e Thiago Motta sulla linea mediana, con Maggio e Giaccherini come ali; Balotelli e Cassano in attacco.

L'Italia parte bene, aggredendo gli avversari con un pressing alto e si guadagna le occasioni da rete più importanti. La Spagna risponde col possesso e il fraseggio, ma senza troppa efficacia. La tecnica iberica viene fuori sul finire del primo tempo, ma sono gli azzurri ad avere la migliore occasione, con Thiago Motta, che si fa parare una conclusione di testa, tutto solo davanti a Casillas. Termina quindi la prima frazione a reti inviolate, con un'Italia che ha mostrato di reggere bene il campo e di poter dare filo da torcere ai detentori del titolo. Nel secondo tempo però cresce la Roja, prima Fabregas e poi Iniesta sfiorano il vantaggio. Dopo dieci minuti il cambio decisivo della partita: Prandelli fa entrare Di Natale al posto di Balotelli; l'attaccante dell'Udinese trova subito la rete su un assist perfetto di Pirlo, trafiggendo Casillas. 1-0. Ma il vantaggio dura solo pochi minuti, perché Fabregas riesce immediatamente a pareggiare concludendo uno scambio con Silva e Iniesta. La Spagna domina ma l'Italia si difende e riparte. Nonostante il forcing sul finire degli iberici, il risultato resta invariato. Gli uomini di Prandelli con un'ottima prestazione guadagnano un punto prezioso contro gli avversari più forti del girone. Ora dovranno vedersela però con la Croazia, una squadra ricca di giocatori di talento che saranno destinati a far parlare di sé, quali Modrid, Rakitic, Perisic e Mandzukic. Il c.t. azzurro conferma la stessa formazione che ha affrontato la Spagna. Il primo tempo è dominato dall'Italia, che sul finire trova la rete con una punizione magistrale di Andrea Pirlo. Nella ripresa però i croati ribaltano la situazione e con Mario Mandzukic riescono a pareggiare l'incontro. Anche la seconda partita termina sull'1-1. Agli azzurri, dunque, non basterà vincere contro l'Irlanda nell'ultimo incontro per ottenere la qualificazione, ma si dovrà sperare in una vittoria della Spagna sulla Croazia. Nella partita decisiva contro l'Eire allenato da Trapattoni, Prandelli decide di modificare la formazione titolare: difesa a quattro con Chiellini e Barzagli come centrali e Balzaretti e Abate sulle fasce; a centrocampo Pirlo, Marchisio, Motta e De Rossi, tornato al suo ruolo naturale; in attacco Cassano e Di Natale, questa volta dal primo minuto, con Balotelli pronto a subentrare nella ripresa. Nonostante i favori del pronostico, la gara si rivela più dura del previsto e gli uomini di Prandelli sembrano molto meno brillanti rispetto a quanto visto contro la Spagna e nel primo tempo con la Croazia. Gli irlandesi chiudono bene gli spazi e gli azzurri faticano a trovare la via del gol. Bisogna aspettare la mezzora per vedere la prima vera occasione, con Di Natale che salta il portiere Given e, da posizione defilata, centra lo specchio della porta, ma St Ledger salva sulla linea. Tuttavia un minuto più tardi la squadra azzurra va in vantaggio, grazie a un colpo di testa di Cassano su calcio d'angolo. Nella ripresa Di Natale e compagni mostrano più brio e riescono a impensierire maggiormente la difesa avversaria, ma il risultato rimane inchiodato sull'1-0, che potrebbe non bastare per passare il turno. Tanto più che l'Irlanda acquista coraggio col passare dei minuti, sfruttando la fisicità dei propri giocatori, e riesce anche a rendersi pericolosa. Ma a pochi minuti dalla fine Andrews si fa espellere per doppia ammonizione. Qualche manciata di secondi più tardi l'Italia trova il raddoppio, ancora su calcio d'angolo: sul cross dalla bandierina Balotelli, entrato al posto di Di Natale, riesce a deviare il pallone in rete, di mezza rovesciata. 2-0. Nel frattempo è giunta anche la notizia del gol di Navas e dell'1-0 della Spagna che qualifica l'Italia al secondo turno, insieme agli iberici. Il primo obiettivo, seppure con fatica, è superato e si entra nel vivo della competizione: le sfide a eliminazione diretta.

CONTINUA