CONTINUA DALLA PARTE I

Inghilterra e Germania

Il 24 giugno, a Kiev, l'Italia scende in campo per disputare i quarti di finale. L'avversario designato è l'Inghilterra allenata da una vecchia conoscenza del calcio italiano, Roy Hodgson. Prandelli ripropone il 4-4-2, con Bonucci al posto di Chiellini infortunato e Montolivo al posto di Motta. In attacco Cassano e Balotelli. Gli inglesi replicano con Hart in porta, Terry e Lescott a reggere la difesa con Johnson e Cole sulle fasce; la linea mediana è affidata a Young, Parker e Milner e presieduta dall'esperienza e la qualità di Steven Gerrard; nel reparto offensivo Rooney e Welbeck. Gli azzurri mostrano di aver ritrovato la brillantezza che sembrava smarrita nella partita contro l'Irlanda e dominano gli avversari grazie alla superiorità tecnica a centrocampo e a un Andrea Pirlo che dirige la squadra come un'orchestra. Eppure, complice la sfortuna (due pali colpiti) e la scarsa precisione sotto porta, l'Italia non riesce a segnare, nonostante le maggiori occasioni rispetto agli avversari. Nemmeno i supplementari bastano per sbloccare lo 0-0. La sfida si deciderà dunque ai rigori. Balotelli mette a segno il primo tiro dal dischetto. Gerrard risponde. Montolivo sbaglia, calciando fuori e Rooney porta in vantaggio gli uomini in maglia bianca. A questo punto tocca a Pirlo. La “danza” di Hart sulla porta non serve a distrarlo e il Maestro lo punisce con un cucchiaio che coglie di sorpresa il portiere inglese. Un gesto che sembra invertire l'equilibrio della sfida perché Young e Cole sbagliano, mentre Nocerino e Diamanti segnano e portano l'Italia in semifinale nel tripudio generale dei tifosi azzurri. Un epilogo quanto mai meritato.

In semifinale si rinnova un grande classico del calcio internazionale: la squadra di Prandelli dovrà vedersela con la Germania che ha eliminato la Grecia ai quarti. I precedenti confronti ufficiali hanno sempre visto prevalere l'Italia, che può vantare un'ottima tradizione contro i tedeschi, ma la formazione allenata da Joachim Löw è tra le più temibili e una delle principali candidate al titolo. La compagine teutonica è composta da elementi giovani e di elevate qualità individuali, quali il difensore del Borussia Dortmund Hummels, centrocampisti come Ozil, Gotze e Reus, ma lo zoccolo duro è formato da un nutrito gruppo di giocatori del Bayern Monaco, squadra finalista della Champions League appena trascorsa: il portiere Manuel Neuer, il terzino e capitano Philipp Lahm, poi Bastian Schweinsteiger, Thomas Muller, Toni Kroos e il centravanti Mario Gomez. A Varsavia va quindi in scena l'ennesima edizione di un classico del calcio di tutti i tempi. Prandelli conferma il solito modulo che non ha più cambiato dalla partita con l'Irlanda, ma può avvalersi del rientro di Chiellini. I tedeschi vogliono rompere la tradizione negativa che ha sempre confermato la Nazionale azzurra come loro bestia nera, e partono subito alla carica; Già nei primi minuti, su un cross da calcio d'angolo, Hummels devia il pallone ma Pirlo riesce a salvare sulla linea. Poco dopo Kroos ci prova con un tiro dal limite dell'area, respinto da Buffon. La replica dell'Italia è affidata a un tiro di Cassano, facilmente parato da Neuer. Ma è solo è l'inizio degli azzurri, perché pochi minuti più tardi Pirlo effettua un lancio verso la fascia, sulla trequarti avversaria, Chiellini scambia con Cassano, il numero 10 passa in mezzo a due uomini con una veronica e pennella un cross perfetto per l'accorrente Balotelli, il quale si libera della marcatura di Badstuber e con una frustata di testa batte Neuer, 1-0. La Germania tenta di reagire, Gomez appoggia a Ozil che tira dal limite, ma la conclusione è fiacca e Buffon non ha problemi. Subito dopo ci prova Khedira, con un altro tiro dalla distanza, ma neanche questa volta il portiere della Juventus si lascia sorprendere. I tedeschi sono tutti protesi alla ricerca del gol del pareggio, seppur con scarsa efficacia e lasciano ampi spazi per le ripartenze dell'Italia: così Montolivo lancia Balotelli, lasciato solo dalla difesa, il numero 9 azzurro avanza, si porta nei pressi dell'area di rigore e lascia partire un destro potente che si insacca all'incrocio, sul primo palo. Doppietta per Mario che sembra finalmente riuscire a esprimere appieno le sue doti. Il primo tempo si conclude così con gli uomini di Prandelli avanti di due reti. Ma al ritorno in campo i tedeschi sembrano rinfrancati e decisi a rimontare: Kroos scambia con Lahm che penetra in area ma il suo tiro finisce alto. I giocatori in maglia bianca ci riprovano su punizione. Marco Reus impegna Buffon che riesce a deviare in calcio d'angolo. L'Italia però non si lascia intimidire e risponde con rapidi contropiedi: Marchisio scambia con Diamanti (subentrato al posto di Cassano) e tira, ma non centra la porta. Cambio di Prandelli: dentro Di Natale, fuori Balotelli. Altra occasione per gli azzurri sempre con Marchisio che in area, da posizione defilata, supera un avversario e calcia sul secondo palo, senza inquadrare lo specchio. L'Italia mette in difficoltà la Germania con le azioni di rimessa, trovando spesso scoperta la retroguardia avversaria: Di Natale, tutto solo di fronte a Neuer, ha la palla per chiudere l'incontro, ma la spreca, tirando fuori. La partita si avvia verso la conclusione e i tedeschi tentano l'assalto finale all'area italiana, Hummels calcia a due passi da Buffon, ma Bonucci interviene in scivolata negandogli il gol. Siamo agli sgoccioli, la Germania è tutta riversata in attacco alla ricerca disperata di una rete. Al 90' Balzaretti tocca la palla in area con un braccio e l'arbitro concede il rigore. Dagli undici metri Ozil batte Buffon. Ma ormai non c'è più tempo per gli uomini di Low per ricercare il pareggio e, pochi secondi dopo, il triplice fischio sancisce la vittoria degli azzurri; i tifosi italiani possono esultare: l'Italia è in finale.

Spagna-Italia atto secondo

Se nella prima partita gli azzurri erano riusciti a tener testa alla qualità degli spagnoli, strappando un utilissimo pareggio, non altrettanto si può dire del secondo e ultimo round di questo duello tra le due compagini. Del Bosque conferma la tradizionale formazione, la stessa che aveva affrontato l'Italia nella partita d'esordio. Anche Prandelli ripropone gli stessi uomini e la medesima disposizione in campo vista con la Germania, con l'unica differenza che giocherà Abate, invece di Balzaretti. La Spagna giunge a quest'incontro da favorita, dopo aver superato la Francia e il Portogallo ai rigori. Se nel quarto di finale di quattro anni prima l'Italia era la squadra affermata, forte di un titolo mondiale, mentre la Roja era la sfidante, adesso la situazione è completamente invertita, con le Furie Rosse detentrici di un titolo mondiale e uno europeo. Certo, la qualità degli iberici è superiore, e si vede, ma l'Italia non arriva a questa finale nelle migliori condizioni e i diversi acciacchi ne pregiudicano la prestazione. Chiellini non è al meglio, infatti, già nei primi minuti, si infortuna per la seconda volta e Prandelli è costretto a sostituirlo con Balzaretti. Ma nel frattempo la Spagna è già passata in vantaggio con David Silva e si ripeterà a fine primo tempo, con Jordi Alba. Gli uomini di Del Bosque paiono i padroni assoluti del campo e l'Italia fatica a tener botta e va in affanno. A inizio ripresa il c.t. azzurro fa entrare Di Natale al posto di uno spento Cassano. Sostituzione inutile, perché il giocatore dell'Udinese, seppure più attivo e dinamico del barese, fallisce la palla per riaprire la partita, solo davanti a Casillas. È l'unica occasione vera per gli azzurri, il resto è un monologo spagnolo. Come se non bastasse si fa male Thiago Motta, che era entrato al posto di Montolivo. Ma le sostituzioni sono finite e l'Italia è costretta a concludere in dieci uomini. Non resta più nulla a impedire alle maglie rosse di dilagare e sul finire di una partita che non è mai stata realmente in discussione, prima Torres e poi Mata consegnano agli annali il 4-0 definitivo che riconferma la Spagna campione d'Europa, in un ciclo di vittorie che dura ininterrottamente ormai da quattro anni.

Un bilancio positivo

Nonostante l'umiliante sconfitta in finale, il giudizio sull'Europeo dell'Italia non può che essere positivo, la Nazionale di Prandelli è riuscita a superare uno dei gironi più difficili, da imbattuta, e a battere due compagini di alto livello, l'Inghilterra e soprattutto la Germania, prima di arrendersi allo strapotere spagnolo. Ma ha anche dimostrato di riuscire, se nelle migliori condizioni psico-fisiche, a giocarsela alla pari anche con i campioni d'Europa, come si è visto nella partita di esordio. Il c.t. ha potuto contare su un centrocampo di qualità, un solido reparto difensivo e un attacco che a tratti ha brillato grazie al talento di Cassano e di Balotelli, capaci di prestazioni di alto livello quando riescono a mettere da parte le loro intemperanze. Un'Italia che farebbe ben sperare, ma che non sarà in grado di ripetersi ai Mondiali brasiliani, due anni dopo.

2016: l'ora di Conte

Si riparte dall'allenatore

Dopo il terzo posto ottenuto alla Confederations Cup del 2013, l'Italia, al Mondiale in Brasile dell'anno successivo, non conferma la promesse dell'ultimo europeo. Pur vincendo contro l'Inghilterra, subisce una clamorosa sconfitta per mano del Costa Rica, per poi farsi eliminare nell'ultima partita del girone contro l'Uruguay. Prandelli rassegna le proprie dimissioni da tecnico della Nazionale e Giancarlo Abete, presidente federale, abbandona anch'egli il proprio incarico. Il suo successore, Carlo Tavecchio, nomina Antonio Conte nuovo Commissario Tecnico. L'allenatore pugliese è reduce dalla vittoria di tre scudetti con la Juventus, e al termine della sua ultima stagione in bianconero accetta il nuovo incarico e si trasferisce a Coverciano.

Gli azzurri si qualificano agevolmente alla fase finale degli Europei che si svolgeranno in Francia - e che sarà la prima edizione a 24 squadre - assieme alla Croazia, classificandosi come primi nel proprio raggruppamento, che comprende anche Norvegia, Bulgaria, Azerbaigian e Malta. Tra i convocati, oltre i soliti noti (Buffon, Chiellini, Motta, Barzagli, Bonucci e De Rossi) ci sono il terzino del Milan Mattia De Sciglio, un altro terzino, Matteo Darmian, in forze al Manchester United, i due laziali Antonio Candreva e Marco Parolo, Federico Bernardeschi, giovane promessa della Fiorentina, il romanista Alessandro Florenzi, il pupillo di Conte, Emanuele Giaccherini; poi in attacco Simone Zaza della Juve, Ciro Immobile del Torino, l'oriundo Eder dell'Inter, Lorenzo Insigne del Napoli, Stephan El Sharaawy della Roma e Graziano Pellé del Southampton. Esclusi Cassano e Balotelli, forse perché i due talenti hanno disatteso quelle che erano le aspettative su di loro, forse perché Conte vuole una squadra compatta e rispettosa delle sue direttive e mal sopporta elementi di difficile gestione. Si tratta di una rosa priva del guizzo del fuoriclasse, ricca di giocatori di fascia e con qualche giovane interessante; gli ultimi reduci del Mondiale di dieci anni prima sono sempre di meno. Vengono a mancare, in particolare, Andrea Pirlo e Claudio Marchisio, quest'ultimo costretto a saltare la competizione continentale a causa di un grave infortunio. È una Nazionale che fa molto affidamento, dunque, più che su singoli giocatori sulla forza del gruppo e sulle doti del suo allenatore, capace di motivare e preparare tatticamente la squadra nel migliore dei modi.

Il “miracolo” contiano

L'Italia è collocata nel Gruppo E, assieme a Belgio, Svezia e Irlanda. La Nazionale belga è una squadra senza una grande storia ma ricca di giocatori talentuosi, tra cui il centrocampista della Roma Nainggolan, il portiere Courtois, l'attaccante del Napoli Dries Mertens, il centrocampista del Manchester City Kevin De Bruyne, un giocatore di grande fisicità come Fellaini, l'esterno dell'Atletico Carrasco, ma soprattutto la stella del Chelsea Eden Hazard. I Diavoli Rossi sono superiori agli azzurri sul piano delle individualità e partono come favoriti nella partita d'esordio. Per affrontare i suoi primi avversari Conte schiera il suo classico 3-5-2, con Buffon in porta e la famosa BBC in difesa, Bonucci, Barzagli e Chiellini, che ha fatto le fortune della Juventus, a centrocampo De Rossi, Parolo e Giaccherini, Darmian e Candreva sulle fasce, Eder e Pellé in attacco. Il Belgio allenato da Wilmots risponde con una difesa a quattro, un centrocampo retto da Witsel e Nainggolan, e una trequarti offensiva, sicuramente la parte migliore della rosa, composta da Hazard, Fellaini e De Bruyne a supporto dell'unica punta Lukaku. I giocatori in maglia rossa cominciano ad attaccare, Nainggolan impegna Buffon con un tiro da fuori area. Ma l'Italia non ha intenzione di lasciare campo ai belgi. Conte ha predisposto un meccanismo perfetto organizzato per chiudere tutti gli spazi alla manovra avversaria e ripartire con rapide verticalizzazioni. Alla mezz'ora Pellé ci prova con un destro dal limite che si spegne a lato. Ma è soltanto il primo squillo di tromba degli azzurri, perché subito dopo Bonucci, con un lancio da metà campo perfettamente calibrato, coglie Giaccherini da solo in area, che di fronte a Courtois infila la palla in rete. Il vantaggio dà ancora più fiducia agli azzurri che continuano ad attaccare, mentre il Belgio è in difficoltà, Candreva prova un tiro da posizione defilata che Courtois respinge in calcio d'angolo. Dagli sviluppi del corner, Pellé si avventa su uno spiovente, colpisce di testa a pochi metri dalla porta, ma fallisce l'occasione del raddoppio. La risposta dei diavoli rossi non sortisce grandi effetti e la prima frazione termina sull'1-0 per gli azzurri che hanno disputato 45 minuti tatticamente perfetti. Nel secondo tempo però il Belgio cerca di scuotersi, un errore di Darmian innesca il contropiede: De Bruyne serve Lukaku che solo davanti a Buffon calcia alto e spreca l'occasione più importante per la sua squadra. Ma sono ancora gli azzurri a rendersi pericolosi: Candreva pennella un cross per Pellé che colpisce di testa e Courtois deve compiere un autentico miracolo per negargli la rete. Wilmots tenta di dare una scossa ai suoi inserendo Carrasco, Mertens e Origi. Ed è proprio quest'ultimo che su un cross di De Bruyne devia di testa verso la porta di Buffon, ma la palla sorvola la traversa. Il Belgio è tutto proteso in avanti alla ricerca del pareggio e lascia spazio alle ripartenze dell'Italia; su una di queste Immobile, entrato al posto di Eder, si invola verso la porta di Courtois e lascia partire un destro potente dal limite, ma il portiere del Chelsea si oppone e tiene in vita i suoi, i cui assalti però non producono altri pericoli; nuova ripartenza azzurra, Immobile cede il pallone a Candreva, sicuramente uno dei migliori della partita, che serve Pellé il quale di fronte al portiere avversario questa volta non sbaglia, e lo trafigge con un tiro al volo. Partita chiusa e Italia che conquista tre preziosi punti, battendo l'avversario più insidioso del girone. Ma se vorrà confermarsi dovrà superare anche la Svezia di Ibrahimovic. Il fuoriclasse del Paris Saint-Germain è sicuramente l'uomo più temibile degli scandinavi, che per il resto non annoverano giocatori di grande qualità, ma possono contare su una grande prestanza fisica.

Nell'incontro pomeridiano del calendario Conte riconferma la stessa formazione, ma con Florenzi sulla fascia sinistra, al posto di Darmian. La partita è avara di emozioni e il gioco di entrambe le squadre non produce grande occasioni. Le due formazioni sono attente a chiudere gli spazi e la qualità degli attacchi ne risente. Gli svedesi inoltre fanno leva sulla loro superiorità fisica e gli azzurri fanno fatica ad arrivare alla conclusione. L'incontro si sblocca un po' nell'ultimo quarto d'ora; Ibrahimovic ha l'occasione per portare in vantaggio la sua Nazionale, ma a pochi passi dalla porta non riesce a inquadrare lo specchio. Poco dopo Parolo colpisce la traversa di testa, su un cross di Giaccherini: è l'occasione più limpida per gli uomini di Conte. Sembra una partita destinata a concludersi a reti inviolate, quando a una manciata di minuti dalla conclusione, Eder, partendo dall'esterno, si accentra seminando la difesa avversaria e lascia partire un tiro a fil di palo che batte il portiere Isaksson e regala un altro successo agli azzurri. Una giocata individuale che ricorda molto il gol di Roberto Baggio contro la Bulgaria ai Mondiali del '94. Seconda vittoria che qualifica matematicamente l'Italia alla fase successiva. Con 6 punti, e grazie alla vittoria del Belgio contro l'Irlanda, Conte ha la certezza del primo posto, e potrà quindi riservare l'ultimo incontro del gruppo ad alcune sperimentazioni e approfittare per far riposare diversi titolari.

Nell'ultima partita contro l'Eire, ormai ininfluente per la qualificazione, Conte lascia il modulo invariato ma cambia 7/10 degli uomini titolari contro la Svezia. Una squadra completamente diversa e sicuramente meno collaudata rispetto alla precedente e sul campo si vede perché gli azzurri giocano male e l'Irlanda vince meritatamente, con un gol di Brady nei minuti finali, che permette agli avversari dell'Italia di passare il turno, seppure grazie al ripescaggio delle migliori terze classificate. Negli altri gruppi non ci sono particolari sorprese e le maggiori candidate al titolo riescono tutte a qualificarsi, seppure non sempre agevolmente: il Galles relega gli inglesi al secondo posto; la Croazia batte la Spagna e vince il girone, decretando così gli iberici prossimi avversari degli azzurri; la Germania e la Francia invece non commettono passi falsi e conquistano abbastanza agevolmente la qualificazione, unico esito inaspettato è quello del girone F: Ungheria e Islanda sorpassano il Portogallo di Ronaldo, che deve accontentarsi del terzo posto, ma che riuscirà comunque a raggiungere gli ottavi trascinato dal suo campione, grazie a una rimonta contro i magiari.

Agli ottavi di finale, dunque, attendono gli azzurri, ancora una volta (e questa volta forse inaspettatamente) gli spagnoli, per una sfida che sembra destinata a riproporsi ad ogni edizione. Nell'ultima gara ufficiale tra le due compagini, quattro anni prima, la Spagna ha demolito l'Italia di Prandelli in finale. Questa volta il confronto sembra ancora più sbilanciato a favore delle Furie Rosse, giacché la rosa italiana ha perduto alcuni dei suoi uomini migliori, Pirlo, Marchisio, Cassano e Balotelli, questi ultimi due dopo l'exploit del 2012 non hanno saputo riconfermarsi agli stessi livelli e sono stati esclusi dalla convocazione. Dal canto suo la Spagna, campione d'Europa in carica, ha ancora i suoi migliori campioni, più nuovi giovani interessanti, ed ha conseguito ormai un enorme bagaglio di esperienza sui campi internazionali. Il c.t. azzurro propone il solito 3-5-2, con gli stessi giocatori che hanno affrontato Belgio e Svezia, ma cambia ancora gli esterni: questa volta saranno De Sciglio e Florenzi (spostato sulla destra) a partire tra i titolari. La Spagna contrappone un 4-3-3 con De Gea in porta, Ramos e Piqué a dirigere il reparto difensivo, Jordi Alba e Juanfran sulle fasce, a centrocampo Busquets, Iniesta e Fabregas, David Silva, Nolito e il centravanti della cantera madrilena Alvaro Morata, reduce da due ottime stagioni alla Juventus, a comporre il trio d'attacco. Il pomeriggio del 27 giugno, a Saint-Denis, si affrontano le due grandi rivali; la vincente andrà a scontarsi con la Germania campione del Mondo ai quarti.

Nei primi minuti l'Italia parte decisa all'attacco: prima Pellé devia di testa un cross su punizione di Florenzi, con De Gea che deve compiere un'autentica prodezza per salvare la porta, poi Parolo smista di testa per Giaccherini che prova la rovesciata colpendo il palo. La Spagna quando si porta in avanti non punge, l'Italia recupera palla e riparte velocemente; De Sciglio con un traversone trova la testa di Parolo, ma non centra la porta. La Spagna in questo inizio è tutta nel tiro debole di Iniesta facilmente bloccato da Buffon. Le Furie Rosse sembrano frastornate dall'intensità degli azzurri che, dopo 33 minuti, passano in vantaggio. Calcio di punizione dal limite, rasoterra di Eder che passa a lato della barriera, sulla respinta non perfetta di De Gea si avventa per primo Chiellini che spinge il pallone in rete. Un gol decisamente meritato per quanto visto finora sul campo. Sul finire del primo tempo gli uomini di Conte hanno anche l'occasione per raddoppiare: Giaccherini dal vertice dell'area supera due uomini, rientra sul destro e tira, ma questa volta De Gea non si lascia sorprendere e con una grande parata mantiene in partita i suoi. Nella ripresa la Spagna tenta di reagire, ma è ancora l'Italia a rendersi pericolosa in contropiede: Eder lanciato in porta tira addosso a De Gea e fallisce l'occasione del 2-0; sempre l'attaccante dell'Inter non riesce ad arrivare in anticipo su un cross basso di De Sciglio e a trovare la deviazione vincente. La Roja tenta di rispondere trovando finalmente un fraseggio nello stretto: velo di Iniesta, Aduriz tira ma palla sul fondo; calcio d'angolo battuto da Fabregas, colpo di testa di Sergio Ramos che non centra la porta; tiro al volo dal limite di Iniesta, Buffon devia in angolo; poi altro tiro da fuori questa volta di Piqué e altra parata di Buffon. Contrattacco azzurro: Insigne supera Ramos in dribbling ma il suo tiro viene respinto da De Gea. I minuti scorrono e il cronometro si avvia inesorabile verso il 90', gli spagnoli portano tutti gli uomini in area alla ricerca disperata del pareggio seppure con poca lucidità. Persino Piqué viene avanzato a centravanti, mossa che per poco non si rivela vincente, perché su un lancio lungo del portiere, il giocatore del Barcellona si ritrova la palla dell'1-1, ma Buffon, con un intervento prodigioso, salva l'Italia. Gol mancato, gol subito, è una dura legge non scritta del calcio che anche questa volta viene riconfermata: con la Spagna tutta sbilanciata in avanti Insigne con un cambio gioco trova Darmian, l'esterno del Manchester effettua un cross deviato ma che arriva comunque a Pellé, il quale a un passo da De Gea infila in rete. Partita chiusa. L'Italia vince più che meritatamente e contro tutti i pronostici, prendendosi la rivincita nei confronti di una squadra da cui era stata battuta nelle due passate edizioni degli Europei. I virtuosi del palleggio di Del Bosque sono apparsi ben lontani dalla squadra immarcabile che per quattro anni di fila aveva vinto tutto, e paiono aver smarrito l'intesa di squadra che gli permetteva di superare qualsiasi difesa; il loro fraseggio è ridotto a una sterile melina che non ha mai creato pericoli agli azzurri. I campioni d'Europa sono sembrati appagati dalle vittorie degli ultimi anni ed evidentemente giunti alla fine di un ciclo; l'Italia invece si conferma una squadra priva di grandi fuoriclasse ma compatta e operaia, tatticamente diligente, schierata in campo con maestria da Conte e ferocemente determinata.

Germania: l'eterna rivale

A Bordeaux si gioca il più atteso dei quarti di finale, il match tra le eterne rivali del calcio internazionale: Germania e Italia. L'Italia vanta una tradizione di successi contro i tedeschi, ma questi ultimi, da campioni del Mondo uscenti, sono i favoriti e vogliono rifarsi della sconfitta patita quattro anni prima. In palio c'è l'accesso alle semifinali. Il tecnico azzurro ripropone la stessa formazione che ha battuto la Spagna, ma deve rinunciare a De Rossi infortunato, una grave perdita per la squadra: al posto del romanista giocherà quindi Sturaro. Low risponde con un modulo a specchio, schierando Neuer in porta, Howedes, Boateng e Hummels che compongono il trio difensivo, Kimmich, Khedira, Kroos e Hector, sulla linea di centrocampo, Muller e Ozil come rifinitori alle spalle della punta Gomez. La prima occasione è della Germania, con Kimmich che dopo un'azione confusa si ritrova un pallone tra i piedi, ma la sua conclusione viene neutralizzata da Buffon. L'Italia risponde colpo su colpo: Giaccherini riceve una palla lunga, non controlla bene ma riesce a indirizzarla lo stesso verso il centro dell'area tedesca, la sfera attraversa pericolosamente tutta l'area piccola, senza che nessun giocatore riesca ad entrarne in possesso, arriva Sturaro dalle retrovie che tira senza pensarci, ma la palla viene deviata e finisce fuori. Nella ripresa la Germania aumenta il ritmo, Muller per poco non trova la rete, ma Florenzi riesce con un'acrobazia a salvare miracolosamente sulla linea di porta, a Buffon battuto. È però solo il preludio del vantaggio tedesco: Ozil raccoglie l'assist di Hector, propiziato da una deviazione, e infila Buffon. La squadra di Low potrebbe trovare il raddoppio poco più tardi, Gomez riceva un pallone a pochi passi dal portiere della Juventus, ma è di spalle, prova allora un colpo di tacco che il numero 1 azzurro con un grande intervento riesce a intercettare. L'Italia finalmente si rivede nell'area tedesca, Pellé calcia di prima su un traversone dalla sinistra, senza centrare il bersaglio. Poi, a un quarto d'ora dalla fine, l'occasione che rimescola di nuovo le carte: su un cross di Florenzi in mezzo all'area Boateng salta inspiegabilmente con le braccia alzate e tocca il pallone con un braccio. L'arbitro non può non assegnare il rigore. Dal dischetto Bonucci è freddo e trafigge Neuer. Di nuovo parità. I 90 minuti si concludono quindi senza un vincitore, e il risultato rimane invariato anche dopo i supplementari. Serviranno perciò i rigori per stabilire la prossima semifinalista. Conte nel frattempo ha fatto entrare Insigne e Zaza, per sfruttarne la loro abilità sui rigori. I tiri dagli undici metri sono una serie interminabile di gol e di errori. Batte per prima l'Italia con Insigne, che non sbaglia. Kroos pareggia i conti, ma Zaza calcia alle stelle. Muller però non ne approfitta e si fa parare da Buffon. Barzagli non fallisce, Ozil spiazza Buffon ma colpisce il palo. L'Italia è in vantaggio. Pellè però tira fuori e Draxler segna, ripristinando la parità. Bonucci, che aveva già segnato il rigore nel corso della partita, questa volta non è altrettanto lucido e Neuer intercetta il suo tiro. I tedeschi hanno l'occasione per chiudere l'incontro, e Schweinsteiger, il capitano, si appresta a prendere la rincorsa; calcia e palla alta. Di nuovo tutto in discussione. Giaccherini, Parolo e De Sciglio, per l'Italia, e Hummels Kimmich e Boateng, per la Germania, segnano. Al nono tiro dal dischetto per gli azzurri Darmian fallisce. E questa volta Hector non perdona, segnando il rigore decisivo e portando la propria squadra in semifinale. I tedeschi verranno eliminati dai francesi, i quali poi perderanno la finale contro il Portogallo.

A testa alta

È una cocente delusione per gli azzurri, che però escono a testa altissima dall'Europeo francese. Gli uomini di Conte, sebbene partissero sfavoriti da qualsiasi pronostico, hanno dimostrato di essere in grado di tenere testa a compagini decisamente migliori dal punto di vista dei singoli, compensando con il gioco di squadra, l'applicazione e la determinazione in fase di pressing, e la totale disponibilità ad accogliere le direttive del mister, le loro carenze individuali. Il bilancio finale è dunque ampiamente positivo, l'Italia che tutti davano per spacciata alla vigilia ha superato il Belgio di Hazard e la Spagna dei campioni d'Europa in carica, riuscendo a non soccombere nemmeno di fronte alla Germania campione del Mondo in carica, una delle favorite per la conquista del titolo. Soltanto i rigori hanno potuto fermare il cammino degli azzurri.

Il segreto dell'Italia di Conte è forse, paradossalmente, proprio nell'assenza di campioni veri e nell'umiltà con la quale tutti i giocatori si mettono a disposizione della squadra. Il tecnico pugliese ha così potuto costruire un'architettura perfetta, potendo contare sull'applicazione dei suoi uomini, che alla fine ha prevalso contro squadre meglio dotate tecnicamente, ma meno organizzate e che si affidavano troppo alle iniziative individuali. Il lato interessante della Nazionale del 2016 è che si contrappone nettamente a quella di otto anni prima, che poteva contare su una serie di campioni, che però non hanno mai trovato la giusta alchimia in campo. Antonio Conte invece ha saputo dirigere una nazionale quasi fosse una squadra di club, ed è questa la novità principale che l'allenatore ha portato all'Europeo francese. Una novità difficilmente ripetibile, perché richiede determinate caratteristiche dei giocatori, ma che ha tracciato una chiara direzione. Ha dimostrato come nel calcio moderno per vincere può spesso essere indispensabile il gioco di gruppo anche in un contesto - come quello delle squadre nazionali - dove tradizionalmente si tende ad affidarsi maggiormente e insistentemente alla bravura dei singoli. Al contrario, grazie all'organizzazione e a meccaniche di squadra messe a punto minuziosamente si possono ribaltare anche i pronostici più sfavorevoli.

Fallimento e ricostruzione: Da Ventura a Mancini, verso il futuro

L'amalgama perfetto trovato da Conte non verrà replicato dal suo successore, Giampiero Ventura. L'ex tecnico del Torino si intestardirà nel proporre dei principi di gioco e una disposizione tattica che sembra mal si accordino con gli uomini a disposizione. Il 13 novembre del 2017, dopo sessant'anni di ininterrotta partecipazione, l'Italia si rende conto che non parteciperà ai Mondiali che si terranno in Russia. La Nazionale viene eliminata da una Svezia che non è apparsa certo un avversario irresistibile, dimostrandosi incapace di segnare un gol in 180 minuti. È un durissimo colpo per il calcio italiano, probabilmente senza precedenti. Buffon esce in lacrime da San Siro, sapendo che non potrà più difendere la porta azzurra ad un campionato del Mondo. Il presidente federale Tavecchio e il tecnico Ventura saranno protagonisti di un triste rimpallo di responsabilità, finché il primo non si dimetterà e il secondo non sarà esonerato.

Per troppo tempo si è data la colpa della disfatta azzurra alla mancanza di talenti e all'assenza di povertà di offerta di interpreti adeguati da parte del calcio italiano. Se la sconfitta netta rimediata contro la Spagna, durante la fase di qualificazione, ha senz'altro mostrato una superiorità tecnica schiacciante della nazionale iberica su quella di Ventura, non altrettanto si può dire per lo spareggio contro la Svezia. Gli scandinavi erano un avversario decisamente alla portata degli azzurri e l'aver fallito entrambe le partite è sintomo di un malessere che non è riconducibile alle carenze individuali dei singoli. Del resto l'esperienza di Conte in azzurro ha mostrato come, anche contro squadre sulla carta favorite, si possa ben figurare.

La nomina di Roberto Mancini come nuovo Commissario Tecnico sembra aver invertito il trend negativo della Nazionale. Innanzitutto si tratta di un tecnico, per la prima volta dopo Lippi, con notevole esperienza internazionale e che ha saputo ridare fiducia ai giocatori e a tutto l'ambiente. Subito dalle prime amichevoli, contro Francia e Olanda, l'Italia ha mostrato un importante miglioramento rispetto alle precedenti uscite. Alla Nations League, pur non riuscendo a passare il primo turno - a causa anche di un Portogallo in grande forma, che infatti ha vinto la competizione - la nazionale di Mancini è riuscita a evitare la retrocessione, che sarebbe stata un ulteriore e imperdonabile smacco. Nelle successive partite di qualificazione per i prossimi Europei si sono visti i primi risultati del lavoro svolto dal nuovo c.t. L'Italia ha vinto tutte e quattro gli incontri finora disputati, contro Finlandia, Liechtenstein, Grecia e Bosnia, mostrando un gioco propositivo votato all'attacco. I giovani talenti, che si reputavano inesistenti, sono miracolosamente ricomparsi sulla scena. La differenza l'ha fatta la disponibilità del nuovo allenatore a puntare sui giovani, abbandonando la comfort zone delle scelte più facili e scontate. Giocatori come Barella, Pellegrini, Bernardeschi, Chiesa, Zaniolo, Kean, Emerson Palmieri, stanno mostrando di meritare l'opportunità che gli è stata concessa. Uniti a giocatori più navigati quali Verratti, Insigne, Jorginho, Belotti e “grandi vecchi” quali Chiellini e Bonucci stanno cominciando a formare il primo abbozzo della nazionale che dovrà affrontare gli Europei l'anno prossimo.

Un'apprezzabile novità del calcio italiano degli ultimi anni - anche a livello di club e non solo di nazionale - è lo sforzo nel modulare uno stile di gioco più propositivo, maggiormente incentrato sul possesso e sul palleggio, anziché al classico difesa e contropiede che è stato spesso la chiave di volta, anche nei suoi momenti migliori, della squadra azzurra. Sia Conte (anche se in una versione più atletica e dinamica, imperniata sul pressing) sia Ventura (pur con pessimi risultati) sia Mancini, hanno tentato di intraprendere questa strada.

Gli Europei del 2020, i primi itineranti, saranno il banco di prova per Mancini e i suoi. Sarà la prima volta, dopo oltre un decennio, che l'Italia affronta una competizione senza nessuno dei suoi campioni mondiali del 2006, dopo che Buffon, Barzagli e De Rossi, gli ultimi sopravvissuti, hanno chiuso la loro carriera in azzurro nella triste notte di San Siro. Ciò rappresenta simbolicamente la fine di un capitolo della storia azzurra. Un capitolo ricco di trionfi, quanto di amare delusioni, ma che appartiene irrimediabilmente al passato.

È un momento di trapasso per il calcio italiano, un momento che può essere paragonato a quello dell'Italia di Vicini dei Mondiali '90, una squadra giovane, senza campioni affermati ma ricca di elementi di grande prospettiva futura. Il reale valore di questa squadra non è stato ancora misurato e solo il futuro potrà dirci se e quanto le speranze attuali siano ben riposte. La prossima competizione continentale rappresenterà il primo grande passo per vagliare lo stato della Nazionale e del calcio italiano in generale.